Il demone dell' orgoglio spinge l'anima tanto da
farla cadere dalla cima più elevata, la
convince a non riconoscere Dio come aiuto, ma a credere che sia lei stessa la
causa delle proprie buone azioni e la spinge a guardare i fratelli dall' alto
in basso, come se fossero ignoranti e sciocchi.
Dopo l'orgoglio vengono l'ira e
la tristezza, poi, come male estremo, il turbamento dello spirito, la pazzia e
le visioni di un gran numero di demoni sospesi nell' aria.
L'orgoglio
è anche il più pericoloso dei vizi: l'orgoglioso si ritiene Dio e nega, quindi, la propria umanità:
ciò lo conduce lontano dalla realtà, in un mondo apparente, nel quale si gonfia
sempre di più, per finire nella confusione spirituale.
L'orgoglio è ciò che
Carl G. Jung definisce "inflazione": ci si gonfia con contenuti dell'
inconscio e così si perde sempre di più il senso della realtà; si pensa di
essere un grande riformatore, un profeta o un santo.
Si negano le proprie ombre
e si viene invasi dal proprio inconscio senza accorgersene. Secondo Jung, tale
atteggiamento conduce alla perdita dell' equilibrio interiore, alla dissoluzione
della personalità.
In tal modo è appropriato parlare di demoni, quando si
tratta del pericolo dell' orgoglio, perché l'orgoglioso cade del tutto in
potere di tali demoni e, identificandosi con gli archetipi dell'inconscio,
viene posseduto in piena regola. Per questo motivo, proprio in relazione
all'orgoglio i monaci parlano di confusione o addirittura di perdita dello
spirito.
Gli
otto vizi e i demoni corrispondenti mettono in pericolo l'uomo in modo
crescente.
Mentre
le tre pulsioni fondamentali sono relativamente facili da tenere a bada, è
oggettivamente più difficile con i tre stati d'animo.
Da un uomo adulto ci si
aspetta che domini le pulsioni fondamentali tanto da non danneggiare la propria
personalità. Certo, qui si dà un più o un meno. Dato che le pulsioni svolgono
una funzione positiva, non si tratta di annullarle, ma piuttosto di integrarle
in maniera ordinata.
Nel confronto con i tre stati d'animo, tuttavia, si tratta
di integrare la propria ombra.
All'inizio si devono ammettere le esigenze e i
desideri, perché, in quanto emozioni negative, non arrivino a occupare l'anima
sottraendosi a ogni controllo. Poi, nella lotta contro la tristezza e l'apatia,
ne va in realtà del confronto con l'inconscio, ma soprattutto dell'integrazione
dell' anima, della parte femminile dell' anima che, quando viene rimossa,
nell'uomo si manifesta sotto forma di cattivo umore.
Sia secondo Jung che
secondo Evagrio, questo confronto si compie quando si è a metà della vita e si
presenta oggettivamente più difficile del dominio delle pulsioni.
Nella
battaglia contro la vanagloria e contro l'orgoglio ne va della sincerità verso
se stessi e della relazione a Dio.
Se si usa la terminologia di Jung, si tratta
della questione se l'Io fa posto al Sé, o se l'Io cerca di possedere i
contenuti dell'inconscio e in questo modo di arricchirsi, o se si apre e si
consegna al numinoso, che incontra soprattutto nell'archetipo di Dio.
Espressa
nel linguaggio religioso, si tratta della questione se io voglio sfruttare
Dio e gli uomini a mio vantaggio, o se voglio servire Dio e gli uomini, se sono
pronto a lasciar andare i miei ideali e le mie immagini di Dio e a consegnarmi
al vero Dio, ad affidarmi al suo amore.
- Anselm Grun -
da: Per vincere il male - Ed. San Paolo, pagg. 51-53
Buona giornata a tutti. :-)
L'orgoglio è anche il più pericoloso dei vizi: l'orgoglioso si ritiene Dio e nega, quindi, la propria umanità: ciò lo conduce lontano dalla realtà, in un mondo apparente, nel quale si gonfia sempre di più, per finire nella confusione spirituale.
Gli otto vizi e i demoni corrispondenti mettono in pericolo l'uomo in modo crescente.