lunedì 5 novembre 2012

Preghiera a San Carlo Borromeo e biografia -




O Gloriosissimo San Carlo,
modello per tutti di fede, di umiltà,
di purità, di costanza nel patire,
di ogni più eletta virtù, voi che arricchito
dall'Altissimo dei doni più eccelsi,
tutti li impiegaste nel promuovere
la gloria di Dio e la salvezza delle anime
fino a restar vittima del vostro zelo,
impetrateci dal Signore, vi supplichiamo,
la grazia di essere vostri imitatori,
come voi lo foste di Gesù Cristo.

Otteneteci ancora, vi preghiamo,
lo spirito di sacrificio, lo zelo indefesso
per il bene dei nostri fratelli, la fedeltà a Dio,
l'amore alla Chiesa, la rassegnazione
nelle avversità e la perseveranza nel bene.

E voi, Dio delle misericordie,
e Padre di ogni consolazione,
che vedete i mali onde è afflitta
la cristiana famiglia, deh !
muovetevi a pietà di noi,
soccorreteci e salvateci.

Non guardate, no, ai nostri meriti,
ma a quelli del vostro servo e nostro
protettore San Carlo.

Esaudite le sue preghiere a favor nostro,
ora che trionfa nei Cieli, come esaudite
quelle che vi innalzava pel suo popolo
quaggiù sulla terra. Così sia!



Glorioso S.Carlo, che v'adoperaste con ogni premura perchè fosse da tutti osserv
ata con esattezza la disciplina di santa Chiesa, applicando quelle riforme dalla medesima stabilite, alle quali voi prendeste gran parte; otteneteci la grazia di amare sempre con tenerezza questa madre santissima di tutti i fedeli, e di praticare con esattezza e docilità quanto ella ci prescrive.




San Carlo Borromeo nasce nel 1538 ad Arona, sulla Rocca dei Borromeo, padroni del Lago Maggiore e delle terre rivierasche. Era il secondo figlio del conte Giberto e quindi, secondo l’uso di quei tempi  andò in convento a 12 anni. Si rivelò subito un ottimo studente. Suo zio era Papa Pio IV e a soli 22 anni lo nominò cardinale.
Amante dello studio, fondò un’accademia, secondo l’uso dei tempi, detta delle “Notti Vaticane”. Inviato al Concilio di Trento, fu indispensabile la sua opera per attuare le direttive conciliari.
Instancabile lavoratore, innumerevoli i suoi scritti. 
Nel 1562, muore  il fratello maggiore. Carlo avrebbe potuto chiedere di mettersi a capo della famiglia ma preferì rimanere allo stato di ecclesiastico. Fu consacrato Vescovo nel 1563, a soli 25 anni.
Entrò trionfalmente a Milano, destinata ad essere il campo della sua attività apostolica. La sua arcidiocesi era vasta quanto un regno, stendendosi sulle terre in Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria e Svizzera. Il giovane Vescovo la visitò in ogni angolo, preoccupato della formazione del clero e della condizione dei fedeli. Fondò seminari, edificò ospedali ed ospizi. Profuse, inoltre, a piene mani, le ricchezze di famiglia in favore dei poveri. Nello stesso tempo difese i diritti della Chiesa contro i signorotti e i potenti.
Riportò l’ordine e la disciplina nei conventi, con un tal rigore da buscarsi un colpo d’archibugio, sparato da un frate indegno, mentre stava pregando nella sua cappella. La palla non lo colpì, nonostante la sua mantella rimase forata all’altezza della spina dorsale. La cosa fu vista come il segno che Dio voleva che si realizzassero alcune opere del santo. Il foro fu la più bella decorazione dell’arcivescovo di Milano.
Durante la terribile peste del 1576, quella stessa mantella divenne coperta per i malati, assistiti personalmente dal cardinale Arcivescovo. La sua attività parve prodigiosa, come organizzatore e ispiratore di confraternite religiose, di opere pie, di istituti benefici. Milano, durante il suo episcopato, rifulse su tutte le altre città italiane. Da Roma, i Santi della riforma cattolica guardavano ammirati e consolati al Borromeo, modello di tutti i Vescovi. Ma per quanto robusta, la sua fibra era sottoposta a una fatica troppo grave.
Bruciato dalla febbre, continuò le sue visite pastorali, senza mangiare, senza dormire, pregando e insegnando. Fino all’ultimo, continuò a seguire personalmente le sue fondazioni, contrassegnate da una sola parola: "Humilitas."
Il 3 novembre del 1584, San Carlo morì. Aveva solo 46 anni, e lasciava ai Milanesi il ricordo di una santità seconda soltanto a quella di un altro Vescovo Milanese, Sant’Ambrogio.
 
Fonte: Confraternita di San Carlo Borromeo
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