Dissétati prima all'Antico Testamento, per poter bere quindi dal Nuovo.
Egli dice infatti quasi con premura : "Popolo che cammini nelle tenebre, vedi questa grande luce; su di te che abiti in terra tenebrosa, una luce rifulge" (Is 9,2 LXX).
O Signore, prendi questo cuore di pietra e donami un cuore
umano;
un cuore che ti ama, un cuore per rallegrarmi in
te"
(S. Ambrogio)
Deposizione di sant’Ambrogio, Vescovo
di Milano, Confessore e Dottore della Chiesa.
«Agì con saggezza Elena, che ha posto la croce sulla testa dei re, affinché nei
re sia adorata la croce di Cristo. Questa non è superbia, ma devozione, perché
si rende omaggio alla redenzione santa. Prezioso è dunque un tale timone
dell’Impero Romano, che governa il mondo intero e riveste la fronte dei
Principi, affinché siano banditori della fede quelli che solevano
perseguitarla. Giustamente il timone sta sul capo, perché, dove ha sede
l’intelligenza, ivi sia la tutela. Sul capo la corona, nelle mani le briglie:
la corona è formata dalla croce, perché risplenda la fede; anche le briglie
sono formate dalla croce, affinché l’autorità governi usando una giusta
moderazione, non un’imposizione ingiusta. Anche i Principi per concessione
della generosità di Cristo ottengano che, ad imitazione del Signore, si dica
dell’Imperatore Romano: “Hai posto sul suo capo una corona di pietre preziose”
(Ps. XX, 3). [...] Domando però: per quale motivo “una cosa santa sul morso”
(Cfr. Zac. XIV, 20), se non perché frenasse l’arroganza degli Imperatori,
reprimesse la dissolutezza dei tiranni, che, come cavalli, nitrivano smaniosi
di piaceri, perché potevano impunemente commettere adulteri? Quali turpitudini
conosciamo dei Neroni e dei Caligola e di tutti gli altri che non ebbero una
cosa santa sul morso! [...] Il potere, infatti, si abbandona senza ritegno al
vizio e, come bestie, i sovrani si contaminavano in sfrenate libidini e
ignoravano Dio. La croce del Signore li frenò e li distolse dalle cadute
dell’empietà, fece loro alzare gli occhi perché cercassero in cielo Cristo.
Deposero la museruola dell’incredulità, accolsero il morso della devozione e
della fede».
(S. Ambrosius, De obitu Theodosii, 48, 50, PL 1402B-1403A)