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martedì 12 marzo 2019

Come purificare il cuore - Tito Colliander

Inerme, debole e impotente, devi accingerti alla più difficile impresa: quella di vincere i tuoi egoistici desideri.
È precisamente da questa «persecuzione di te stesso» che dipende infine l’esito del tuo combattimento; perché, finché dominerà la tua volontà egocentrica, non potrai dire al Signore con cuore puro: «Sia fatta la tua volontà». 
Se non puoi sbarazzarti della tua propria grandezza, non potrai aprirti alla vera grandezza. 
Se ti aggrappi alla tua propria libertà, non puoi aver parte alla vera libertà che è il regno di un unico Volere. 
Il grande segreto dei santi è questo: non cercare la libertà, e la libertà ti sarà data. 
La terra non produrrà che cardi e spine, dice la Scrittura. È con il sudore della fronte, con molta fatica, che l’uomo deve coltivarla. Questa terra è l’uomo stesso, la sua natura. 
I santi Padri consigliano di incominciare con piccole cose; perché, come dice sant'Efrem il Siro, come potresti spegnere un grande incendio se prima non avrai imparato a soffocare un fuoco di piccole dimensioni? 
Se vuoi essere capace di resistere ad una passione violenta, dicono i santi Padri, spezza i piccoli desideri. 
Non credere che si possano separare gli uni dalle altre; essi stanno uniti come gli anelli di una catena o le maglie di una rete. Per questo, a nulla serve lottare contro i vizi principali e le cattive abitudini che ti oppongono una forte resistenza, se contemporaneamente non ti sforzi di vincere le tue piccole debolezze ‘innocenti’: piccole golosità, voglia di parlare, curiosità, abitudine di immischiarsi negli affari altrui. 
Tutti i nostri desideri, infatti, grandi e piccoli, hanno lo stesso fondamento: la nostra costante abitudine di soddisfare la volontà propria. È quindi la volontà propria che deve essere messa a morte. Dopo la caduta originale, la nostra volontà è ad esclusivo servizio del nostro io. Così l’oggetto del nostro combattimento è la morte della volontà propria. 
Bisogna impegnarvisi senza indugio e persistere nella lotta senza tregua. Ti prude di fare una domanda? Non farla! 
Hai una gran voglia di bere due tazze di caffè? Bevine solo una! Ti viene la tentazione di guardare dalla finestra? Non affacciarti! Vorresti uscire per una visita? Rimani a casa. Questo è perseguitare se stessi. 
In tale modo, con l’aiuto di Dio, si fa tacere la voce chiassosa della volontà propria. Forse, ti chiederai se tutto questo sia veramente necessario! 
I santi Padri ti rispondono con un’altra domanda: Credi tu che sia davvero possibile riempire di acqua pura un vaso pieno di acqua sudicia, senza prima vuotarlo? O vorresti accogliere un ospite amato in una stanza ingombra di roba vecchia e di oggetti di rifiuto? No, certo! 
«Chi ha questa speranza (di vedere il Signore), purifica se stesso, com’egli è puro» (i Gv 3,3). 
Purifichiamo dunque il nostro cuore! Gettiamo via tutto il vecchiume polveroso che vi si è accumulato; laviamo il pavimento con la spazzolone, puliamo i vetri e spalanchiamo le finestre, perché aria e luce entrino nella stanza di cui vogliamo fare un santuario per il Signore. Infine, cambiamoci il vestito, perché il nostro vecchio odore di tanfo non ci si appiccichi più e non ci succeda di essere buttati fuori (Lc 13,28). 
Ecco il nostro lavoro di ogni giorno e di ogni momento. Con questo, non facciamo che mandare ad effetto quello che il Signore ci ha prescritto per mezzo del suo santo apostolo Giacomo: «Purificate i vostri cuori! » (Gc 4,8). Anche l’apostolo Paolo ci esorta a «purificarci da ogni macchia della carne e dello spirito » (2 Cor 7,1). Poiché il Cristo dice: «Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: prostituzioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo» (Mc 7,21-23). 
Per questo ammonisce i farisei: «Pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto!» (Mt 23,26). Mettendo in pratica questo precetto di incominciare dall’interno, dobbiamo tener presente allo spirito che non è affatto per noi stessi che purifichiamo il nostro cuore. Non è per la nostra soddisfazione personale che ripuliamo e lucidiamo la camera dell’ospite, ma perché il nostro ospite ci si trovi bene. Interroghiamoci: «La troverà di suo gusto? Vi si fermerà?». Ogni nostro pensiero sia per lui. Quindi, noi ci ritiriamo, ci teniamo in disparte, senza aspettare risposta. 
Come ci insegna Nicetas Sthetatos, l’uomo può trovarsi in una di queste tre situazioni vitali: c’è l’uomo carnale, che vuole vivere per il proprio piacere, anche a danno degli altri; c’è l’uomo naturale, che vuole piacere a se stesso e agli altri; c’è infine l’uomo spirituale, che vuole piacere solo a Dio, anche con proprio svantaggio. 
Il primo, vive al di sotto della natura; il secondo, conforme a natura; il terzo, al di sopra della natura, e questo è vivere in Cristo. 
L’uomo spirituale pensa spiritualmente; la sua speranza è di confidare che un giorno gli angeli abbiano a rallegrarsi «per un peccatore pentito» (Lc 15,10), un peccatore che non è altri che lui stesso. 
Siano questi i tuoi sentimenti; lavora animato da questa speranza, secondo il precetto che il Signore ci ha dato: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48), e «Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6,33). Non darti riposo, non concederti tregua, finché non avrai costretta a morire quella parte di te stesso che proviene dalla natura carnale. Sii risoluto a snidare in te ogni manifestazione dell’uomo animale, e a braccarla drasticamente. «Poiché la carne lotta contro lo Spirito, e lo Spirito contro la carne» (Gal 5,17). Ma se temi di diventare giusto ai tuoi occhi lavorando alla tua salvezza, se hai paura di essere vinto dall’orgoglio spirituale, scrutati bene e di’ a te stesso che colui che teme di diventare giusto ai propri occhi soffre di cecità. Perché non vede di essere giusto ai propri occhi. 

- Tito Colliander -
 da “Il cammino dell’asceta"



Un uomo si recò, da un eremita!
Gli chiese:
"Che cosa impari, dalla tua vita, di silenzio?".
L'eremita stava attingendo acqua, da un pozzo, e disse, al suo visitatore:
"Guarda, giù, nel pozzo! Che cosa, vedi?".
L'uomo guardò, nel pozzo...
"Non vedo, niente!".
Dopo un po' di tempo, in cui rimase perfettamente immobile,
l'eremita disse, al visitatore:
"Guarda, ora! Che cosa vedi, nel pozzo?".
L'uomo ubbidì, e rispose:
"Ora, vedo me stesso: mi specchio, nell'acqua!".
L'eremita disse:
"Vedi: quando io immergo il secchio, l'acqua è agitata... Ora, invece, l'acqua è tranquilla!
È questa, l'esperienza, del silenzio: l'uomo vede, se stesso!".

"È nel silenzio, che maturano le decisioni importanti!
È nel silenzio, che puoi ascoltare la voce, della tua coscienza...
È nel silenzio, che puoi sentire la presenza, di Dio!

Oggi, scegliti un angolo tranquillo, e lasciati cullare, dal silenzio...".


Buona giornata a tutti. :-)