Che poi, oltre che difficile, il discorso su Dio sia diventato oggi anche molto tribolato, lo dicono tutti gli educatori pastorali. per i quali l'antico vocabolario che serviva a dare i nomi alle orme della presenza divina è da tempo entrato in disuso.
Un fatto è certo: gli articolati sillogismi dei manuali, impressionanti per rigore scientifico e per lucidità filosofica, ti muoiono sulle labbra ogni volta che devi tentare un approccio che non voglia rimanere sospeso sulle trame della sterile accademia. Le solide costruzioni del pensiero, in cima alle quali, gradino dopo gradino, la ragione consolidava un tempo l'immagine di Dio, rischiano di ruzzolare alla prima argomentazione di segno contrario. Le stesse trionfanti conclusioni, a cui talvolta è dato di giungere senza che si siano frapposti ostacoli dialettici, non scaldano più che tanto gli interlocutori.
Il parlare di Dio, insomma, è diventato sempre più problematico, sia per il cambio del vocabolario, sia per le interferenze che ne disturbano la comunicazione, sia perché il mondo, soddisfatto da idoli più appaganti sul piano della fruizione immediata, se non proprio non ne avverte il bisogno, lo relega per lo meno nell'area dell'insignificanza.
Eppure, Dio è nascosto nel cuore di tutti, se non come presenza, almeno come nostalgia. «O Signore, noi siamo stati fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te». Così affermava Agostino. E la liturgia, facendogli eco, geme nelle gramaglie del Venerdì santo: «O Dio, tu hai messo nel cuore degli uomini una così profonda nostalgia di te, che solo quando ti trovano hanno pace! ... ».
Si tratta, allora, per un educatore, di fare leva su questa nostalgia che l'uomo si porta incorporata. Non sul fallimento delle ideologie, o sulla catastrofe del pensiero, o sulla caduta delle mode culturali. Sarebbe ben triste che l'idea di Dio dovesse prender corpo alimentandosi delle macerie degli idoli.
E allora, per educare al senso personale di Dio e all'accoglimento del suo mistero, pur essendoci tanti sentieri diversificati, ‑ forse ce n'è uno personale e irripetibile per ciascuno di noi, ‑ possiamo indicare alcune linee privilegiate su cui oggi far leva.
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