Široki Brijeg. Il 23 luglio 1846 dodici frati originari dell’Erzegovina decisero di porre le fondamenta di una chiesa che immensamente cara divenne, nei tempi a venire, al popolo croato. Sulla pietra della prima posa è ancora possibile leggerne la profetica iscrizione: “Separati dalla Bosnia, senza pane e tetto, ricchi solo della fede in Dio, in questo convento e nella Chiesa […] sotto la protezione della Madonna assunta in cielo, hanno fondato questo convento i francescani di Erzegovina”.
Ci si potrebbe dunque domandare, e a
ragione, quale evento straordinario possa rappresentare- ed aver rappresentato-
la semplice costruzione di una chiesa in un paese dal nome pressoché impronunciabile
o, se non altro, sconosciuto ai più.
Ebbene, la risposta esigerebbe un
piccolo excursus circa la difficoltosa e sofferta storia della Bosnia ed
Erzegovina.
Durante la dominazione ottomana della
Bosnia, infatti, non risultò infrequente che i francescani venissero umiliati,
picchiati, detenuti e anche assassinati.
La loro presenza immancabile sul
territorio rappresentò, tuttavia, un punto di riferimento incrollabile
soprattutto nei periodi più cupi ed oscuri che tale popolo si trovò a fronteggiare.
Non a caso il vescovo Stadler arrivò a sentenziare che “Probabilmente non c’è
un paese al mondo che debba ringraziare tanto i francescani quanto la
Bosnia-Erzegovina. […] Hanno vissuto per la Bosnia e sono morti per essa fino a
che giorni migliori sono tornati a queste terre, ancora una volta grazie a
loro”.
Il calvario continuò nel 1942.
Erano gli ultimi giorni
dell’occupazione tedesca dei Balcani, i partigiani prima e le truppe regolari
sotto il maresciallo Tito poi, compirono efferate stragi di religiosi cattolici
persino nei mesi successivi alla pace del 1945.
L’odio comunista e la sua violenza
annoverarono fra le proprie vittime oltre settecento sacerdoti e religiosi-
accusati di collaborazionismo- e circa settanta frati francescani, trenta dei
quali, per l’appunto, di Široki Brijeg.
Il 7 febbraio del 1945, infatti, i
partigiani comunisti decisero di distruggere le fondamenta di quello che era
divenuto il simbolo cristiano più importante dell’intera Erzegovina: il
santuario di Široki Brieg, dedicato alla Madonna assunta in Cielo.
Il valore culturale e la maestosità
religiosa di tale luogo risiedevano nella presenza di un seminario, di una
scuola ginnasiale e di una biblioteca (edificati successivamente alla chiesa)
la cui imponenza morale si tradusse nella propulsione e nella diffusione di una
Sapienza formidabile e di una Bellezza che Sant’Agostino definirebbe, ancora
oggi, “tanto antica e tanto nuova”.
Tra i trenta francescani, infatti,
figuravano laureati in musica, filosofia, teologia, lettere antiche, filologia
classica, matematica, fisica e lingue romaniche. Diversi tra loro erano docenti
di latino, greco, inglese, francese e tedesco.
Questi padri di etnia croata avevano
studiato non soltanto nella vicina Mostar, ma anche in Francia o in Slovenia,
in Polonia o in Austria, in Slovacchia o in Germania.
Il brulicare delicato quanto impetuoso
di tanto genio e di tanta Grazia, scandita dagli indispensabili momenti di
preghiera in latino, provocarono una reazione drasticamente tragica in chi,
quell’aspirazione al Paradiso, non poteva concepirla né, tantomeno, accettarla.
Avvenne così, verso la fine della
mattinata di quel 7 febbraio, che i partigiani comunisti di Tito- dopo aver
tentato di abbattere la chiesa a seguito di ben 290 cannonate- cercarono di
costringere prima 12 frati e in seguito i restanti, tra minacce e bestemmie, a
rinunciare all’abito. Nessuno, dai più giovani (sei avevano solamente 20 o 21
anni) ai più anziani, abiurò la propria fede e la propria vocazione.
Vennero così portati fuori dal
convento ed uccisi uno ad uno. I loro corpi furono trascinati nel rifugio
antiaereo poco distante dalla chiesa, vennero cosparsi di benzina e poi
bruciati.
Non paghi di ciò, i partigiani
distrussero anche la biblioteca, contenente migliaia di volumi che
documentavano le sofferenze e la tormentata storia del popolo croato
dell’Erzegovina.
successivamente la polizia segreta si limitò a registrare coloro che- alquanto coraggiosamente- si recavano a porre i loro omaggi ai martiri.
La memoria privata dei trenta padri
continuò però misteriosamente a farsi spazio con forza e potenza tra la gente
comune.
E proprio tra quella gente, il segno
indelebile di un avvenimento inenarrabilmente ingiusto, ignobile e disumano,
iniziò a condurre ad una certezza- tutt’altro che flebile- che iniziò a
scorgere nel martirio di quegli uomini (tanto virili da accettare di morire per
il proprio Dio) non una umiliante sconfitta, ma una gloriosa e trionfante
vittoria dal sapore di Risurrezione.
Verso la fine dell’anno 1991 venne
presentata, presso la Santa Sede, la documentazione necessaria per la causa di
beatificazione dei martiri francescani di Široki Brijeg.
Si realizzarono così le parole che
quei pochi frati fissarono sulla pietra alle origini:
“Ricchi solo della fede in Dio”.
E “sotto la protezione della Madonna
assunta in cielo”.
- Eleonora Barberio -
da: progettoprometeo.it
Si sono immolati per la pace e per il bene di tutta la Chiesa.
Questi sono i frati che sono divenuti maturi per il martirio - alcuni avevano solo vent’anni - e che sono stati capaci di testimoniare per Cristo e dimostrare chi è Cristo per loro, per noi. Con amore e venerazione ti rivelo i loro nomi e cognomi, (…). Così, tu potrai riflettere come ognuno, con il proprio nome e la propria vita, può anche oggi servire Dio e può rispondere alla Sua chiamata.
O Regina dei martiri, la Tua potente
intercessione ottenga ai tuoi “Cari figli martiri” la giusta gloria nella
Chiesa pellegrinante, quella gloria che già posseggono nella Chiesa celeste.
O Regina dei martiri, la Tua potente
intercessione ottenga al mondo intero una fede incrollabile, una fede grande e
pura come quella testimoniata dai nostri martiri francescani. Amen
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