mercoledì 24 agosto 2011

Educazione al senso personale e al mistero di Dio – don Tonino Bello

Che oggi sia difficile parlare di Dio, lo dicono in genere tutti gli studiosi di scienze umane. I quali, da tempo, puntellano questa loro convinzione esplicitando i molteplici fenomeni legati alla galassia della secolarizzazione, ben visibile del resto anche a occhio nudo.
Che poi, oltre che difficile, il discorso su Dio sia diventato oggi anche molto tribolato, lo dicono tutti gli educatori pastorali. per i quali l'antico vocabolario che serviva a dare i nomi alle orme della presenza divina è da tempo entrato in disuso.
Un fatto è certo: gli articolati sillogismi dei manuali, impressionanti per rigore scientifico e per lucidità filosofica, ti muoiono sulle labbra ogni volta che devi tentare un approccio che non voglia rimanere sospeso sulle trame della sterile accademia. Le solide costruzioni del pensiero, in cima alle quali, gradino dopo gradino, la ragione consolidava un tempo l'immagine di Dio, rischiano di ruzzolare alla prima argomentazione di segno contrario. Le stesse trionfanti conclusioni, a cui talvolta è dato di giungere senza che si siano frapposti ostacoli dialettici, non scaldano più che tanto gli interlocutori.
Il parlare di Dio, insomma, è diventato sempre più pro­blematico, sia per il cambio del vocabolario, sia per le in­terferenze che ne disturbano la comunicazione, sia perché il mondo, soddisfatto da idoli più appaganti sul piano della fruizione immediata, se non proprio non ne avverte il biso­gno, lo relega per lo meno nell'area dell'insignificanza.
Eppure, Dio è nascosto nel cuore di tutti, se non come presenza, almeno come nostalgia. «O Signore, noi siamo stati fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non ri­posa in te». Così affermava Agostino. E la liturgia, facen­dogli eco, geme nelle gramaglie del Venerdì santo: «O Dio, tu hai messo nel cuore degli uomini una così profonda no­stalgia di te, che solo quando ti trovano hanno pace! ... ».
Si tratta, allora, per un educatore,  di fare leva su questa nostalgia che l'uomo si porta incorporata. Non sul falli­mento delle ideologie, o sulla catastrofe del pensiero, o sulla caduta delle mode culturali. Sarebbe ben triste che l'idea di Dio dovesse prender corpo alimentandosi delle macerie degli idoli.
E allora, per educare al senso personale di Dio e all'ac­coglimento del suo mistero, pur essendoci tanti sentieri di­versificati, ‑ forse ce n'è uno personale e irripetibile per ciascuno di noi, ‑ possiamo indicare alcune linee privile­giate su cui oggi far leva.



(don Tonino Bello)
Fonte: "Dire Dio oggi. Dallo stupore alla trascendenza"
Scrigni, collana diretta da don Ciccio Savino, Ed. Insieme, pagg.5 e 6