Alludono a quegli appagamenti di gioia completa che andiamo inseguendo da tutta una vita, senza essere riusciti mai ad afferrare per intero.
Fanno riferimento a quel senso di benessere pieno di gioia totalizzante che esiste solo nei nostri sogni.
Traducono, come nessun altro frasario umano, le nostre nostalgie di futuro, e ci proiettano verso quei cieli nuovi e terre nuove in cui la settimana si accorcia a tal punto da conoscere solo il sabato eterno.
Imprigionano il "non ancora" - sempre abbozzato e mai esploso pienamente - di quel "risus paschalis" che ora sperimentiamo solo nella smorfia delle nostre troppo rapide convulsioni di letizia per cedere subito il posto all'amarezza del pianto.
Non ci vuol molto a capire, insomma, che sotto queste sentenze veloci del discorso della montagna c'è qualcosa di grande. E che, di quel misterioso "regno dei cieli", la cosa più ovvia che si possa dire è che rappresenta il vertice della felicità.
Amare è una parola
sconvolgente: è interessarsi veramente a qualcuno; - Padre Jean Vanier - Nella malattia Signore Gesù, ti chiediamo di poter unire ai
dolori della tua passione i dolori delle nostre malattie, affinché,
riconciliati tutti gli uomini al Padre, per il tuo perdono si rinnovi nel cielo
la festa della tua gioia per gli angeli e per i santi e qui sulla terra, per
noi, giunga il dono della tua grazia e della tua pace. Amen. - San Paolo VI - Buona giornata a tutti :-) www.lapreghieraquotidiana.blogspot.com |