sabato 5 maggio 2012

Dalla "Lettera a Proba" di sant'Agostino, vescovo

Quando preghiamo non dobbiamo mai perderci in tante considerazioni, cercando di sapere che cosa dobbiamo credere e temendo di non riuscire a pregare come si conviene. Perchè non diciamo piuttosto col salmista: "Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore e ammirare il suo santuario" ? (Sal 26, 4).

Ivi infatti non c'è successione di giorni come se ogni giorno dovesse arrivare e poi passare. L'inizio dell'uno non segna la fine dell'altro, perchè vi si trovano presenti tutti contemporaneamente. La vita, alla quale quei giorni appartengono, non conosce tramonto.

Per conseguire questa vita beata, la stessa vera Vita in persona ci ha insegnato a pregare, non con molte parole, come se fossimo tanto più facilmente esauditi, quanto più siamo prolissi. Nella preghiera infatti ci rivolgiamo a colui che, come dice il Signore medesimo, già sa quello che ci è necessario, prima ancora che glielo chiediamo.

Potrebbe sembrare strano che Dio ci comandi di fargli delle richieste quando egli conosce, prima ancora che glielo domandiamo, quello che ci è necessario. Dobbiamo però riflettere che a lui non importa tanto la manifestazione del nostro desiderio, cosa che egli conosce molto bene, ma piuttosto che questo desiderio si ravvivi in noi mediante la domanda perchè possiamo ottenere ciò che egli è già disposto a concederci. Questo dono, infatti, è assai grande, mentre noi siamo tanto piccoli e limitati per accoglierlo. Perciò ci vien detto: "Aprite anche voi il vostro cuore! Non lasciatevi legare al gioco estraneo degli infedeli" (2 Cor 6, 13-14).

Il dono è davvero grande, tanto che nè occhio mai vide, perchè non è colore; nè orecchio mai udì, perchè non è suono; nè mai è entrato in cuore d'uomo, perchè è là che il cuore dell'uomo deve entrare. Lo riserveremo con tanta maggiore capacità, quanto più salda sarà la nostra fede, più ferma la nostra speranza, più ardente il nostro desiderio.

Noi dunque preghiamo sempre in questa stessa fede, speranza e carità, con desiderio ininterrotto. Ma in certe ore ed in determinate circostanze, ci rivolgiamo a Dio anche con le parole, perchè mediante questi segni, possiamo stimolare noi stessi ed insieme renderci conto di quanto abbiamo progredito nelle sante aspirazioni, spronandoci con maggiore ardore ad intensificarle. Quanto più vivo, infatti, sarà il desiderio, tanto più ricco sarà l'effetto. E perciò, che altro vogliono dire le parole dell'Apostolo: "Pregate incessantemente" (1 Ts 5, 17), se non questo: Desiderate, senza stancarvi, da colui che solo può concederla, quella vita beata, che niente varrebbe se non fosse eterna?
(Sant'Agostino)


Madonna col Bambino in trono, Sant'Agostino, l'Arcangelo Raffaello e Tobiolo
  Giovanni Antonio Sogliani
  Museo di S. Marco, Firenze.
Nella preghiera avviene la conversione del cuore verso Colui che è sempre pronto a dare se noi siamo in grado di ricevere. Nella conversione poi avviene la purificazione dell'occhio interiore, quando si escludono le cose che si bramavano temporalmente, e ciò affinché la pupilla del cuore possa sopportare la luce semplice che risplende senza tramonto o mutazione; e non solo sopportarla ma anche abitare in essa; e abitarvi non solo senza fastidio ma anche con ineffabile gaudio, nel quale consiste la vita veramente e genuinamente beata. (Sant' Agostino) da De serm. D. in m. 2, 3, 14)