Nel contesto delle beatitudini, 'fame e sete' significano chiaramente il desiderio ardente di una giustizia che va alla radice: è la giustizia nei riguardi di Dio, la tensione a una vita pienamente conforme alla volontà divina. Gli affamati e assetati di questa giustizia non potranno non essere saziati dal Padre che è nei cieli.
L'invito che le parole di Gesù ci rivolgono è di desiderare per la nostra vita ciò che è veramente essenziale.
Il Cristiano, ciascuno di noi, è sollecitato ad avere fame e sete anzitutto della volontà di Dio; che si compia quanto il Signore ritiene bene e giusto - ci venga concesso quindi anche il pane materiale -, ma specialmente ogni verità e giustizia, perché si realizzi il regno dell'amore di Dio.
Per aiutarvi nella meditazione personale, mi piace recitare il commento di don Luigi Serenthà sulla quarta beatitudine:
"Beati quelli che hanno fame e sete di fare la volontà di Dio, cioè che dicono: il mio nutrimento, il nutrimento su cui faccio crescere la mia vita, così come il corpo cresce sul pane e sull'acqua, non è la mia volontà, ma la volontà di Dio. Io ho fame di Dio, ho sete di lui, la sua volontà è punto di riferimento per la mia esistenza. Mi affido a Dio, lui è la mia gioia, ciò che egli mi rivela lo mangio e lo bevo con quella avidità con cui l'assetato e l'affamato bevono l'acqua e mangiano il pane".
"Beati quelli che hanno fame e sete di fare la volontà di Dio, cioè che dicono: il mio nutrimento, il nutrimento su cui faccio crescere la mia vita, così come il corpo cresce sul pane e sull'acqua, non è la mia volontà, ma la volontà di Dio. Io ho fame di Dio, ho sete di lui, la sua volontà è punto di riferimento per la mia esistenza. Mi affido a Dio, lui è la mia gioia, ciò che egli mi rivela lo mangio e lo bevo con quella avidità con cui l'assetato e l'affamato bevono l'acqua e mangiano il pane".
Sono parole molto belle, che esprimono il grande, inestinguibile desiderio dell'uomo e la risposta promessa dal Signore a tale desiderio.
(Card.Carlo Maria Martini)