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mercoledì 21 agosto 2019

Lacrimazione della Madonnina di Civitavecchia - Antonio Socci

Una notizia decisiva

E’ una mattina di febbraio del 1995. In via Solferino, alla sede del Corriere della sera, è in corso la solita riunione di redazione. Stavolta però sarà una riunione diversa.

Tanto che Michele Brambilla, in seguito, l’ha ricostruita e l’ha raccontata nel libro “Gente che cerca” (da questo libro, uscito dalle edizioni Ancora nel 2002, riprendiamo il racconto di quella riunione).
Quali sono le notizie vagliate quella mattina in redazione? 
Da qualche giorno è scoppiato il caso della statuetta della Madonna, proveniente da Medjugorje (particolare di grande importanza), che a Civitavecchia, in località Pantano, ha cominciato a piangere inspiegabilmente lacrime di sangue.
Quando viene proposta questa notizia un caporedattore interviene spazientito: “Ma basta con questa storia, a chi volete che interessi?”.
“Il direttore, che era Paolo Mieli” racconta Brambilla “lo fulminò con un breve discorso che cito a memoria, e che era più o meno così: ‘Non hai capito niente. Questa storia di Civitavecchia è la notizia più importante di tutte. 
Io sono ateo, vengo da una famiglia ebrea, e quindi non me ne dovrebbe importare nulla di una statuetta della Madonna. Ma se questa notizia è vera, se davvero quella statuetta ha lacrimato, vuol dire che è accaduto un miracolo. 
Vuol dire che Dio esiste. 

E la notizia più importante che ogni uomo vorrebbe sapere, anche quelli che fanno finta di non interessarsi alla religione, è proprio questa: che Dio esiste. Perché se Dio esiste, per noi cambia tutto, cambia tutto il nostro destino.”

In effetti quella notizia proveniente da Civitavecchia fece il giro del mondo e fu per settimane all’attenzione dei media. Ovviamente in quel momento, a ridosso degli eventi così sorprendenti, nelle redazioni non si avevano risposte sicure e definitive, occorrevano analisi e studi approfonditi per accertare la soprannaturalità del fenomeno.
Non si poteva subito giurare sul miracolo. Ma oggi, a distanza di anni, dopo che tutte le analisi e le indagini sono state espletate (comprese quelle della magistratura) è ormai evidente, è stato accertato che, in effetti, quelle 14 lacrimazioni di sangue della statuetta non avevano nessuna spiegazione naturale, terrena o comunque scientificamente reperibile, né alcuna ragione preternaturale: cioè furono miracolose.
Purtroppo il sistema dei media è un’arma di “distrazione” di massa e i primi distratti sono proprio i giornalisti che – seppure sempre pronti a informare sul fatto – macinano ogni giorno migliaia di notizie lasciandosi alle spalle, come un rullo compressore, quelle di ieri.
Così non hanno mai tratto, dalle conclusioni delle indagini su Civitavecchia, le giuste conseguenze che vennero prospettate da Paolo Mieli in quella riunione di redazione del Corriere. 

Alla fine ci sarebbe da chiedersi, con Thomas S. Eliot, “dov’è la sapienza che abbiamo perduto nella conoscenza? Dov’è la conoscenza che abbiamo perduto nell’informazione?”.

Proviamo a ritrovare la verità ripercorrendo lo svolgimento dei fatti così come poi è stato ricostruito dettagliatamente nei libri pubblicati da monsignor Grillo, “Rapporto su Civitavecchia” (Progetto editoriale mariano 1997), dalla diocesi “Non dimenticare i gemiti di tua madre” (gennaio 2005), nel volume collettivo “Lacrime di sangue”, con la prefazione di Vittorio Messori (Sei 2005) e nel volume di Riccardo Caniato, “La Madonna si fa la strada” (Ares 2005).

I fatti


Tutto comincia il 2 febbraio 1995, nel giardino di casa Gregori, a Pantano, verso le 16,30. 
La statuetta della Madonna, regalata a questa famiglia dal parroco don Pablo Martin, di ritorno da un pellegrinaggio a Medjugorje dove l’aveva acquistata, è collocata in una nicchia: la primogenita dei Gregori, Jessica, passandovi davanti si accorge che la Madonnina ha una piccola goccia rossa all’occhio. 
Dopo pochi secondi si forma una lacrima. La bimba chiama il padre che insieme a lei assiste all’incredibile fenomeno anche all’altro occhio.
Ovviamente lo choc è grande e presto accorrono in tanti. Le lacrimazioni si ripetono, nei giorni successivi, per altre 12 volte, davanti a un totale di 40 persone, diverse in ogni episodio, che “hanno visto le lacrime formarsi e scendere”. 
Le analisi hanno verificato che si tratta di sangue appartenente ad un unico individuo (maschio) e che la statuetta di gesso pieno non ha cavità al suo interno, né marchingegni o trucchi. 
Il vescovo di Civitavecchia, monsignor Grillo, all’inizio si mostra ostile a questo tipo di fenomeni e rilascia dichiarazioni negative. 
Nelle pagine di Diario che ha pubblicato si legge che il giorno 13 marzo ricevette una telefonata dall’esorcista della diocesi di Roma, padre Gabriele Amorth il quale esortò il vescovo ad aver fede, “perché egli era venuto a conoscenza fin dalla scorsa estate, da un’anima da lui diretta spiritualmente (una carismatica con molti doni mistici), che una Madonnina avrebbe pianto a Civitavecchia e che questo segno sarebbe stato di non buon auspicio per l’Italia, ragion per cui sarebbe stato opportuno far penitenza e pregare molto”.
Il vescovo ascolta, ma rimane scettico, ironizzando poi su questa telefonata con la sorella, Grazia. La quale tuttavia restò turbata. Tanto che la mattina dopo, il 15 marzo 1995, alle 8.15 del mattino, chiese al fratello vescovo di pregare davanti alla statuetta. Monsignor Grillo andò allora a prenderla (era custodita nell’armadio di una delle suore sue collaboratrici). 
Il vescovo, la sorella e il marito di lei iniziarono a recitare il “Salve Regina”, ma quando arrivarono a pronunciare le parole “rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi” la statuetta iniziò di nuovo a piangere sangue. 
Era la quattordicesima volta, ma ora il fenomeno si verificava fra le mani del vescovo scettico. Che ne fu traumatizzato e dovette far chiamare urgentemente il cardiologo. L’evidenza dei fatti fu tale, ovviamente, che il prelato si convinse totalmente. 
Il suo radicale ribaltamento di posizioni è stato particolarmente significativo perché le dichiarazioni rilasciate nei primi giorni erano perentoriamente negative e manifestavano non solo la consueta prudenza dell’autorità ecclesiastica, ma anche una personale diffidenza verso questo tipo di fenomeni dovuta alla formazione intellettuale e al curriculum professionale del vescovo. 
La sua testimonianza dunque assume, proprio per questo, un valore doppio implicando una radicale autocritica dei giudizi espressi inizialmente e una dolorosa autosmentita. 
E’ facile arguire che il fatto accaduto davanti ai suoi occhi (che ha un precedente celebre, 400 anni prima, nel caso del vescovo che vide davanti a sé l’immagine della Madonna di Guadalupe) deve essere stato assolutamente clamoroso e indiscutibile.
Le analisi che sono state fatte successivamente infatti hanno confermato il prodigio. 

Le indagini

Dalle radiografie si è constatato che la statuetta è di gesso pieno: “non sono risultate al suo interno strutture o apparecchiature o cavità, pertanto viene escluso ogni trucco interno”. 
E’ stato accertato pure che quel sangue “non poteva essere prodotto dal materiale della statua” e che nessuno può aver artatamente iniettato il liquido perché l’inizio delle diverse lacrimazioni è sempre stato spontaneo ed è stato visto da persone del tutto diverse in luoghi diversi. 
Inoltre non c’è nessuno che ha presenziato a tutte le lacrimazioni e quindi nessuno è per questo sospettabile. Per esempio all’ultima, quella avvenuta nella casa del vescovo, non c’era neanche uno di coloro che erano stati presenti alle precedenti tredici lacrimazioni. 
Nonostante tale diversità di testimoni il sangue delle 14 lacrimazioni, avvenute in luoghi diversi davanti a persone diverse, appartiene tutto a uno stesso, unico individuo. 
Bisogna dunque chiedersi chi possa essere quest’uomo misterioso, stranamente presente a tutte le lacrimazioni sebbene nessuno dei testimoni visibili fosse presente a tutte le lacrimazioni. 
Evidentemente doveva essere lì in una forma non visibile all’occhio umano. E infine bisogna chiedersi come e perché una statua raffigurante la Madonna piange il sangue di quest’uomo.
Interessante è anche il risultato delle indagini della magistratura che erano partite per denunce e accuse molto pesanti. 
Gli inquirenti hanno svolto gli accertamenti del caso sulla statuetta, sul sangue e sui testimoni tra cui “il Comandante della polizia municipale, agenti della polizia penitenziaria e della polizia di Stato”, perché ben sei pubblici ufficiali – che si trovavano sul posto per servizio – sono stati testimoni oculari delle diverse lacrimazioni. 
Le loro deposizioni non lasciano dubbi.
Prendiamo il caso di Giancarlo Mori, comandante dei vigili urbani di Civitavecchia che “assiste alla lacrimazione avvenuta intorno alle 19.30 del giorno 4 febbraio insieme a un collega e a due poliziotti”. 
Ecco come riferisce gli eventi il 23 febbraio a Enzo Biagi, nella trasmissione televisiva Il Fatto: “Stavo conversando con un collaboratore, quando un agente della Questura ha richiamato la mia attenzione: ‘Il fenomeno’ ci disse ‘si sta ripetendo’ ”. 
Subito il comandante dei vigili si avvicina: “Proprio in quel momento” racconta “il viso della Madonna incominciava ad arrossarsi. Nello spazio sotto gli occhi, per una superficie che sarà stata di uno, due millimetri quadrati, si andava manifestando una coloritura rosso vivo. C’era del liquido che, nel giro di quindici minuti, tempo in cui aveva preso consistenza, incominciò a colare” 
(cit. in Riccardo Caniato, La Madonna si fa la strada, Ares 2005, pp. 42-43).

Va detto che questo pubblico ufficiale non fa mistero di essere “un laico convinto”. Dunque non si aspettava certo quello che visto. 
Massimiliano Marasco, giornalista del “Messaggero” che era presente alla stessa lacrimazione, in una intervista, a chi prospetta l’ipotesi di una “manomissione” risponde: “la escludo categoricamente. Chi era lì ha capito subito che quel fatto si stava verificando in modo del tutto naturale” (cit. in Caniato, op cit).
Cioè spontaneo, senza alcun intervento umano. Alla fine, davanti a testimonianze così, tante e concordi, dopo anni, la magistratura ha dichiarato chiusa l’ inchiesta spazzando via tutti i sospetti di imbroglio e le accuse (il 16 ottobre del 2000 la magistratura ha archiviato il procedimento relativo al presunto abuso). 
In sostanza – dopo accurate indagini e dopo aver sentito i testimoni - nella sentenza di archiviazione si legge che le lacrimazioni “debbono ricondursi o ad un fatto di suggestione collettiva o ad un fatto soprannaturale”. 
Sennonché quelle lacrime di sangue non sono una visione, ma un fatto. Essendo state addirittura fotografate e filmate, non possono essere una “suggestione”: sono state perfino analizzate in laboratorio, al microscopio e definite “sangue umano”. Dunque, per esclusione, è la magistratura stessa – caso straordinario – che apre qui di fatto all’evento soprannaturale.
L’evidente inspiegabilità pratica e scientifica di quelle lacrime di sangue umano, piante da una statuetta di gesso pieno, ha lasciato aperta una sola possibilità: il miracolo. 




E le conclusioni?

Ma a questo punto – di fronte cioè ai risultati raggiunti dalla scienza e dalla magistratura – tutti sembrano essersi eclissati: giornalisti, commentatori, accusatori, satirici, intellettuali, chierici.

Si sono sbrigati a voltare la testa altrove e a occuparsi d’altro per evitare di dover fare i conti con i dati di fatto e le conclusioni scientifiche. 
Per evitare di doversi magari rimangiare ciò che avevano incautamente dichiarato prima e soprattutto per evitare di riconoscere l’evidenza del miracolo. 

Quell’evidenza del miracolo – come argomentava Mieli – “vuol dire che Dio esiste. E la notizia più importante che ogni uomo vorrebbe sapere, anche quelli che fanno finta di non interessarsi alla religione, è proprio questa: che Dio esiste. Perché se Dio esiste, per noi cambia tutto, cambia tutto il nostro destino”.


- Antonio Socci -
Fonte: “I segreti di Karol Wojtyla”, Antonio Socci, Rizzoli Editore


Mons. Grillo con il Santo Padre Giovanni Paolo II


Buona giornata a tutti. :-)



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domenica 3 febbraio 2013

Lacrimazione della Madonnina di Civitavecchia – Antonio Socci -

Una notizia decisiva

E’ una mattina di febbraio del 1995. In via Solferino, alla sede del Corriere della sera, è in corso la solita riunione di redazione. Stavolta però sarà una riunione diversa.
Tanto che Michele Brambilla, in seguito, l’ha ricostruita e l’ha raccontata nel libro “Gente che cerca” (da questo libro, uscito dalle edizioni Ancora nel 2002, riprendiamo il racconto di quella riunione).
Quali sono le notizie vagliate quella mattina in redazione? Da qualche giorno è scoppiato il caso della statuetta della Madonna, proveniente da Medjugorje (particolare di grande importanza), che a Civitavecchia, in località Pantano, ha cominciato a piangere inspiegabilmente lacrime di sangue.
Quando viene proposta questa notizia un caporedattore interviene spazientito: “Ma basta con questa storia, a chi volete che interessi?”.
“Il direttore, che era Paolo Mieli” racconta Brambilla “lo fulminò con un breve discorso che cito a memoria, e che era più o meno così: ‘Non hai capito niente. Questa storia di Civitavecchia è la notizia più importante di tutte. 
Io sono ateo, vengo da una famiglia ebrea, e quindi non me ne dovrebbe importare nulla di una statuetta della Madonna. Ma se questa notizia è vera, se davvero quella statuetta ha lacrimato, vuol dire che è accaduto un miracolo. 
Vuol dire che Dio esiste. 
E la notizia più importante che ogni uomo vorrebbe sapere, anche quelli che fanno finta di non interessarsi alla religione, è proprio questa: che Dio esiste. Perché se Dio esiste, per noi cambia tutto, cambia tutto il nostro destino ”.
In effetti quella notizia proveniente da Civitavecchia fece il giro del mondo e fu per settimane all’attenzione dei media. Ovviamente in quel momento, a ridosso degli eventi così sorprendenti, nelle redazioni non si avevano risposte sicure e definitive, occorrevano analisi e studi approfonditi per accertare la soprannaturalità del fenomeno.
Non si poteva subito giurare sul miracolo. Ma oggi, a distanza di anni, dopo che tutte le analisi e le indagini sono state espletate (comprese quelle della magistratura) è ormai evidente, è stato accertato che, in effetti, quelle 14 lacrimazioni di sangue della statuetta non avevano nessuna spiegazione naturale, terrena o comunque scientificamente reperibile, né alcuna ragione preternaturale: cioè furono miracolose.
Purtroppo il sistema dei media è un’arma di “distrazione” di massa e i primi distratti sono proprio i giornalisti che – seppure sempre pronti a informare sul fatto – macinano ogni giorno migliaia di notizie lasciandosi alle spalle, come un rullo compressore, quelle di ieri.
Così non hanno mai tratto, dalle conclusioni delle indagini su Civitavecchia, le giuste conseguenze che vennero prospettate da Paolo Mieli in quella riunione di redazione del Corriere. 
Alla fine ci sarebbe da chiedersi, con Thomas S. Eliot, “dov’è la sapienza che abbiamo perduto nella conoscenza? Dov’è la conoscenza che abbiamo perduto nell’informazione?”.
Proviamo a ritrovare la verità ripercorrendo lo svolgimento dei fatti così come poi è stato ricostruito dettagliatamente nei libri pubblicati da monsignor Grillo, “Rapporto su Civitavecchia” (Progetto editoriale mariano 1997), dalla diocesi “Non dimenticare i gemiti di tua madre” (gennaio 2005), nel volume collettivo “Lacrime di sangue”, con la prefazione di Vittorio Messori (Sei 2005) e nel volume di Riccardo Caniato, “La Madonna si fa la strada” (Ares 2005).

I fatti

Tutto comincia il 2 febbraio 1995, nel giardino di casa Gregori, a Pantano, verso le 16,30. 
La statuetta della Madonna, regalata a questa famiglia dal parroco don Pablo Martin, di ritorno da un pellegrinaggio a Medjugorje dove l’aveva acquistata, è collocata in una nicchia: la primogenita dei Gregori, Jessica, passandovi davanti si accorge che la Madonnina ha una piccola goccia rossa all’occhio. 
Dopo pochi secondi si forma una lacrima. La bimba chiama il padre che insieme a lei assiste all’incredibile fenomeno anche all’altro occhio.
Ovviamente lo choc è grande e presto accorrono in tanti. Le lacrimazioni si ripetono, nei giorni successivi, per altre 12 volte, davanti a un totale di 40 persone, diverse in ogni episodio, che “hanno visto le lacrime formarsi e scendere”. 
Le analisi hanno verificato che si tratta di sangue appartenente ad un unico individuo (maschio) e che la statuetta di gesso pieno non ha cavità al suo interno, né marchingegni o trucchi. 
Il vescovo di Civitavecchia, monsignor Grillo, all’inizio si mostra ostile a questo tipo di fenomeni e rilascia dichiarazioni negative. Nelle pagine di Diario che ha pubblicato si legge che il giorno 13 marzo ricevette una telefonata dall’esorcista della diocesi di Roma, padre Gabriele Amorth il quale esortò il vescovo ad aver fede, “perché egli era venuto a conoscenza fin dalla scorsa estate, da un’anima da lui diretta spiritualmente (una carismatica con molti doni mistici), che una Madonnina avrebbe pianto a Civitavecchia e che questo segno sarebbe stato di non buon auspicio per l’Italia, ragion per cui sarebbe stato opportuno far penitenza e pregare molto”.
Il vescovo ascolta, ma rimane scettico, ironizzando poi su questa telefonata con la sorella, Grazia. La quale tuttavia restò turbata. Tanto che la mattina dopo, il 15 marzo 1995, alle 8.15 del mattino, chiese al fratello vescovo di pregare davanti alla statuetta. Monsignor Grillo andò allora a prenderla (era custodita nell’armadio di una delle suore sue collaboratrici). 
Il vescovo, la sorella e il marito di lei iniziarono a recitare il “Salve Regina”, ma quando arrivarono a pronunciare le parole “rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi” la statuetta iniziò di nuovo a piangere sangue. Era la quattordicesima volta, ma ora il fenomeno si verificava fra le mani del vescovo scettico. Che ne fu traumatizzato e dovette far chiamare urgentemente il cardiologo. L’evidenza dei fatti fu tale, ovviamente, che il prelato si convinse totalmente. 
Il suo radicale ribaltamento di posizioni è stato particolarmente significativo perché le dichiarazioni rilasciate nei primi giorni erano perentoriamente negative e manifestavano non solo la consueta prudenza dell’autorità ecclesiastica, ma anche una personale diffidenza verso questo tipo di fenomeni dovuta alla formazione intellettuale e al curriculum professionale del vescovo. 
La sua testimonianza dunque assume, proprio per questo, un valore doppio implicando una radicale autocritica dei giudizi espressi inizialmente e una dolorosa autosmentita. 
E’ facile arguire che il fatto accaduto davanti ai suoi occhi (che ha un precedente celebre, 400 anni prima, nel caso del vescovo che vide davanti a sé l’immagine della Madonna di Guadalupe) deve essere stato assolutamente clamoroso e indiscutibile.
Le analisi che sono state fatte successivamente infatti hanno confermato il prodigio. 

Le indagini

Dalle radiografie si è constatato che la statuetta è di gesso pieno: “non sono risultate al suo interno strutture o apparecchiature o cavità, pertanto viene escluso ogni trucco interno”. 
E’ stato accertato pure che quel sangue “non poteva essere prodotto dal materiale della statua” e che nessuno può aver artatamente iniettato il liquido perché l’inizio delle diverse lacrimazioni è sempre stato spontaneo ed è stato visto da persone del tutto diverse in luoghi diversi. 
Inoltre non c’è nessuno che ha presenziato a tutte le lacrimazioni e quindi nessuno è per questo sospettabile. Per esempio all’ultima, quella avvenuta nella casa del vescovo, non c’era neanche uno di coloro che erano stati presenti alle precedenti tredici lacrimazioni. 
Nonostante tale diversità di testimoni il sangue delle 14 lacrimazioni, avvenute in luoghi diversi davanti a persone diverse, appartiene tutto a uno stesso, unico individuo. 
Bisogna dunque chiedersi chi possa essere quest’uomo misterioso, stranamente presente a tutte le lacrimazioni sebbene nessuno dei testimoni visibili fosse presente a tutte le lacrimazioni. 
Evidentemente doveva essere lì in una forma non visibile all’occhio umano. E infine bisogna chiedersi come e perché una statua raffigurante la Madonna piange il sangue di quest’uomo.
Interessante è anche il risultato delle indagini della magistratura che erano partite per denunce e accuse molto pesanti. 
Gli inquirenti hanno svolto gli accertamenti del caso sulla statuetta, sul sangue e sui testimoni tra cui “il Comandante della polizia municipale, agenti della polizia penitenziaria e della polizia di Stato”, perché ben sei pubblici ufficiali – che si trovavano sul posto per servizio – sono stati testimoni oculari delle diverse lacrimazioni. 
Le loro deposizioni non lasciano dubbi.
Prendiamo il caso di Giancarlo Mori, comandante dei vigili urbani di Civitavecchia che “assiste alla lacrimazione avvenuta intorno alle 19.30 del giorno 4 febbraio insieme a un collega e a due poliziotti”. 
Ecco come riferisce gli eventi il 23 febbraio a Enzo Biagi, nella trasmissione televisiva Il Fatto: “Stavo conversando con un collaboratore, quando un agente della Questura ha richiamato la mia attenzione: ‘Il fenomeno’ ci disse ‘si sta ripetendo’ ”. 
Subito il comandante dei vigili si avvicina: “Proprio in quel momento” racconta “il viso della Madonna incominciava ad arrossarsi. Nello spazio sotto gli occhi, per una superficie che sarà stata di uno, due millimetri quadrati, si andava manifestando una coloritura rosso vivo. C’era del liquido che, nel giro di quindici minuti, tempo in cui aveva preso consistenza, incominciò a colare” (cit. in Riccardo Caniato, La Madonna si fa la strada, Ares 2005, pp. 42-43).

Va detto che questo pubblico ufficiale non fa mistero di essere “un laico convinto”. Dunque non si aspettava certo quello che visto. 

Massimiliano Marasco, giornalista del “Messaggero” che era presente alla stessa lacrimazione, in una intervista, a chi prospetta l’ipotesi di una “manomissione” risponde: “la escludo categoricamente. Chi era lì ha capito subito che quel fatto si stava verificando in modo del tutto naturale” (cit. in Caniato, op cit).
Cioè spontaneo, senza alcun intervento umano. Alla fine, davanti a testimonianze così, tante e concordi, dopo anni, la magistratura ha dichiarato chiusa l’ inchiesta spazzando via tutti i sospetti di imbroglio e le accuse (il 16 ottobre del 2000 la magistratura ha archiviato il procedimento relativo al presunto abuso). 
In sostanza – dopo accurate indagini e dopo aver sentito i testimoni - nella sentenza di archiviazione si legge che le lacrimazioni “debbono ricondursi o ad un fatto di suggestione collettiva o ad un fatto soprannaturale”. 
Sennonché quelle lacrime di sangue non sono una visione, ma un fatto. Essendo state addirittura fotografate e filmate, non possono essere una “suggestione”: sono state perfino analizzate in laboratorio, al microscopio e definite “sangue umano”. Dunque, per esclusione, è la magistratura stessa – caso straordinario – che apre qui di fatto all’evento soprannaturale.
L’evidente inspiegabilità pratica e scientifica di quelle lacrime di sangue umano, piante da una statuetta di gesso pieno, ha lasciato aperta una sola possibilità: il miracolo. 

E le conclusioni?

Ma a questo punto – di fronte cioè ai risultati raggiunti dalla scienza e dalla magistratura – tutti sembrano essersi eclissati: giornalisti, commentatori, accusatori, satirici, intellettuali, chierici.
Si sono sbrigati a voltare la testa altrove e a occuparsi d’altro per evitare di dover fare i conti con i dati di fatto e le conclusioni scientifiche. 
Per evitare di doversi magari rimangiare ciò che avevano incautamente dichiarato prima e soprattutto per evitare di riconoscere l’evidenza del miracolo. 
Quell’evidenza del miracolo – come argomentava Mieli – “vuol dire che Dio esiste. E la notizia più importante che ogni uomo vorrebbe sapere, anche quelli che fanno finta di non interessarsi alla religione, è proprio questa: che Dio esiste. Perché se Dio esiste, per noi cambia tutto, cambia tutto il nostro destino”.
(Antonio Socci)

Fonte: “I segreti di Karol Wojtyla”, Antonio Socci, Rizzoli Editore


Tutto comincia giovedì 2 febbraio 1995, alle ore 16.20. Jessica Gregori prima, e poi il papà Fabio, vedono la statuina della Madonna, posta in una nicchia del loro giardino, lacrimare sangue. Nella sua testimonianza del 6 maggio 1995, Fabio Gregori racconta: «...alle 16.20 sono di nuovo uscito, con Davide in braccio e Jessica stava chiudendo la porta di casa. Percorso il vialetto che è davanti alla casa, Jessica è tornata indietro e mi ha chiamato: "Papà, papà, la Madonnina piange!". Irritato, l’ho richiamata, mentre sistemavo Davide. Lei diceva: "Papà, vieni, tutto sangue!". Lei era abituata ad andare davanti alla Madonnina e portava fiori di campo all’immagine. 
Avvicinatomi ho visto che la Madonnina sul volto aveva un rivolino fermo sul lato destro. Sul lato sinistro, all’altezza del mento, continuava a colare. Io ho visto da quando era sotto il mento. In un primo momento mi sono preoccupato di vedere se Jessica aveva ferite, poi ho pensato a qualche segno lasciato dai fiori; poi ho toccato col dito e ho sentito un brivido e una gran vampata di fuoco. Ero colmo di gioia e piangevo. Io non avevo notato nulla nell’immagine né prima né dopo essere andato in chiesa». A quel punto i due, ancora turbati, si recano nella loro parrocchia. Fabio racconta il fatto alla moglie, Anna Maria Accorsi, che già si trovava in chiesa, e subito dopo la messa al parroco, don Pablo Martin. Il sacerdote cerca di rassicurarli e verso le ore 17.15, si reca sul luogo per constatare l’accaduto.
La statuina in questione era stata acquistata da don Pablo Martin a Medjugorje il 16 settembre 1994, in uno dei tanti negozi di souvenir di fronte alla casa dei padri francescani. Il 18 settembre la portò in regalo alla famiglia Gregori che in precedenza aveva espresso il desiderio di avere nel giardino una Madonnina, anche allo scopo di proteggersi dalle frequenti visite dei Testimoni di Geova. Si pensò come sistemarla: Fabio realizzò una nicchia e vi collocò la statuina. Nel collocarla la statuina cadde e si fece una piccola escoriazione sul velo della testa e qualche graffietto nel corpo; particolare, questo, che consentirà di escludere una sostituzione della statuina.
Le lacrimazioni verificate sono state quattordici, di cui tredici in casa Gregori e una in quella del Vescovo. E proprio la lacrimazione in casa del vescovo fu in qualche modo decisiva per attribuire credibilità al fenomeno.
Il vescovo, prima delle lacrimazioni (come appare chiaramente dal suo Diario), pur non essendo un razionalista, aveva comunque fama di non essere molto propenso ad incoraggiare devozioni popolari e tradizioni arcaiche, ma cercava bensì di fondare tra la sua gente una spiritualità tutta biblica e liturgica. Mons. Grillo stesso racconta che, in quei giorni, un suo amico Cardinale con il quale per anni aveva lavorato assieme, ebbe a commentare così la notizia delle lacrimazioni: "Povera Madonnina, dove sei andata a piangere, proprio nelle mani di Grillo? Ma quello farà di tutto per nascondere ogni cosa!".


Mons. Grillo con il Santo Padre


Il giorno 13 marzo Mons. Grillo ricevette una telefonata dall’esorcista don Gabriele Amorth, il quale gli disse che «non escludeva l’influsso diabolico per tutte le altre statue che stanno piangendo in Italia, ma non per la Madonnina di Civitavecchia, pregandomi di non essere molto scettico, perché egli era venuto a conoscenza fin dalla scorsa estate da un’anima da lui diretta spiritualmente che una Madonnina avrebbe pianto a Civitavecchia e che questo segno sarebbe stato di non buon auspicio per l’Italia, ragion per cui sarebbe stato opportuno far penitenza e pregare molto...». Ma il vescovo non volle credere alle parole di don Amorth, anche se successivamente ne parlò con sua sorella Grazia.
....
“Caro figlio, vi sto dando una dolorosa notizia. Satana si sta impadronendo di tutta l'umanità, e ora sta cercando di distruggere la Chiesa di Dio tramite molti sacerdoti. Non permettetelo! Aiutate il Santo Padre!
Satana sa che il suo tempo sta per finire, perché mio Figlio Gesù sta per intervenire.
Vi prego aiutatemi non fate intervenire mio figlio Gesù, perché io, vostra Madre, voglio salvare tantissime anime e portarle da mio figlio e non lasciarle a Satana. Pregate perché Dio nostro Padre mi conceda ancora del tempo, perché questo è l'ultimo periodo concessomi da Dio. Il mio mantello ora è aperto a tutti voi tutto pieno di grazie, per mettervi tutti vicino al mio Cuore Immacolato. (Esso) si sta per chiudere, poi il mio figlio Gesù sferrerà la sua giustizia divina.
Incombe sul Santo Padre, mio figlio, un pericolo, un attacco feroce di Satana, poiché lui, vero e santo mio figlio, sta aprendo le porte dei cuori della vera Chiesa di Dio e Satana non vuole [...]”. (
Apparizione della Madonna, 30 luglio 1995, pag. 72, fonte "La Madonna di Civitavecchia" di Flavio Ubodi, (1ª edizione, edita da Ed. Piemme, 2006. 
Padre Flavio Ubodi, frate cappuccino e docente di teologia dogmatica, è stato membro della commissione teologica diocesana per la "Madonna di Civitavecchia", in qualità di Vicepresidente. Incaricato dal vescovo mons. Girolamo Grillo di seguire da vicino la famiglia Gregori e raccogliere tutte le informazioni, è fra i massimi conoscitori degli eventi.




A seguito delle lacrimazioni del febbraio e marzo 1995 papa Giovanni Paolo II disse: «se la Madonna piange dobbiamo consolarla».

Il Santo Padre volle avere la statuina con sé in Vaticano per venerarla.

Monsignor Grillo venne convocato a Roma, nel palazzo apostolico, dal segretario del pontefice con la richiesta di portare con sé la Madonnina.

Il Papa si raccolse in preghiera davanti ad essa. Il Papa riteneva quello delle lacrime di Maria un messaggio importante per la Chiesa e per il mondo.

Il Pontefice l’ 8 ottobre 2000, lasciò all’allora vescovo di Civitavecchia, Girolamo Grillo, una lettera autografa di due pagine. Nel documento si racconta che l’11 giugno 1995 Papa Wojtyla volle venerare la statua in Vaticano, e soprattutto si rivela che l’Atto di Affidamento alla Madonna - da lui effettuato l’8 ottobre 2000, durante il Giubileo - venne fatto anche in ossequio alle richieste fatte dalla Vergine a Civitavecchia. In quell'Atto il Papa affidava a Maria il futuro dell'umanità, dal momento che «oggi come non mai l'umanità è a un bivio». In Vaticano il Papa mise personalmente una piccola corona sulla testa della statua delle lacrime e avvolse alle sue piccole mani di gesso un rosario da lui benedetto: quello stesso rosario che la statuina tiene in mano oggi, nella chiesetta-santuario di Sant’Agostino. 

Di Papa Giovanni Paolo II, la Madonna di Civitavecchia disse in uno dei messaggio che è stato il dono più grande che Gesù poteva dare all'umanità e che era stato ottenuto dal suo Cuore Immacolato. A lui poi rivolse anche un segreto.




Il vescovo di Civitavecchia-Tarquinia, Mons Girolamo Grillo, dal primo istante si mostrò severissimo e nominò una commissione teologica per studiare il fenomeno, nel frattempo vennero effettuate le prime analisi di laboratorio. 
La Madonnina venne sottoposta anche ad esorcismo al fine di escluderne una natura demoniaca.
La statuetta lasciò la casa dei Gregori a causa dell'assedio della folla e, venne custodita in un luogo segreto.
Il 28 febbraio 1995 le analisi rivelarono che la Madonnina non conteneva marchingegni, e il sangue pianto risultava umano di tipo maschile. 

L’ultima delle quattordici lacrimazioni avvenne il 15 marzo proprio mentre monsignor Grillo, inizialmente scettico, teneva la statuetta fra le mani, raccolto in preghiera insieme ad alcuni testimoni. A seguito di una denuncia del Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell'Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori) per abuso della credulità popolare e truffa, la statuina viene posta sotto sequestro dal magistrato Antonio Albano.
Furono eseguite decine di perizie, compresa una Tac. La denuncia venne archiviata.
Ora nel giardino della Famiglia Gregori è posta una madonnina del tutto simile all’originale dono del Beato Giovanni Paolo II che mandò  a Civitavecchia il cardinale Andrzej Maria Deskur con la seconda Madonnina da offrire in dono alla famiglia Gregori.
La Chiesa cattolica non si è ancora espressa ufficialmente sulle lacrimazioni

Dal 17 giugno 1995 la statuetta, custodita in una teca nella locale parrocchia di Sant’Agostino, è esposta alla venerazione dei fedeli.


Buona giornata a tutti. :-)