Quando ti preghiamo, Gesù, nel nostro cuore, quando ti
adoriamo nell'Ostia Santa dell'altare,
quando conversiamo con te presente in Cielo, e a te diciamo il nostro grazie
per la vita e su te versiamo il pentimento dei nostri sbagli, e da te
invochiamo le grazie di cui abbiamo bisogno, sempre ti pensiamo adulto,
Signore.
Ora ecco che, luce sempre nuova, ogni anno ritorna
Natale e, come una rinnovata rivelazione, ti mostri a noi bambino, neonato in
una culla, e un'onda di commozione ci invade. E non sappiamo più formulare
parola, né osiamo chiedere, né ci sentiamo di pesare su tante minuscole forze
seppur onnipotenti.
Il mistero ci ammutolisce ed il silenzio adorante
dell'anima si confonde con quello di Maria, la quale, alla dichiarazione dei
pastori che udirono il celeste canto degli angeli, "serbava tutte queste
cose meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19).
Il Natale: quel Bambino sempre ci appare come uno dei
misteri più sconcertanti della nostra fede, perché è principio della
rivelazione dell'amore di Dio per noi che poi s'aprirà in tutta la sua divina,
misericordiosa, onnipotente maestosità.
- Chiara Lubich -
L'unico modo corretto di metterci di fronte al
Signore - nella preghiera e nella vita - è quello di sentirsi costantemente
bisognosi del suo perdono e del suo amore. Le opere buone le dobbiamo fare, ma
non è il caso di calcolarle e tanto meno di vantarsene. Come pure non è il caso
di fare confronti con gli altri. Il confronto con i peccati degli altri, per
quanto veri essi siano, non ci avvicina al Signore.
Buona giornata a tutti. :-)
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