Padre celeste!
In molti modi tu
parli a un uomo:
Tu, l’unico che ha
sapienza e intelligenza,
vuoi tuttavia
renderti comprensibile a lui.
Tu parli anche
quando taci;
perché parla anche
colui che tace,
per provare
l’amato;
parla anche colui
che tace affinchè l’ora del capire
sia tanto più
intima quando essa verrà.
Padre celeste, non
è forse così?
Oh, quando tutto
tace,
quando un uomo se
ne sta solo e abbandonato
e più non sente la
tua voce,
allora forse è per
lui come se la separazione
dovesse essere
eterna.
Oh, nel tempo del
silenzio,
quando un uomo
languisce nel deserto
e non sente la tua
voce:
allora è forse per
lui come se essa
fosse quasi del
tutto svanita.
Padre celeste, è
ben questo il momento del silenzio
dei confidenziali
colloqui.
Così fa’ che sia
benedetto anche questo tuo silenzio
Come ogni parola
che tu rivolgi all’uomo;
che egli non
dimentichi che tu parli
anche quando taci.
Donagli, mentre è
in attesa di te,
la consolazione di
capire che tu taci per amore,
così come parli per
amore;
di modo che, sia
che tu taccia o parli,
sei sempre il
medesimo Padre,
sia che ci guidi
con la tua voce
o ci educhi col tuo
silenzio.
(Søren Kierkegaard)
“Signore Gesù Cristo! Tu
sei venuto al mondo per essere servito e quindi neppure per farti ammirare o
adorare nell’ammirazione. Tu eri la via e la vita. Tu hai chiesto solo “imitatori”.
Risvegliaci, dunque, se ci siamo lasciati prendere dal torpore di questa
seduzione, salvaci dall’errore di volerti ammirare o adorare nell’ammirazione
invece di seguirti e assomigliare a Te.
Che differenza c’è quindi
fra un “ammiratore” e un imitatore? Un imitatore è, ossia aspira ad essere, ciò
ch’egli ammira; un ammiratore invece rimane personalmente fuori”.
Gesù quindi ci chiede non
di ammirarlo, ma di seguirlo.
- Søren Aabye Kierkegaard -
Nel
XII secolo, un monaco certosino di nome Guigo II nell'operetta Scala
claustraluim, meditando sul passo del Vangelo che dice "Chiedete e
otterrete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto", a seguito di
quella che descrisse come un'illuminazione codificò il metodo noto ancora oggi
con il nome di lectio divina. Guigo II descrisse le tappe più importanti della
lettura divina.
Il primo gradino di questa forma di preghiera è la lectio (lettura), si comincia con la lettura di un brano breve della Bibbia lentamente e con attenzione.
Il secondo gradino è la meditatio (meditazione). Durante questa tappa si riflette sul testo scelto.
Il terzo gradino è la oratio (preghiera), cioè il momento di pregare su ispirazione della nostra riflessione sul brano letto.
L'ultima tappa della Lectio è la contemplatio cioè la contemplazione, in silenzio.
A queste tappe i maestri spirituali odierni aggiungo anche l'actio (azione) ossia un proponimento operativo conseguente a quanto si è meditato nella parola, un'azione nel mondo ispirata dalla Scrittura.
Il primo gradino di questa forma di preghiera è la lectio (lettura), si comincia con la lettura di un brano breve della Bibbia lentamente e con attenzione.
Il secondo gradino è la meditatio (meditazione). Durante questa tappa si riflette sul testo scelto.
Il terzo gradino è la oratio (preghiera), cioè il momento di pregare su ispirazione della nostra riflessione sul brano letto.
L'ultima tappa della Lectio è la contemplatio cioè la contemplazione, in silenzio.
A queste tappe i maestri spirituali odierni aggiungo anche l'actio (azione) ossia un proponimento operativo conseguente a quanto si è meditato nella parola, un'azione nel mondo ispirata dalla Scrittura.
C’è un silenzio del cielo prima del temporale,
delle foreste prima che si levi il vento,
del mare calmo della sera, di quelli che si amano,
della nostra anima,
poi c’è un silenzio che chiede soltanto
di essere ascoltato.
- Romano Battaglia -