venerdì 3 febbraio 2012

Io amo i bambini – Padre Michel Quoist

E gli si presentavano bambini perché li toccasse: ma i
discepoli li sgridavano. Gesù accortosene, si sdegnò e
disse loro:
“Lasciate venire a me i bambini, non glielo impedite,
perché di questi è il regno di Dio. Vi dico in verità: chi
non accoglierà il regno di Dio come un bambino, non
entrerà in esso.” (Marco 10, 13-15)

Io amo i bambini, dice Dio. Voglio che rassomigliate loro.
Non amo i vecchi, dice Dio, a meno che siano ancora dei bambini.
Così non voglio che bambini nel mio Regno, è stabilito dall'eternità.
Bambini storpi, bambini gobbi, bambini rugosi, bambini dalla
barba bianca, ogni specie di bimbi che credete,
ma bambini, solo bambini.
Non c'è da discutere, è decretato, non v'è posto per gli altri.


Amo i bambini piccoli, dice Dio, perché la Mia immagine in
essi non è ancora offuscata.
Non hanno sabotato la Mia somiglianza, sono nuovi, puri,
senza cancellatura, senza raschiatura.
Così, quando dolcemente Mi chino su loro, Mi ritrovo in essi.
Amo i bambini perché stanno ancora crescendo, perché stanno

ancora formandosi.
Sono per strada, sulla strada.
Dai grandi invece, dice Dio, non si può più cavar nulla.
Non cresceranno più, non si formeranno più.
Sono bloccati.

Sono un disastro i grandi, dice Dio, si credono degli arrivati.

Amo i bambini alti, dice Dio, perché stanno ancora lottando,
perché commettono ancora peccati.
Non perché li commettono, dice Dio, Mi capite, ma perché sanno

di commetterli, e lo dicono, e si sforzano di non commetterli più.
Ma i grandi, dice Dio, non li amo, non hanno mai fatto male ad

alcuno, non hanno nulla da rimproverarsi.
Non posso perdonare loro nulla, non hanno nulla da farsi perdonare.
È penoso, dice Dio. Penoso perché non è vero.


Ma soprattutto, dice Dio, oh! Soprattutto!  amo i bambini per
 il loro sguardo. Lì leggo la loro età.
Nel mio Cielo non vi saranno che occhi di cinque anni, perché

non conosco nulla di più bello di uno sguardo puro di
bimbo.
Non deve stupire, dice Dio. Io abito in essi e Io mi affaccio

alle finestre della loro anima.
Quando vi trovate dinanzi a uno sguardo puro, Io vi sorrido

attraverso la materia.
Invece, dice Dio, non conosco nulla di più triste di occhi spenti in
una figura di bimbo.
Le finestre sono aperte, ma la casa è vuota.
Restano due fori neri, ma non più Luce; due occhi, ma non più sguardo.
E io sto triste alla porta, e ho freddo, attendo e busso. Ho

fretta di entrare.
E l'altro è solo: il bimbo.
Si ottunde, si irrigidisce, si dissecca, invecchia. Povero vecchio,

dice Dio!
Alleluia, Alleluia, dice Dio, aprite tutti, piccoli vecchi.
Il vostro Dio, l'Eterno risorto viene a risuscitare in voi il bimbo!
Affrettatevi, è tempo, sono pronto a rifarvi un bel viso di bimbo,
un sereno sguardo di bimbo…
Infatti Io amo i bambini, dice Dio, e voglio che rassomigliate loro.



(Padre Michel Quoist)
Fonte: “Preghiere” di Michel Quoist, Ed. Marietti, 1954, (pag. 9 e 10)

Il celibato non sclerotizza le capacità affettive, anzi è il contrario: esige che esse crescano infinitamente dilatando il proprio cuore ai confini del Mondo. (“Riuscire” di M.Quoist, p. 55)