martedì 7 gennaio 2020

Parlare attentamente, tacere con forza - Anselm Grün

«Non possiamo non comunicare». Quest’affermazione dello psicologo austriaco Paul Watzlawick presenta la nostra vita umana come una continua comunicazione.
Conversiamo continuamente. Anche quando taciamo, parliamo.
Esprimiamo qualcosa con l’atteggiamento del nostro corpo. Siamo in relazione gli uni con gli altri.
Nella conversazione vogliamo farci comprendere dall’altro e vogliamo anche essere compresi da lui. E vorremmo partecipare alla sua vita. Ma spesso l’altro non comprende le mie parole nel senso da me inteso.
La riuscita della conversazione non è scontata.
Nelle famiglie, nelle comunità, nelle aziende prevale spesso il mutismo. E molte conversazioni falliscono.
Oggi vengono offerti molti corsi di retorica. Sono frequentati soprattutto dai manager delle aziende, perché si rendono conto che è molto importante esprimere in modo adeguato ciò che vogliono comunicare ai loro impiegati e ai loro clienti. Ma spesso questi corsi si limitano all’insegnamento di tecniche per rendere la comunicazione più efficace e più piacevole.
Usano la lingua come uno strumento al servizio di una maggiore efficacia.

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La lingua permette la conversazione. Già per i filosofi greci la conversazione era un’importante fonte di conoscenza. Consideravano la conversazione il luogo nel quale le persone si incontrano e si stimolano a vicenda a conoscere sempre più profondamente il mistero dell’essere umano.

Ritroviamo questa cultura greca della conversazione soprattutto nel Vangelo di Luca e nei suoi Atti degli apostoli. Lì Gesù trasmette i suoi insegnamenti più importanti nel corso di conversazioni, specialmente quelle che hanno luogo a tavola.
Il simposio, il banchetto comune, accompagnato da profonde conversazioni, ha modellato la cultura greca in materia di pensiero e linguaggio. E noi avvertiamo nuovamente la necessità di questa cultura anche per il nostro tempo: sia per la conversazione nella famiglia, nella chiesa, nella comunità monastica, nell’azienda, sia per i discorsi pubblici alla radio e alla televisione. Oggi constatiamo spesso una perdita della cultura della conversazione. Nei talk show le persone parlano senza ascoltarsi. In questo modo la conversazione non serve ad aumentare la stima reciproca e a perseguire insieme la verità, ma solo a provocare sensazioni forti e a solleticare le orecchie degli spettatori o degli ascoltatori.
I politici non dialogano più, ma usano la tribuna del parlamento o anche i media per proporre con forza la propria opinione e ridicolizzare l’avversario politico. Non si ascolta, non si presta attenzione, non si parla veramente. Non c’è più conversazione, ma solo chiacchiere. 
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Vorrei quindi riflettere sul mistero del linguaggio. «Il tuo accento ti tradisce» (Mt 26,73), dicono coloro che siedono nel cortile del sommo sacerdote a Pietro. Il linguaggio che usiamo tradisce il nostro atteggiamento interiore, tradisce anche i nostri bisogni repressi e le nostre aggressività rimosse. Perciò è bene considerare i presupposti del linguaggio e riflettere sull’atteggiamento interiore che traspare dal linguaggio.
Il linguaggio modella un’epoca e una società. 

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Quando viaggio in treno e ascolto attentamente le conversazioni delle persone che ho attorno, a volte mi spaventa la banalità del loro linguaggio. Dicono molte parole, ma non dicono veramente qualcosa.
Nelle loro parole il mondo non giunge al linguaggio. Naturalmente a volte mi colpisce anche l’incapacità di pronunciare frasi compiute. Si lanciano qua e là solo brandelli di frasi. Ma questa non è conversazione. Questo non crea una comunione di parola. La lingua non unisce, ma rinvia solo all’isolamento e alla mancanza di dimora delle persone. Essi non abitano più nella lingua. 
(...)
Attraverso il linguaggio la persona cambia. Imparando a parlare diversamente diventiamo diversi. Naturalmente non basta praticare questo linguaggio diverso solo esteriormente; esso deve essere espressione del nostro diverso modo di pensare. Pensare e parlare si influenzano a vicenda.

- Anselm Grün - 
Da: Parlare attentamente, tacere con forza. Per una nuova cultura della comunicazione, ed. Messaggero di sant’Antonio


Buona giornata a tutti. :-)








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