Lo scaricano dal carretto e a braccia lo portarono nella baracca. Guaiva come un cucciolo. Se avesse avuto più forza avrebbe urlato, perché il cancro stava divorando metà del suo corpo.
Gli ammalati, sui pagliericci intorno, cominciarono a brontolare. Qualcuno alzò la voce:
- Ma non sentite che puzza? Portatelo fuori.
Fonte: “Madre Teresa di Calcutta”, Teresio Bosco,pagg. 2 e 3, Ed. Elledici 1991
Gli ammalati, sui pagliericci intorno, cominciarono a brontolare. Qualcuno alzò la voce:
- Ma non sentite che puzza? Portatelo fuori.
Una donna esile, vestita di un sari bianco, si avvicinò con una bacinella e delle bende. Ma il tanfo terribile che emanava da quelle piaghe la fece impallidire. Se ne andò di corsa, prima di svenire. Il brontolio dei malati si fece minaccioso:
-Portate fuori quella carogna. Lasciateci morire in pace..
Reggendolo per le mani e per i piedi, tre suore lo portarono nella baracchetta posta a nord, sempre in ombra e fresca. La stanza dei cadaveri. Lo posero sul pavimento. Madre Teresa vide che le altre due non ce la facevano più e disse:
-Portatemi una bacinella di acqua pulita, poi andate dagli altri.
Adagio cominciò a lavare le piaghe orrende, accompagnata da quel guaito lungo, interrotto solo da un ansare affannoso, disperato.
A un tratto gli occhi, che fino allora avevano fissato senza vedere niente, si fermarono su di lei. Il guaito cessò. Il moribondo cercava qualche parola:
-Dove sono?... Chi sei… Come fai a sopportare questa puzza nauseante?
Non è niente – lei rispose – in confronto al male che sopporti tu.
La morte arrivò verso sera. Madre Teresa era ancora lì a reggere la testa, a dire parole di speranza. Quell’uomo (di cui nessuno sa il nome) riuscì ancora a dire:
-Tu sei diversa dalle altre. Ti ringrazio.
E lei:
-Sono io che ringrazio te, che soffri con Cristo.Fonte: “Madre Teresa di Calcutta”, Teresio Bosco,pagg. 2 e 3, Ed. Elledici 1991