Si
stava giocando da qualche momento ed ecco che un vento forte scuote gli alberi
e ci fa alzare gli occhi per vedere cosa succedeva, perché il giorno era
sereno. Vediamo allora che sopra l' uliveto viene verso di noi quella figura di
cui ho già parlato. Giacinta e Francesco non l' avevano mai vista e io non
gliene avevo mai parlato. A mano a mano che si avvicinava, riuscivamo a
scorgerne le fattezze: un giovane di 14 o 15 anni, più bianco che se fosse
stato di neve, e il sole lo rendeva trasparente come se fosse stato di
cristallo e di una grande bellezza. Arrivato vicino a noi ci disse:
-
Non abbiate paura. Sono l' angelo della pace. Pregate con me. - E,
inginocchiatosi per terra, curvò la fronte fino al suolo e ci fece ripetere tre
volte queste parole: - Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo! Io vi domando
perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano.
Poi,
alzandosi disse loro:
-
Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alla voce delle vostre
suppliche.
Quindi scomparve. Francesco vide l’apparizione ma non udì le parole, che gli saranno riferite da Lucia e da Giacinta.
IL
PERIODO DI PREPARAZIONE CHE PRECEDE LE APPARIZIONI DELL'ANGELO
Le
apparizioni dell'Angelo, nel 1916, furono precedute da tre altre visioni,
dall'aprile all'ottobre del 1915 nelle quali Lucia e altre tre pastorelle Maria
Rosa Matias, Teresa Matias e Maria Justino, videro, sempre sul colle del
Cabeço, sospesa nell'aria sull'albereto della valle «come una nuvola più bianca
della neve, qualcosa di trasparente, con forma umana».
Era
«una figura come se fosse una statua di neve, che i raggi del sole rendevano in
qualche modo trasparente».
La
descrizione è della stessa suor Lucia.
Le
sue parole s' impressero talmente nel nostro spirito, che noi non le scordammo
mai più. E da allora noi trascorrevamo lunghi periodi di tempo, così
prosternati, ripetendole a volte fino a cadere dalla stanchezza. Raccomandai
subito che era necessario mantenere il segreto e, questa volta, grazie a Dio,
fecero come volevo io.
Passò
un bel po' di tempo e un giorno d' estate, che eravamo andati a passare la
siesta a casa, stavamo giocando in cima a un pozzo, che i miei avevano in fondo
al giardino e che si chiamava Arneiro. (Nello scritto su Giacinta, ho già
parlato anche di questo pozzo). Improvvisamente, vediamo vicino a noi la stessa
figura, o angelo, come mi pare che doveva essere e dice:
-
Che fate? Pregate, pregate molto! I Cuori santissimi di Gesù e di Maria hanno
sopra di voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all' Altissimo
orazioni e sacrifici.
-
E come dobbiamo sacrificarci? - domandai.
-
Offrite a Dio il sacrificio di tutto quello che vi sarà possibile, in atto di
riparazione dei peccati, con cui Lui viene offeso e per impetrare li
conversione dei peccatori. Attirate così, sopra la nostra patria, la pace. Io
sono il suo angelo custode, l' angelo del Portogallo. Soprattutto accettate e
sopportate con sottomissione le sofferenze che il Signore vi manderà.
Passò
parecchio tempo e andammo a pascolare il gregge in una proprietà dei miei
genitori situata sul pendio del monte di cui ho parlato, un po' sopra Valinhos.
È un uliveto chiamato Pregueira. Finito lo spuntino, decidemmo di andare a
pregare nella grotta che restava dall' altra parte del monte. Perciò si fece un
mezzo giro sul pendio e dovemmo arrampicarci su per alcune rocce, situate
proprio in cima alla Pregueira. Le pecore riuscirono a passare con molta
difficoltà.
Appena
arrivati ci mettemmo in ginocchio con la faccia a terra e cominciammo a
ripetere l' orazione dell' angelo: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo
ecc.». Non so quante volte avevamo ripetuto questa preghiera, quando vediamo
che sopra di noi brilla una luce sconosciuta. Ci alziamo per vedere che cosa
stava succedendo e vediamo l' angelo che aveva nella mano sinistra un calice,
sopra il quale stava sospesa un' ostia, dalla quale cadevano alcune gocce di
sangue dentro al calice. L' angelo lascia sospeso il calice per aria, s'
inginocchia vicino a noi e ci fa ripetere tre volte:
-
Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo, io vi offro il preziosissimo
corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli
della terra, in riparazione di tutti gli oltraggi, sacrilegi e indifferenze,
con i quali Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del suo santissimo
Cuore e del Cuore immacolato di Maria, vi domando la conversione dei poveri
peccatori.
Poi si alza, prende nelle mani il
calice e l' ostia. Dà a me l' ostia santa e il calice lo divise tra Giacinta e
Francesco, dicendo nello stesso tempo:
- Prendete e bevete il corpo e il
sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate
i loro crimini e consolate il vostro Dio.
E, prostrandosi nuovamente in terra,
ripeté con noi altre tre volte la medesima orazione: «Santissima Trinità ecc.»,
e scomparve.
Noi rimanemmo nella stessa posizione,
ripetendo sempre le stesse parole e quando ci alzammo, vedemmo che s' era fatto
sera e perciò era ora che ce ne andassimo a casa.
Vediamo
ora come la fede nella presenza reale può influenzare il modo di ricevere
la Comunione, e viceversa. Ricevere la Comunione sulla mano comporta
indubbiamente una grande dispersione di frammenti; al contrario, l’attenzione
alle più piccole bricioline, la cura nel purificare i vasi sacri, non toccare
l’Ostia con le mani sudate, diventano professioni di fede nella presenza reale
di Gesù, anche nelle parti più piccole delle specie consacrate: se Gesù è la
sostanza del Pane Eucaristico, e se le dimensioni dei frammenti sono accidenti
soltanto del pane, ha poca importanza quanto un pezzo di Ostia sia grande o
piccolo! La sostanza è la medesima! È Lui! Al contrario, la disattenzione ai
frammenti fa perdere di vista il dogma: pian piano potrebbe prevalere il
pensiero: “Se anche il parroco non fa attenzione ai frammenti, se amministra la
Comunione in modo che i frammenti possano essere dispersi, allora vuol dire che
in essi non c’è Gesù, oppure c’è ‘fino a un certo punto’”.
“Bisogna
ripensare il modo di distribuire la comunione”
del Cardinale Robert Sarah
Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti