lunedì 14 ottobre 2019

Di padre in figlio - Franco Nembrini

L'altro errore che facciamo per non lasciarli andare, cioè per non patire la ferita della loro libertà, l'altro ragionamento assolutamente sbagliato che facciamo, preoccupati come siamo della sorte dei nostri figli, è quello di chiudere la casa e di dire: 
"Vengo anch'io con te" . Vado anch'io così lo tengo d'occhio. Così almeno è più vicino, è più sotto controllo.
Ma pensate quel figliol prodigo, se il giorno in cui si accorge di essere uno stolto che si è ridotto a mangiare le carrube che mangiano i porci , invece di un padre che lo aspetta dovesse avere il padre che è lì, poveraccio come lui, e la casa non c'è più. 
Che disperazione! Avere il desiderio di tornare a casa e tuo padre, per stare con te, ha chiuso la casa e l'ha venduta , e non abbiamo più una casa. 
Non c'è più chi ci perdona!

Come ne "I due orfani" di Pascoli, che don Giussani ci ha insegnato a leggere: "Non c'è più chi ci perdona": cioè non c'è più un padre nè una madre, non siamo più di nessuno, siamo orfani appunto. 

I due errori: chiudere la porta per non farli uscire, oppure uscire con loro.
Invece l'adulto è quello che sta. 
La mia povera mamma, quando il primo di noi dieci figli lasciò la famiglia, per mesi preparò un piatto in più e lo teneva in caldo. Noi altri le dicevamo: 
"Mamma, è andato, è andato, piantala!", e lei serissima replicava: 
"Potrebbe tornare questa sera. Potrebbe tornare stasera." 
E per mesi e mesi ha voluto preparare il posto per mio fratello, il primo, il posto tra quello di mio papà e quello del secondo figlio. 
Apparecchiava il posto perchè sarebbe potuto tornare quella sera.
Questa è la statura dei nostri genitori! Ed è la statura che chiedono a noi i nostri figli.
Gente che sta, che resta per la felicità che gode lui, per il bene che intravede lui, per la speranza che vive lui. 
Questa è l'unica cosa di cui hanno bisogno i nostri figli."


- Franco Nembrini -
Fonte: Di padre in figlio. Conversazioni sul rischio di educare", Edizioni Ares 2011




"Nella grande famiglia, che è la Chiesa cattolica, composta di tanti membri piccoli e grandi, i bambini sono i figli più cari. Sapete perché? Perché in voi si rispecchia più pura, più limpida, più trasparente l’immagine di Dio, il nostro Padre celeste, che ci ha creati per amore. E poi voi siete i piccoli amici di Gesù: cioè del Figlio eterno del Padre che si è fatto uomo, uno come noi, per la nostra salvezza: si è fatto bambino, uno come voi, per portare nel mondo i doni dell’amore, della bontà, della pace"


- san Giovanni Paolo II, papa -




"L’esperienza della sofferenza segna l’umanità, segna anche la famiglia; quante volte il cammino si fa faticoso e difficile! 
Incomprensioni, divisioni, preoccupazione per il futuro dei figli, malattie, disagi di vario genere. 
In questo nostro tempo, poi, la situazione di molte famiglie è aggravata dalla precarietà del lavoro e dalle altre conseguenze negative provocate dalla crisi economica. 
La Croce di Gesù è il segno supremo dell’amore di Dio per ogni uomo, è la risposta sovrabbondante al bisogno che ha ogni persona di essere amata. Quando siamo nella prova, quando le nostre famiglie si trovano ad affrontare il dolore, la tribolazione, guardiamo alla Croce di Cristo: lì troviamo il coraggio per continuare a camminare; lì possiamo ripetere, con ferma speranza, le parole di san Paolo: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? 
Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati»". 


- Papa Benedetto XVI -





Buona giornata a tutti. :-)







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