sabato 20 gennaio 2018

La storia del martello – Paul Watzlawick

Un uomo vuole appendere un quadro. 
Ha il chiodo, ma non il martello. 
Il vicino ne ha uno, così decide di andare da lui e di farselo prestare. 
A questo punto gli sorge un dubbio: e se il mio vicino non me lo vuole prestare? Già ieri mi ha salutato appena. Forse aveva fretta, ma forse la fretta era soltanto un pretesto ed egli ce l’ha con me. 
E perché? Io non gli ho fatto nulla, è lui che si è messo in testa qualcosa. 
Se qualcuno mi chiedesse un utensile, io glielo darei subito. 
E perché lui no? Come si può rifiutare al prossimo un così semplice piacere? Gente così rovina l’esistenza agli altri. 
E per giunta si immagina che io abbia bisogno di lui, solo perché possiede un martello. 
Adesso basta! 
E così si precipita di là, suona, il vicino apre, e prima ancora che questo abbia il tempo di dire “Buon giorno”, gli grida: “Si tenga pure il suo martello, villano!”


- Paul Watzlawick - 
da: "Istruzioni per rendersi infelici"



L’Inferno di Dante è di gran lunga più geniale del suo Paradiso; lo stesso vale per il Paradiso perduto di Milton, in confronto al quale il Paradiso riconquistato è del tutto insipido; la caduta, nella Leggenda di ognuno di Hugo von Hofmannstahl, è appassionante, mentre l’intervento finale degli angioletti salvatori fa una penosa impressione; il Faust I commuove fino alle lacrime, il Faust II fa sbadigliare. 
Parliamoci chiaro: cosa e dove saremmo senza la nostra infelicità? 
Essa ci è, nel vero senso della parola, dolorosamente necessaria.

- Paul Watzlawick - 
da: "Istruzioni per rendersi infelici"