Ogni volta che penso alla morte, l'unica
immagine che mi sovviene nitida è quella di un azzurro intenso e una grande pace
interiore.
Sono felice di essere cristiano, perchè so che dopo ci sarà qualcosa,
una vita che dura sempre.
E Gesù mi ha anticipato in questo percorso insieme con
Sua Madre.
La morte non è la fine, ma il fine di una esistenza.
Uno muore come ha
vissuto.
A volte penso alla stranezza della vita.
Facciamo tante cose, siamo molto
avidi nel possedere, e poi tutto può svanire da un momento all'altro.
L'unica
possibilità per compiere un'azione simile alla morte è l'amore.
Per questo il
Cantico dei cantici proclama: "Forte come la morte è l'Amore". Solo
l'Amore vero, gratuito, ospitale, può battersi con la morte.
Perchè l'Amore è
l'unica cosa che rimane sempre.
Perchè se io amo veramente una persona, questo
amore rimane immortale. E se anche perdo fisicamente la persona, questa rimane
dentro il mio cuore.
Per questo non ho paura della morte.
La temo, questo sì,
come è normale che sia, ma non ho paura.
Perchè so che mentre vivo sto già
morendo, quando perdo amicizie, relazioni, vitalità fisica.
Eppure sono certo
che proprio mentre vivo, costruisco la vita eterna.
Perchè l'eternità comincia
fin da ora.
San Giovanni infatti dice: " Chi crede in me, ha la vita
eterna".
Non dice avrà, ma ha fin da ora.
Quando penso al mio passato, mi
guardo l'oggi e rifletto sul futuro, mi sento sereno. Dio mi ha guidato e mi
guiderà sempre. Quando una persona capisce questo passaggio, comprende l'essenza
della vita.
Noi facciamo poco in questa vita, è Dio che in fondo fa tutto.
Noi
siamo su questa terra solo per amare. E per essere amati.
In primo luogo da
Dio. Nel mese di novembre ricordiamo i nostri cari defunti, ma teniamo vivo il loro
ricordo in noi.
Siamo chiamati a commemorare, a fare memoria.
Queste persone
tornano a parlare a noi nella comunione dei santi.
Cielo e terra si uniscono per
rendere lode a Gesù.
L'eterno riposo dona a loro o Signore e a noi dona una
gioia pura.
La gioia di appartenere a Gesù.
Per questo San paolo dice: " Per
me vivere è Cristo e morire un guadagno".
- don Luigi Trapelli -
Tremo di fronte a queste parole, in questo
giorno in cui mi accorgo che sono sempre di più coloro che ho amato e perduto,
per i quali il cuore grida che non è possibile che l'amore finisca.
Ma l'oscurità resta.
E il dolore non passa col tempo.
Così mi affido alla fede di un altro. E alla
sua speranza.
Perché possa diventare la mia.
- Franca Negri -
"Com'è difficile Dio" mormora il
protagonista una sera, ed è questa la sua preghiera più estrema. " Fatti
vedere,Tu che mi spii-"
"..La morte stessa si rivela qui non
come il destino naturale di ogni uomo, ma anzi come la sua contraddizione.
Proprio in un sanatorio ci si accorge che l'uomo non è fatto per morire:
"Ma poi è vero che dobbiamo morire?" si chiede uno dei personaggi .
"Io non ci credo sempre, specialmente la sera, prima di addormentarmi,
quando faccio pace col mondo e lo saluto; buona notte, vestiti, seggiole,
macchie sul muro; buona notte, tutte le cose. So in quel momento di essere al
sicuro, so che mi sveglierò domani, infallibilmente, coi polmoni nuovi, netti,
senza più i bachi che mi ci avete messo dentro a mangiare ". Ed ecco
dunque anche la radice dell'amicizia che nasce tra i pazienti, in cui la
speranza - non della guarigione, ma di un'impensabile salvezza - non è morta:
spronarsi a farsi ferire da quel Dio su cui sono scettici, di cui ridono, ma di
cui parlano di continuo: quel Dio irrequieto e impossibile, quel Dio sulla cui
natura non riescono a raccapezzarsi; quel "Dio predone, veltro celeste
che ci insegue e ci sforza e ci ama."
"Com'è difficile Dio" mormora il protagonista una sera, ed è questa
la sua preghiera più estrema. " Fatti vedere, Tu che mi spii"
- da Fabrizio Sinisi, "Ma poi è vero
che dobbiamo morire? Io non ci credo..." Gesualdo Bufalino, "
L'untore" e quelle domande dei malati da rileggere, per lasciarsi ferire
da Dio. -
In Tracce, novembre 2017
Buona giornata a tutti. :-)