Molti sono i cristiani, figli miei, che non
sanno assolutamente perché sono al mondo… “Mio Dio, perché mi hai messo al
mondo?”. “Per salvarti”. “E perché vuoi salvarmi?”. “Perché ti amo”.
Com’è bello conoscere, amare e servire Dio!
Non abbiamo nient’altro da fare in questa vita.
Tutto ciò che facciamo al di
fuori di questo, è tempo perso.
Bisogna agire soltanto per Dio, mettere le
nostre opere nelle sue mani… Svegliandosi al mattino bisogna dire: “Oggi voglio
lavorare per te, mio Dio! Accetterò tutto quello che vorrai inviarmi in quanto
tuo dono.
Offro me stesso in sacrificio. Tuttavia, mio Dio, io non posso nulla
senza di te: aiutami!”.
Oh! Come rimpiangeremo, in punto di morte,
tutto il tempo che avremo dedicato ai piaceri, alle conversazioni inutili, al
riposo anziché dedicarlo alla mortificazione, alla preghiera, alle buone opere,
a pensare alla nostra miseria, a piangere sui nostri peccati!
Allora ci
renderemo conto di non aver fatto nulla per il cielo.
Che triste, figli miei! La maggior parte dei
cristiani non fa altro che lavorare per soddisfare questo “cadavere” che presto
marcirà sotto terra, senza alcun riguardo per la povera anima, che è destinata
ad essere felice o infelice per l’eternità.
La loro mancanza di spirito e di
buon senso fa accapponare la pelle!
Vedete, figli miei, non bisogna dimenticare
che abbiamo un’anima da salvare ed un’eternità che ci aspetta.
Il mondo, le
ricchezze, i piaceri, gli onori passeranno; il cielo e l’inferno non passeranno
mai. Stiamo quindi attenti!
I santi non hanno cominciato tutti bene, ma
hanno finito tutti bene.
Noi abbiamo cominciato male: finiamo bene, e potremo
un giorno congiungerci a loro in cielo.
- San Giovanni Maria Vianney -
La sordità spirituale
Dobbiamo rivolgere la nostra attenzione al
Vangelo che racconta la guarigione di un sordo-muto da parte di Gesù.
Anche lì
incontriamo di nuovo i due aspetti dell’unico tema.
Gesù si dedica ai
sofferenti, a coloro che sono spinti ai margini della società. Li guarisce e,
aprendo loro così la possibilità di vivere e di decidere insieme, li introduce
nell’uguaglianza e nella fraternità.
Questo riguarda ovviamente tutti noi: Gesù
indica a tutti noi la direzione del nostro agire, il come dobbiamo agire.
Tutta
la vicenda presenta, però, ancora un’altra dimensione, che i Padri della Chiesa
hanno messo in luce con insistenza e che concerne in modo speciale anche noi
oggi.
I Padri parlano degli uomini e per gli uomini del loro tempo. Ma quello che
dicono riguarda in modo nuovo anche noi uomini moderni.
Non esiste soltanto la
sordità fisica, che taglia l’uomo in gran parte fuori della vita sociale.
Esiste una debolezza d’udito nei confronti di Dio di cui soffriamo specialmente
in questo nostro tempo. Noi, semplicemente, non riusciamo più a sentirlo – sono
troppe le frequenze diverse che occupano i nostri orecchi. Quello che si dice
di Lui ci sembra pre-scientifico, non più adatto al nostro tempo.
Con la
debolezza d’udito o addirittura la sordità nei confronti di Dio si perde
naturalmente anche la nostra capacità di parlare con Lui o a Lui.
In questo
modo, però, viene a mancarci una percezione decisiva.
I nostri sensi interiori
corrono il pericolo di spegnersi.
Con il venir meno di questa percezione viene
circoscritto poi in modo drastico e pericoloso il raggio del nostro rapporto
con la realtà in genere.
L’orizzonte della nostra vita si riduce in modo
preoccupante.
- papa Benedetto XVI -
Omelia, München, 10 settembre
2006
Buona giornata a tutti. :-)
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