giovedì 23 maggio 2013

Cosa mi appresto a fare.. - Card. Carlo Maria Martini -

E ora forse vi chiederete che cosa mi appresto a fare dopo aver compiuto i 75 anni e aver esercitato il ministero di vescovo per ventidue anni e sette mesi, che è quasi identicamente il tempo in cui servì questa Chiesa il mio grande predecessore Sant'Ambrogio, alla cui l'ombra vorrei collocarmi come ultimo dei suoi discepoli. Ciò che mi preparo a fare vorrei esprimerlo con due parole: una che indica novità e un'altra che indica continuità.

La parola che indica novità è quella pronunciata da Paolo nel discorso di Mileto: "Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà" (At 20,22). Paolo continua dicendo che lo Spirito santo in ogni città gli attesta che lo attendono catene e tribolazioni. Non so quanto possa voler dire questa parola per me, ma certamente sento mia la parola pronunciata subito dopo da Paolo: "Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio" (At 20,24).
L'aspetto nuovo della mia vita è dunque Gerusalemme, dove vorrei compiere un servizio umile e silenzioso di preghiera e di studio.

Nella parola di Paolo è espressa anche la continuità con il servizio fatto finora. Egli dice infatti di volere soprattutto e anzitutto "rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio", e richiama così la consegna di Gesù ai Dodici all'inizio degli Atti: "Avrete forza dallo Spirito santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme…e fino agli estremi confini della terra" (At 1,8). 
E' la continuità della testimonianza al messaggio della grazia di Dio che costituisce il filo rosso del servizio di un vescovo anche nel passaggio da vescovo residenziale a vescovo emerito. 
Un vescovo emerito non ha certamente più alcuna responsabilità amministrativa e decisionale, ma mantiene uno strettissimo legame e una grave responsabilità davanti a Dio verso tutti coloro che gli sono stati affidati, a cui ha consacrato la sua vita e dai quali non potrà mai distaccarsi spiritualmente. Per questo un vescovo emerito continua a sentire come sue le gioie, le prove, le tentazioni, gli interrogativi che toccano la vita di quella porzione di popolo che rimane sempre pur sempre la sua Chiesa, come pure i problemi di tutte le persone che in questo territorio cercano con sofferenza e con cuore sincero la verità e la giustizia. 

Un vescovo rimane legato a tutte queste persone soprattutto col ministero dell'intercessione. 
Anzi vorrei dire che una certa distanza, anche fisica, dagli eventi e dalle urgenze quotidiane permetterà al vescovo emerito di abbracciare con più calma e con uno sguardo più ampio la totalità delle situazioni, delle persone, delle biografie, godendo con chi cammina sereno per la via della verità, soffrendo con chi è nell'oscurità e nel dolore, sentendosi partecipe della ricerca di chi vuole più luce. 
Questa è la spiritualità che intendo vivere per quanto tempo il Signore vorrà ancora darmi, mentre dividerò le mie occupazioni tra lo studio e la preghiera. Sento che il servizio dell'intercessione è in piena continuità con la testimonianza che ho cercato di dare in questi anni. 
È un'intercessione che non ha confini né di spazio né di tempo, perché si estende fino alla pienezza del Regno e guarda a quel tempo in cui, come dice il profeta Michea "il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele" (Mi 5,2: prima lettura). 
E' una intercessione che mantiene e approfondisce tra noi qui legami forti che si sono stretti in questi anni e che niente potrà sciogliere. 
Tanto più che mi pare di poter dire come Paolo, all'inizio della lettera ai Filippesi, che "vi porto nel cuore" e che "Dio mi è testimone del profondo affetto che ho per tutti voi nell'amore di Cristo Gesù" (Fil 1,7-8). Anzi il testo greco di questa lettera permette di tradurre non solo "vi porto nel cuore" ma anche reciprocamente "voi avete nel cuore me, voi che siete tutti partecipi della grazia che mi è stata concessa" (Fil 1,7).

Questa preghiera di intercessione è la preghiera praticata fin dalla antichità, a partire da quella di Mosè con le braccia alzate sul monte fino a quella di Gesù per i suoi nell'ultima cena (cfr Gv 17) e alle preghiere di Paolo all'inizio delle sue lettere. È stato detto che per Paolo " il vertice del nostro vivere è la preghiera di intercessione, che si concreta in un grande ringraziamento, o un grande ringraziamento che si esplica in una continua preghiera di intercessione " (don Giuseppe Dossetti, in un commento alla lettera ai Colossesi). Ed è così che Paolo prega ad esempio perché i fedeli di Colossi abbiano " una piena conoscenza della volontà di Dio con ogni sapienza e intelligenza spirituale", perché possono comportarsi "in maniera degna del Signore per piacergli in tutto " (Col 1,9-10). E all'inizio della lettera agli Efesini rende grazie e prega " perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui " (Ef 1,17).

Questa era già fin d'ora la mia preghiera per voi, ma essa si esprimeva soprattutto nelle celebrazioni liturgiche. Ora avrò più tempo per pregare, e mi eserciterò quindi maggiormente in questa intercessione che è suscitata nel nostro cuore da quello Spirito che "intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili" (Rom 8,26). Sono certo che anche voi pregherete così per me ed è con tale fiducia che concludo affidando tutta la Chiesa diocesana "Al Signore e alla parola della sua grazia" (At 20,32) che ha il potere di purificare e di portare a pienezza ogni sforzo sincero, perché "tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" (Rom 8,28).
+Card. Carlo Maria Martini)
Duomo 8 settembre 2002 

Leggi il testo integrale https://www.chiesadimilano.it/cms/documenti-del-vescovo/c-m-martini/cm-interventi/vi-porto-nel-cuore-15157.html
Omelia per la Natività della Beata Vergine Maria - Duomo di Milano, 8 settembre 2002



Signore, tu sei la mia vita, senza di te il vivere non è vivere.

- Card.Carlo Maria Martini -



«E' fondamentale conoscere la Scrittura per scoprire l'amore di Dio per l'uomo e la sua lunga storia d'amore per noi che si è dispiegata nella storia della salvezza».

- Card. Maria Martini -


























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