Indubbio che la lamentela di qualcuno ci provochi
stress. Basta osservare a che stadio può portarci una persona che si lamenta in
nostra presenza.
Non ci vuole molto perché iniziamo a preoccuparci, a
deprimerci o ad avere paura, perché anche se quella persona parla del maltempo,
della politica o dello stato economico del Paese abbiamo rapidamente la
sensazione che tutto vada male e che si debba fare qualcosa per difendersi da
quella situazione.
Gli scienziati dicono che il nostro cervello
interpreta automaticamente la lamentela come una minaccia, scatenando come
risposta una serie di processi fisiologici che sarebbero indispensabili in una
situazione d’emergenza.
L’asse ipotalamico-ipofisiario-adrenale attivato in
queste situazioni provoca un’esplosione immediata di cortisolo. In circostanze
brillantemente predette dalla natura, la tensione provocata dal cortisolo ci
aiuterebbe a lottare contro il nemico o a fuggire, il che a sua volta porterebbe
a una corrispondente riduzione della tensione.
Quando però il cervello riceve
segnali sulla nostra situazione negativa e non facciamo nulla (dopo tutto,
siamo ancora seduti ad ascoltare la storia di insoddisfazione di qualcuno), ci
troviamo in una situazione terribile.
I nostri neuroni muoiono, il che porta a una serie di
conseguenze dolorose.
La corteccia prefrontale, responsabile del controllo
delle emozioni e del decision making, e l’ippocampo, noto per il fatto di
ricordare, imparare ed essere collegato all’intelligenza, corrono un grande
pericolo. Per questo, agli studenti di Filologia si ripete che se stressano
troppi gli alunni non insegneranno loro niente.
Ascoltare lamentele può essere
ugualmente pericoloso, perché riduce significativamente l’ippocampo, che è
proprio l’area del cervello che soffre nelle persone malate di Alzheimer.
La lamentela è contagiosa
Lo psicologo dottor Travis Bradberry, autore di
“Intelligenza emotiva 2.0”, sostiene che i neuroni possono favorire le
lamentele e portarci a una lamentela automatica. Quando facciamo qualcosa, i
neuroni si ramificano per migliorare il flusso di informazioni la prossima
volta che si verificherà quel comportamento. Il lavoro dei neuroni opera quindi
come se stessimo costruendo un ponte. Non ha senso costruirlo ogni volta che
attraversiamo un fiume. È meglio farlo una volta per tutte e fatto bene.
Succede questo quando ci lamentiamo o ascoltiamo delle
lamentele. Per noi è molto più facile farlo di nuovo, e la lamentela diventa
quindi qualcosa di automatico. Diventa la prima opzione, quello che faremo
preferibilmente piuttosto che pensare in positivo.
Lamentarsi diventerà il
nostro comportamento predeterminato, e distruggerà la nostra chimica cerebrale
come un virus difficile da controllare.
La lamentela è contagiosa come un virus.
Ne sono
responsabili i cosiddetti “neuroni specchio”, che sono la base della nostra
capacità di provare empatia.
Per questo, più si è empatici, più si sarà
influenzati dallo stato d’animo di un’altra persona. Ascoltare lamentele è come
la salute del fumatore passivo: non serve fumare per risentire dei gravi
effetti del contatto con il tabacco.
Lamentele positive e lamentele negative?
Non per questo bisogna chiudersi in una bolla di
egoismo e isolarsi dalle persone che soffrono.
Una cosa è ascoltare la sofferenza di una persona che
ha davvero un problema, o le correzioni che può farci una persona che crede che
abbiamo bisogno di sostegno in un aspetto della nostra vita, un’altra è
ascoltare come una persona descrive costantemente il mondo a tinte fosche, come
esprime incessantemente il suo pessimismo vitale.
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Parlare di difficoltà alla ricerca di una soluzione ha
senso. E state tranquilli, perché ascoltare i problemi di un amico non vi
priverà di alcuna parte importante del vostro ippocampo. Ve lo garantiamo. Di
fatto, è molto positivo per stabilire rapporti e legami più solidi con le
persone con cui condividiamo la vita.
Ciò non toglie che sia importante far capire a chi si
lamenta costantemente che questa visione pessimista è negativa per la sua
salute mentale.
È bene evitare di lamentarsi e anche non trovarsi con chi vuole
avere a che fare con voi solo per raccontarvi problemi o criticare
continuamente il vostro comportamento.
L’immunità al virus della lamentela
Come proteggersi da un circolo vizioso di lamentele?
Il dottor Travis Bradberry consiglia di sviluppare un atteggiamento di
gratitudine. Il segreto è trovare per ogni pensiero negativo un pensiero
positivo, cercando l’equilibrio.
Ad esempio, “Fa caldo, è un incubo, ma sono felice
perché posso comprare un ventilatore che a questo mondo non tutti si possono
permettere”.
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Un altro esempio: “Devo fare ancora una volta la
dichiarazione dei redditi. La odio e non so come farla, ma sarebbe peggio se
non avessi un lavoro e dovessi scrivere uno zero in ogni casella”.
È proibito nascondere i pensieri negativi sotto al
tappeto. Se la paura è forte e si ripete, a volte vale la pena di lavorare con
un terapeuta, perché ignorare in modo irresponsabile la sofferenza mentale può
provocare una depressione profonda. I problemi seri, poi, vanno semplicemente
risolti, ed è importante chiedere aiuto.
Se le vostre lamentele sono però un riflesso con cui
analizzate ogni elemento anche banale della realtà, il metodo di praticare la
gratitudine è quello che fa per voi.
Potete usarlo per ottenere felicità senza
cercarla e migliorare seriamente la vostra salute fisica e mentale.
Buona giornata a tutti. :-)
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