Verranno giorni, ci dice Solovëv – e anzi sono già
venuti, diciamo noi – quando nella cristianità si tenderà a risolvere il fatto
salvifico, che non può essere accolto se non nell’atto difficile, coraggioso e
razionale della fede, in una serie di «valori» facilmente esitabili sui mercati
mondani.
Il cristianesimo ridotto a pura azione umanitaria nei vari campi
dell’ assistenza, della solidarietà, del filantropismo, della cultura; il
messaggio evangelico identificato nell’impegno al
dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del benessere e del
progresso, nell’esortazione a rispettare la natura; la Chiesa del Dio vivente,
colonna e fondamento della verità (cfr. 1 Tm 3,15), scambiata per
un’organizzazione benefica, estetica, socializzatrice: questa è l’insidia
mortale che oggi va profilandosi per la famiglia dei redenti dal sangue di
Cristo.
Da questo pericolo, ci avvisa il più grande dei
filosofi russi, noi dobbiamo guardarci.
Anche se un cristianesimo «tolstojano» ci renderebbe infinitamente più accettabili nei salotti, nelle aggregazioni sociali e politiche, nelle trasmissioni televisive, non possiamo e non dobbiamo rinunciare al cristianesimo di Gesù Cristo, il cristianesimo che ha al suo centro lo «scandalo» della croce e la realtà sconvolgente della risurrezione del Signore.
Anche se un cristianesimo «tolstojano» ci renderebbe infinitamente più accettabili nei salotti, nelle aggregazioni sociali e politiche, nelle trasmissioni televisive, non possiamo e non dobbiamo rinunciare al cristianesimo di Gesù Cristo, il cristianesimo che ha al suo centro lo «scandalo» della croce e la realtà sconvolgente della risurrezione del Signore.
Gesù Cristo, il Figlio di Dio crocifisso e risorto,
unico Salvatore dell’uomo, non è «traducibile» in una serie di buoni progetti
e di buone ispirazioni, omologabili con la mentalità mondana dominante.
- Cardinale Giacomo Biffi -
da: "Attenti all'anticristo"
Quando si tratta di religione, la parola che deve per
forza entrare nel discorso è la parola «salvezza». Senza il tema della salvezza
la religione diventa un insieme di concetti astratti, di comandi morali, di
divieti, di cerimonie rituali: un insieme che di solito suscita poca curiosità
e poco interesse. Se invece si percepisce che nella religione vi è in gioco la
salvezza, allora sentiamo che la cosa ci tocca da vicino.
Che cosa vuol dire che uno è «salvo»? Salvo – dicono i vocabolari – è chi ha superato un pericolo senza danno ed è stato liberato da un male incombente.
Ogni uomo che non sia del tutto intorpidito e perso avverte di essere «insidiato»: c’è il male che ci sovrasta. Perciò diventa spontaneo e necessario il pensiero, il desiderio – anzi l’ansia – di riuscire a cavarsela.
Ci sono dei mali universali e assoluti; ad esempio, il non sapere se la vita abbia un’ultima verità né il perché dell’esistere; non essere stati all’altezza, nel nostro comportamento di ciò che è giusto e doveroso; il dover incontrare la realtà inevitabile della morte, che vanifica tutto.
Abbiamo dunque tutti bisogno di «essere salvati». E per fortuna un «salvatore» esiste e ci è stato donato.
Che cosa vuol dire che uno è «salvo»? Salvo – dicono i vocabolari – è chi ha superato un pericolo senza danno ed è stato liberato da un male incombente.
Ogni uomo che non sia del tutto intorpidito e perso avverte di essere «insidiato»: c’è il male che ci sovrasta. Perciò diventa spontaneo e necessario il pensiero, il desiderio – anzi l’ansia – di riuscire a cavarsela.
Ci sono dei mali universali e assoluti; ad esempio, il non sapere se la vita abbia un’ultima verità né il perché dell’esistere; non essere stati all’altezza, nel nostro comportamento di ciò che è giusto e doveroso; il dover incontrare la realtà inevitabile della morte, che vanifica tutto.
Abbiamo dunque tutti bisogno di «essere salvati». E per fortuna un «salvatore» esiste e ci è stato donato.
- cardinale Giacomo Biffi -
da: "Il vocabolario della salvezza"
da: "Il vocabolario della salvezza"
La prima carità è dire a tutti cosa è bene e cosa è male.
- Cardinale Giacomo Biffi -
Buona giornata a tutti. :-)
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