giovedì 28 febbraio 2019

Solitudine e comunità - Dietrich Bonhoeffer

“A te, o Dio, nel raccoglimento sale la lode in Sion” (Salmo 65,2)
Molti cercano la comunione per paura della solitudine. Siccome non sanno più rimanere soli, sono spinti in mezzo agli uomini. 
Anche cristiani, che non riescono a risolvere i loro problemi, sperano di trovare aiuto dalla comunione con altri. Di solito, poi, sono delusi e rimproverano alla comunità ciò che è colpa loro. 
La comunità cristiana non è una casa di cura per lo spirito; chi, per sfuggire a se stesso, entra nella comunità, ne abusa per chiacchiere e distrazione, per quanto spirituale possa sembrare il carattere di queste chiacchiere e di questa distrazione. 
In realtà egli non cerca affatto comunione, ma l’ebbrezza che possa fargli dimenticare per un momento la sua solitudine, e proprio così crea la solitudine mortale dell’uomo.

- Dietrich Bonhoeffer - 

Da: La vita comune



Chi non sa rimanere solo tema la comunità.
Infatti egli arrecherà solo danno a sé e alla comunità. Solo ti sei trovato di fronte a Dio quando ti ha chiamato, solo ha dovuto seguire la sua chiamata, solo hai dovuto prendere su di te la tua croce, lottare e pregare solo, e solo morrai e renderai conto a Dio. 
Non puoi sfuggire a te stesso; infatti è Dio che ti ha scelto. 
Se non vuoi restare solo, respingi la vocazione rivolta a te da Cristo e non partecipare alla comunione degli eletti.
Ma vale pure il contrario.

Chi non sa vivere nella comunità si guardi dal restare solo.
Tu sei stato chiamato alla comunità, la vocazione non è stata rivolta a te solo; nella comunità degli eletti porti la tua croce, lotti e preghi con loro. 
Non sei solo nemmeno nella morte, e al giudizio universale sarai solamente un membro della grande comunità di Gesù Cristo. Se sdegni la comunione con i fratelli rifiuti la chiamata di Gesù Cristo e la tua solitudine non può che portarti male.
Ambedue le cose vanno insieme. 
Solo nella comunità impariamo a vivere come si deve, e solo essendo soli impariamo a inserirci bene nella comunità. Una cosa non precede l’altra: ambedue incominciano insieme, cioè con la chiamata di Gesù Cristo. Ognuna delle due presa a sé ci mette di fronte a profondi abissi e gravi pericoli. 
Chi desidera comunione senza solitudine, precipita nella vanità delle parole e dei sentimenti; che cerca la solitudine senza la comunità, perisce nell’abisso della vanità, dell’infatuazione di se stesso, della disperazione.

Chi non sa restare solo tema la comunità. 
Chi non è inserito nella comunità tema la solitudine.
La giornata comune del gruppo comunitario è accompagnata dalla giornata solitaria di ogni membro. 
Deve essere così. La giornata in comune senza la giornata solitaria è improduttiva tanto per la comunità quanto per il singolo membro.

- Dietrich Bonhoeffer - 

Da: La vita comune




Il senso dell’apertura richiesta a ogni comunità, pur nella sua peculiarità di storia, composizione e finalità, si rende più nitido se si considerano le sue funzioni principali nella vita umana. 
La prima funzione da ricordare è relativa al percorso di individuazione del singolo. 
Nel trovare se stesso, l’essere umano ha bisogno di sperimentare l’appartenenza a una comunità di vita e ravvisa in essa – per adesione naturale, per contrasto o distacco, per nuova scelta – lo specchio della sua identità. Da qui trae il sistema di regole, di ruoli, di significati necessario al suo orientamento quotidiano e all’apertura verso il futuro. In tal modo la comunità ... media tra l’individualità in via di elaborazione e l’universalità della società, ma può fare questo in modo adeguato solo se, anziché produrre nei singoli un adattamento spersonalizzante, ne promuove l’originalità personale. 
Si pone allora la questione del limite della comunità, nel senso del suo confine interno, ossia del rispetto dell’intimità, dell’originalità e della libertà della persona. E del suo diritto alla solitudine, che certo non va intesa come isolamento coattivo, il quale è sempre sofferenza e negazione per chi vi è imprigionato. 
L’identità personale si forgia nell’imparare a trovare di volta in volta il punto può armonico della tensione tra prossimità e distanza, appartenenza e separazione, comunità e solitudine, libertà di somigliare e libertà di differire rispetto a chi, di volta in volta, rappresenta un riferimento autorevole.
Lungo questo confine mobile ogni persona è chiamata a incarnare il dono originale ricevuto elaborandolo creativamente e ricomunicandolo liberamente ad altri ... Nell’accogliere la solitudine intima, che tende come un arco la nostra libertà, giungiamo a noi stessi e abbiamo la facoltà grazie a cui il nostro essere diviene interamente bene per gli altri. 
Per questo la solitudine non è il contrario della comunità; semmai entrambe hanno i loro contrari nell’isolamento, nell’egocentrismo narcisistico, nel vivere senza ricerca, nella violenza. Pertanto, se una comunità nega alla persona il suo diritto alla solitudine, commette uno stupro spirituale, desertifica una fonte fondamentale di senso, di identità, di libertà, di amore.

- Roberto Mancini -
da:  L’uomo e la comunità, Qiqajon, Bose 2004, pp. 127-128 -131


"In questo momento il mio animo si allarga per abbracciare tutta la Chiesa sparsa nel mondo. Sono veramente commosso e vedo la Chiesa viva e penso che dobbiamo dire grazie anche perchè il tempo oggi è bello."

- Papa Benedetto XVI -
27 febbraio 2013






Buona giornata a tutti. :-)