Non ho sempre voluto più bene a
comesichiama?
Di solito le donne cominciano a pensare al
nome da dare al nuovo bambino appena si accorgono di aspettarlo. Lo scrivono
per esteso, lo pronunciano ad alta voce, lo provano con le amiche, lo ricamano
sui carnicini.
Quando il bambino nasce, gli sussurrano dolcemente il nome all'orecchio, lo scrivono su una dozzina di partecipazioni e lo comunicano all'ufficio anagrafico.
Quando il bambino nasce, gli sussurrano dolcemente il nome all'orecchio, lo scrivono su una dozzina di partecipazioni e lo comunicano all'ufficio anagrafico.
Dopo qualche anno e qualche altro bambino,
se lo dimenticano.
Mi è capitato di sentire madri provare
dieci o dodici nomi prima di avere la fortuna di incappare in quello giusto.
(Una volta che mi ero messa il pigiama alla rovescia, mia madre, pensando che
l'etichetta portasse il mio nome, mi chiamò Chicco per una settimana.)
Sembra che i bambini pensino che ci sia
qualcosa di freudiano in tutta questa storia.
Il vecchio trauma del se-mia-madre-mi-volesse-bene-davvero-ri-corderebbe-come-mi- chiamo.
Balle. Io voglio bene a Marc... Mar... Mic- Mas... comesichiama tanto quanto a Bet... Bru... Luc... Fil... insomma lo sai tu come ti chiami.
Il vecchio trauma del se-mia-madre-mi-volesse-bene-davvero-ri-corderebbe-come-mi- chiamo.
Balle. Io voglio bene a Marc... Mar... Mic- Mas... comesichiama tanto quanto a Bet... Bru... Luc... Fil... insomma lo sai tu come ti chiami.
Lo psichiatra del quartiere mi dà ragione.
Dice che non si possono fare generalizzazioni sulle madri che non sempre
riescono a chiamare i loro figli con il nome giusto.
Di solito è già buona che riesca a
ricordare perché li chiamo, figuriamoci il nome. L'altro giorno, parlando con
un giovanotto appena sposato, sono venuta a sapere che aveva sette fratelli e
non ricordava una sola volta in cui la madre l'aveva chiamato con il suo nome.
«Forse perché eravamo tanti», ha detto, «la povera mamma faceva confusione.»
Mi dispiace molto demolire questa teoria,
ma io sono stata a lungo figlia unica, eppure venivo chiamata di volta in volta
Sara... Bea... Cris... Vir... Edna. Alla fine,
disperata, mia madre si metteva a gridare: «Quante volte ti devo chiamare prima
che ti degni di rispondere?»
E io urlavo di rimando: «Risponderò quando
mi chiamerai col mio nome».
«Ma ci sono andata vicino, no?» gridava
lei.
«Ci sei quasi arrivata, con Edna.»
«Ci sei quasi arrivata, con Edna.»
«Edna è un nome che mi è sempre piaciuto»,
diceva lei tutta soddisfatta. «Avrei proprio dovuto chiamarti Edna.»
«E allora perché mi hai chiamata Erma?» «Perché era facile da ricordare.»
«E allora perché mi hai chiamata Erma?» «Perché era facile da ricordare.»
(Erma Bombeck)
"Per un genitore è importante capire che suo figlio,
più ancora che un ingegnere o un medico, deve saper diventare un uomo".
- Piero Angela -
Quello che agli altri,
spesso, può apparire sciocco e insignificante, per noi può essere strumento per
raggiungere grandi traguardi.
Illustrazione:
Monica Carretero
La vita non è una competizione. Non è una corsa per cercare
di essere migliore degli altri.
Perché ci sarà sempre qualcuno migliore di noi
che ci batterà. La vita è invece l’umile tentativo per cercare di dare il
meglio di noi stessi. E non abbiamo altri rivali che noi stessi…
(Agostino Degas)
Nel tempo ho
imparato
che l’unica persona di cui devo davvero prendermi cura,
che devo amare sempre,
che non devo far soffrire,
a cui devo tutto
sono io.
Avrò bisogno sempre di me stessa,
per questo devo trattarmi bene.
- M. Monroe -
che l’unica persona di cui devo davvero prendermi cura,
che devo amare sempre,
che non devo far soffrire,
a cui devo tutto
sono io.
Avrò bisogno sempre di me stessa,
per questo devo trattarmi bene.
- M. Monroe -
Buona giornata a tutti :-)