Carissimo fratello Timoteo,
da circa un mese sei parroco in Santa Maria del terzo Millennio.
Ricordi la grammatica di base del missionario, che ti ho insegnato quando prima di essere tuo vescovo, ti ho fatto da rettore in seminario?
da circa un mese sei parroco in Santa Maria del terzo Millennio.
Come non ricordare la solenne e commovente “Presa di possesso”?
L’unica pecca, che stava per guastare la festa, fu proprio quella bruttissima espressione – “presa di possesso” – che il cancelliere vescovile voleva implacabilmente inserire nel verbale da conservare nell’archivio diocesano e in quello parrocchiale.
Ti ho letto nel lampo degli occhi che stavi per scattare – per dire con la vostra brutalità giovanile che non ti sentivi affatto un vassallo in atto di prendere possesso del suo ambito feudo.
Intervenni io, un po’ a gamba tesa, e spiegai alla tanta gente in festa che tu, la parrocchia, non l’avresti mai e poi mai vista come un “tuo” possesso, ma solo come un dono immeritato e preziosissimo, e a quel punto mi permisi un’auto-citazione, presa dalla mia seconda lettera ai cristiani di Corinto: “Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia”.
L’unica pecca, che stava per guastare la festa, fu proprio quella bruttissima espressione – “presa di possesso” – che il cancelliere vescovile voleva implacabilmente inserire nel verbale da conservare nell’archivio diocesano e in quello parrocchiale.
Ti ho letto nel lampo degli occhi che stavi per scattare – per dire con la vostra brutalità giovanile che non ti sentivi affatto un vassallo in atto di prendere possesso del suo ambito feudo.
Intervenni io, un po’ a gamba tesa, e spiegai alla tanta gente in festa che tu, la parrocchia, non l’avresti mai e poi mai vista come un “tuo” possesso, ma solo come un dono immeritato e preziosissimo, e a quel punto mi permisi un’auto-citazione, presa dalla mia seconda lettera ai cristiani di Corinto: “Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia”.
Mi telefonasti la sera dopo, e mi dicesti:
“Che bella Parrocchia! E c’è anche la luna!”.
Da allora non ti ho più visto né sentito, ma dato che siamo al primo… “trigesimo” di quel felice inizio, ho pensato bene di scriverti questa breve lettera, perché vorrei che la tua gioia di essere parroco crescesse di giorno in giorno.
Si, lo so: questo miracolo della beatitudine è purtroppo un po’ raro tra noi pastori, ma non è improbabile e niente affatto impossibile.
Ed è proprio di questo che vorrei parlarti.
Stai sereno, non ti rifilo un trattato di ascetica e mistica sulla carità pastorale.
Ti vorrei parlare solo di una condizione assolutamente irrinunciabile – sine qua non, si diceva ai miei tempi – perché il miracolo si avveri.
Sarai un parroco felice nella misura in cui sarai un vero missionario.
Non si scappa: o missionari o… dimissionari.
“Che bella Parrocchia! E c’è anche la luna!”.
Da allora non ti ho più visto né sentito, ma dato che siamo al primo… “trigesimo” di quel felice inizio, ho pensato bene di scriverti questa breve lettera, perché vorrei che la tua gioia di essere parroco crescesse di giorno in giorno.
Si, lo so: questo miracolo della beatitudine è purtroppo un po’ raro tra noi pastori, ma non è improbabile e niente affatto impossibile.
Ed è proprio di questo che vorrei parlarti.
Stai sereno, non ti rifilo un trattato di ascetica e mistica sulla carità pastorale.
Ti vorrei parlare solo di una condizione assolutamente irrinunciabile – sine qua non, si diceva ai miei tempi – perché il miracolo si avveri.
Sarai un parroco felice nella misura in cui sarai un vero missionario.
Non si scappa: o missionari o… dimissionari.
E’ una conversione profonda, che bisogna rinnovare ogni
giorno.
Ogni mattina, prima di mettere i piedi fuori dal letto, beato te se dirai: “Grazie, Signore, per avermi creato, fatto cristiano e parroco-missionario”.
Scrivi sullo specchio in sagrestia, o almeno in quello del bagno: “Non sono un professionista del sacro, né un insegnante della fede: sono un annunciatore del Vangelo”.
Quando ero a Corinto io avevo scritto sulla porta della stanzetta nella casa di Aquila e Priscilla: “Non sono stato mandato qui a battezzare, ma ad evangelizzare”.
Ogni mattina, prima di mettere i piedi fuori dal letto, beato te se dirai: “Grazie, Signore, per avermi creato, fatto cristiano e parroco-missionario”.
Scrivi sullo specchio in sagrestia, o almeno in quello del bagno: “Non sono un professionista del sacro, né un insegnante della fede: sono un annunciatore del Vangelo”.
Quando ero a Corinto io avevo scritto sulla porta della stanzetta nella casa di Aquila e Priscilla: “Non sono stato mandato qui a battezzare, ma ad evangelizzare”.
Ricordi la grammatica di base del missionario, che ti ho insegnato quando prima di essere tuo vescovo, ti ho fatto da rettore in seminario?
E’ una grammatica costruita su un quadrilatero di certezze che
devono rimanere solide più delle fondamenta della tua splendida chiesetta
romanica.
· La Parola di Dio è come l’acqua e la neve, se cade…
· La Parola di Dio non è lontana, ma molto vicina al
cuore, anzi è dentro. Basta trovare il modo per far scattare il contatto…
· “Come agnelli tra i lupi”: non è per farci sbranare,
ma per far accogliere il messaggio: quanto più siamo deboli umanamente…
· A noi tocca il compito di annunciare. E’ il Signore
che vigila sulla sua parola perché si realizzi…
Stai attento, Timoteo: devi essere severo nel vigilare
che questo spirito missionario del vangelo non venga aggredito da virus
micidiali, quali l' idolatria del prete che pensa:
“Come me non c’è nessuno: prima di me e dopo di me, non ci sarà nessuno uguale a me!”.
Perciò niente cose alla “W il parroco!”.
Un altro virus che fa strage in casa nostra è quello dello stress da pastorale: correre, competere, confliggere e alla fine… l’eterno riposo!
Ma non c’è da scherzare neanche con la Depressio Clericalis (si chiama così anche quando infetta i laici): la si vede come un messaggio scritto sulla maglietta in quei “nostri” che vanno in giro con l’aria fritta di chi sembra dire: “Fateme ‘na flebo”.
Ti ripeto: devi essere severo.
E se lo sarai con te, potrai vigilare anche sullo spirito missionario dei “vicini”.
Per esempio i gruppi – dal coro a quello liturgico, a quello catechistico e caritativo, dall’azione cattolica ai carismatici – non devono essere luoghi di potere o gradini per emergere (è un pericolo sempre in agguato), ma sviluppare il servizio al Vangelo.
Allora la tua – la vostra – parrocchia non sarà una scuola in cui si spiega il cristianesimo o, peggio ancora, un ufficio di controllo della fede dei parrocchiani, ma riuscirete a far circolare la Parola di Dio per le strade, in modo che la gente la incontri.
“Come me non c’è nessuno: prima di me e dopo di me, non ci sarà nessuno uguale a me!”.
Perciò niente cose alla “W il parroco!”.
Un altro virus che fa strage in casa nostra è quello dello stress da pastorale: correre, competere, confliggere e alla fine… l’eterno riposo!
Ma non c’è da scherzare neanche con la Depressio Clericalis (si chiama così anche quando infetta i laici): la si vede come un messaggio scritto sulla maglietta in quei “nostri” che vanno in giro con l’aria fritta di chi sembra dire: “Fateme ‘na flebo”.
Ti ripeto: devi essere severo.
E se lo sarai con te, potrai vigilare anche sullo spirito missionario dei “vicini”.
Per esempio i gruppi – dal coro a quello liturgico, a quello catechistico e caritativo, dall’azione cattolica ai carismatici – non devono essere luoghi di potere o gradini per emergere (è un pericolo sempre in agguato), ma sviluppare il servizio al Vangelo.
Allora la tua – la vostra – parrocchia non sarà una scuola in cui si spiega il cristianesimo o, peggio ancora, un ufficio di controllo della fede dei parrocchiani, ma riuscirete a far circolare la Parola di Dio per le strade, in modo che la gente la incontri.
E con gli altri?
Quelli che si servono della parrocchia per continuare
abitudini e consuetudini sociali? Quelli che la ignorano? Cosa puoi esigere se
non hanno le motivazioni?
Allora ringrazia Dio tutte le volte che capitano a messa.
Tutte le volte che ti portano i figli al catechismo.
Tutte le volte che ti chiedono i sacramenti, per sé o per i figli, o il funerale per il caro estinto.
Tutte le volte che ti chiedono la messa per i defunti.
Anche se per le loro motivazioni non proprio di fede. Tutte le volte!
Non è una disgrazia. E’ un dono di Dio che vengano, quando saresti tu che dovresti andare a cercarli. Accogliendoli così come sono, non farai finta che abbiano le tue motivazioni.
Quindi non li rimproveri e non li ricatti, non imponi loro dei compiti come se avessero le tue motivazioni, non parli loro e non fai prediche come se avessero la fede.
Ti comporti da missionario: entri nella loro situazione, cerchi di capire le loro domande e i loro interessi, parli la loro lingua, proponi con libertà e chiarezza il messaggio, non imponi loro dei fardelli che nemmeno tu riesci a portare.
Allora ringrazia Dio tutte le volte che capitano a messa.
Tutte le volte che ti portano i figli al catechismo.
Tutte le volte che ti chiedono i sacramenti, per sé o per i figli, o il funerale per il caro estinto.
Tutte le volte che ti chiedono la messa per i defunti.
Anche se per le loro motivazioni non proprio di fede. Tutte le volte!
Non è una disgrazia. E’ un dono di Dio che vengano, quando saresti tu che dovresti andare a cercarli. Accogliendoli così come sono, non farai finta che abbiano le tue motivazioni.
Quindi non li rimproveri e non li ricatti, non imponi loro dei compiti come se avessero le tue motivazioni, non parli loro e non fai prediche come se avessero la fede.
Ti comporti da missionario: entri nella loro situazione, cerchi di capire le loro domande e i loro interessi, parli la loro lingua, proponi con libertà e chiarezza il messaggio, non imponi loro dei fardelli che nemmeno tu riesci a portare.
Per finire, permettimi di ricordarti alcune regole che
ti potranno servire per misurare il tuo spirito missionario.
1) Non maledire i tempi correnti: sta per finire il
cristianesimo dell’abitudine e sta rinascendo il cristianesimo per scelta, per
innamoramento.
2) Non anteporre nulla all’annuncio di Gesù Cristo,
morto e risorto.
Afferra ogni situazione, ogni problema, ogni interesse e riportalo lì, al centro di tutta la fede.
Afferra ogni situazione, ogni problema, ogni interesse e riportalo lì, al centro di tutta la fede.
3) Annuncia il cristianesimo delle beatitudini e non
vergognarti mai del vangelo della croce: Cristo non toglie nulla e dà tutto!
4) Il Vangelo è da proporre, non da imporre. Non
imporlo mai a nessuno, neanche ai bambini, soprattutto ai bambini: gli
resterebbe un ricordo negativo per tutta la vita.
5) Non amareggiarti per l’indifferenza dei “lontani” e
non invocare mai il fuoco dal cielo perché li consumi, ma fa festa anche per
uno solo di loro che si converte.
6) Ricorda: il kerygma non è come un chewing-gum che
più si mastica e più perde sapore. Il messaggio cristiano non è da ripetere, è
da reinterpretare nella mentalità e nella lingua della gente.
7) Sogna una parrocchia che sia segno e luogo di
salvezza, non club di perfetti.
8) Non credere di comunicare il Vangelo da solo! Almeno
in 2, meglio in 12, molto meglio in 72! Creare un gruppo di parrocchiani veri
per evangelizzare i presunti tali.
9) Ricordati che i laici non vanno usati come ausiliari
utili, ma vanno aiutati a diventare collaboratori corresponsabili.
10) Non ridurti mai a vigile del traffico
intraparrocchiale: tu non sei il coordinatore delle attività o il
superanimatore di gruppi, ma sei una vera guida, sei il primo evangelizzatore.
Ti auguro di credere nella presenza forte e dolce dello
Spirito Santo e ti raccomando di ravvivare il dono di Dio che è in te per
l’imposizione delle mie mani.
Caro Timoteo, ti ripeto quanto ti scrissi nella mia prima Lettera: custodisci con cura quanto ti è stato affidato. Evita le chiacchiere contrarie alla fede.
La grazia sia con te e con tutti i fedeli della tua comunità, anche con quelli che ancora non sei riuscito mai ad incontrare.
Caro Timoteo, ti ripeto quanto ti scrissi nella mia prima Lettera: custodisci con cura quanto ti è stato affidato. Evita le chiacchiere contrarie alla fede.
La grazia sia con te e con tutti i fedeli della tua comunità, anche con quelli che ancora non sei riuscito mai ad incontrare.
Paolo
(di Tarso)
Questa lettera è stata presentata al Convegno degli
Uffici Catechistici Diocesani nel giugno 2005 ad Acireale (Catania). È una
specie di decalogo per un giovane prete che incomincia la sua avventura di
parroco. É un testo ricco di suggestioni e di stimoli per chiunque sia chiamato
ad evangelizzare. Vi si immagina San Paolo, Vescovo dei giorni nostri, che
scrive una lettera a don Timoteo, cui ha appena affidato l’incarico di Parroco.
Né vi
lasciate ingannare dalle subdole dichiarazioni di altri, che protestano
ripetutamente di voler stare con la Chiesa, di amare la Chiesa, di combattere
perché il popolo non si allontani da essa, di lavorare perché la Chiesa,
comprendendo i tempi, si riaccosti al popolo e lo riguadagni. Ma giudicateli
dalle loro opere. Se maltrattano e disprezzano i Pastori della Chiesa e persino
il Papa; se tentano ogni mezzo per sottrarsi alla loro autorità, per eludere le
loro direzioni, i loro provvedimenti, se non si peritano di innalzare la
bandiera della ribellione, di quale Chiesa intendono questi parlare? Non
certamente di quella stabilita «super fundamentum Apostolorum et Prophetarum,
ipso summo angulari lapide, Christo Iesu», e quindi dobbiamo aver sempre
presente il monito, che faceva S. Paolo ai Galati : «quand’anche noi o un
Angelo del cielo evangelizzi a voi, oltre a quello che « abbiamo a voi
evangelizzato, sia anatema».
San Pio X, Discorso agli studenti della Federazione Universitaria Cattolica
San Pio X, Discorso agli studenti della Federazione Universitaria Cattolica
Chi è il
sacerdote?
«Un uomo – dice il
Santo curato d'Ars – che sta al posto di Dio, un uomo che è rivestito di tutti
i poteri di Dio… Provate ad andare a confessarvi dalla santa Vergine o
da un angelo: vi potranno assolvere? No. Vi daranno il Corpo e il Sangue di
Nostro Signore? No. La santa Vergine non può far discendere il suo divin Figlio
nell’Ostia. Se anche foste di fronte a duecento angeli, nessuno di loro
potrebbe assolvere i vostri peccati. Un semplice prete, invece, può farlo; egli
può dirvi: “Va in pace ti perdono”. Oh! Il prete è veramente qualcosa di
straordinario!... Dopo Dio il prete è tutto!». «Oh, - afferma un giorno - come
è grande il sacerdote! Il sacerdote non si comprenderà bene che nel Cielo… Se egli
comprendesse qui che cos’è, ne morrebbe non di spavento, ma di amore»
Mi hai
scritto chiedendo che pregassi per i tuoi peccati.
Ti dirò la stessa cosa:
"Prega per i miei".
- San Barsanufio (monaco anacoreta)
Buona giornata a tutti :-)