Ho
scoperto luci e ombre che mostravano mille cammini possibili. Ho sempre voluto
scegliere ciò che è valido, accettato da tutti, quello che gli altri volevano
per me, pensando che se avessi azzeccato e gli altri fossero stati contenti di
me tutto sarebbe stato più facile.
Ma
chi decide qual è il cammino corretto? Sarà la pace il segno che Dio mi dà per
sapere se ho fatto la scelta giusta?
Sono
stato capace di prendere una decisione e poi quella contraria, e in entrambi i
casi ho creduto che fosse quello che Dio mi chiedeva. È possibile? La cosa più
certa è che sia Dio che segue me, non io Lui.
Ho
bisogno che sia Lui ad abbracciarmi e a sostenermi quando mi mancano le sue
forze, il suo sostegno, il suo incoraggiamento. Può essere che così importi
meno scegliere ogni volta la cosa giusta.
Posso
arrivare a smentire quello che ho detto in precedenza. Non so più se devo
essere coerente in tutto ciò che ho detto, scritto, fatto, camminato, scalato,
nuotato.
Posso
avere incoerenze e inconsistenze proprie di questa vita limitata che possiedo.
Mi sembra impossibile mantenere per tanti anni la coerenza assoluta, la logica
imperturbabile di tutte le mie azioni, i miei giudizi e le mie parole.
Inizio
a dubitare anche di me stesso quando voglio accontentare tutti credendo che
così sarò più felice. Credo di avere almeno qualcosa di chiaro tra tanti dubbi.
Conosco
quel volto che mi ha guardato lungo il cammino. Ho sentito più di una volta il
suo respiro dietro le spalle, e quel suo abbraccio pieno di misericordia che mi
sostiene ogni volta che tremo e cado.
Per
questo ho deciso di guardare chi mi sta accanto paragonandomi. Mi fa male, non
mi permette di essere felice. Ho deciso di non vivere ancorato agli errori
commessi. Affondando nella ferita che fa tanto male, piangendo malinconico sul
latte versato.
Ho
deciso di non giudicare tanto duramente le decisioni altrui, e nemmeno le mie.
Anche quando penso che ci sia stata precipitazione o che quello che è stato
deciso mi abbia fatto soffrire.
Ho
deciso di aprire la persiana della mia anima ogni mattina per aprirmi a un
nuovo giorno con speranza rinnovata, lasciando entrare il sole.
Ho
deciso di non vivere mettendo continuamente in discussione i miei stati
d’animo. Non importa se non sorrido sempre, se non sono felice in ogni momento.
O taccio senza parlare di nulla. Ogni giorno ha la sua pena, la sua
preoccupazione, la sua paura.
Ho
deciso di non smettere di lottare pensando che arrivare alla vetta sia
impossibile. Ho deciso di smettere di fare calcoli e di non pensare dove dovrei
essere domani, dopodomani o l’anno prossimo.
La
vita è lunga e fa molti giri. E non voglio avere chiari tutti i passi che devo
ancora compiere. Ho deciso di rallegrarmi per la gioia di mio fratello. Senza
provare invidia, gelosia, senza voler possedere quello che ora ha lui. Perché
desiderare i beni altrui non ha senso.
Ho
deciso di piangere con chi piange. Perché non può essere che smetta di vedere
il suo dolore mentre mi vive accanto. È inammissibile che viva la mia vita
talmente concentrato su di me da non riuscire a vedere cosa mi passa accanto,
cosa succede nel cuore dell’altro.
Ho
deciso di uscire da me stesso, di andare incontro al prossimo e di rischiare la
vita, senza temere di perderla.
Ho
deciso di ringraziare Dio per tutto quello che ho. Che sia buono o cattivo,
poco importa. La gratitudine, la lode, mi riempie l’anima e mi rende una
persona migliore.
Ricordo
le parole di un messicano molto noto all’università di Monterrey, David Noel,
che da anziano viveva ancora con passione:
“Bisogna
morire vivendo. Aiutando gli altri. Bisogna continuare a fare quello che ci
appassiona. Anche se ora l’intensità sta scemando”.
Voglio
vivere così, ora e quando sarò più anziano. Nel presente che accarezzo. Nel
futuro che temo. In ogni momento vivere amando, servendo, facendo quello che mi
dà vita.
Ho
deciso di non smettere di amare un solo momento. Di non vivere con la paura di
quello che può succedermi. Di non temere di essere giudicato per quello che
dico, faccio o vivo.
Di
non vivere volendo che tutti mi applaudano. È impossibile, ed esaurisce.
Qualunque cosa facciamo, ci sarà sempre qualcuno a cui sembrerà sbagliata.
Perché tanto sforzo?
Renderò
conto solo davanti a Dio alla fine dei miei giorni. Non ci sarà una giuria
popolare a condannare le mie azioni. Guardo solo a Dio ogni mattina, ogni sera.
E sono tranquillo.
E
sorrido a Dio perché mi ha sorriso. E lo abbraccio ferito, commosso, allegro,
perché mi ha salvato. Vivo morendo. Muoio vivendo. E continuo ad amare ogni
passo del cammino.
- Padre
Carlos Padilla -
Cosa
fai per essere il capitano della tua anima?
Dalla notte che mi avvolge,
nera come la fossa dell’inferno,
Rendo grazie a qualunque dio ci sia
Per la mia anima invincibile.
La morsa feroce degli eventi
Non mi ha tratto smorfia o grido.
Sferzata a sangue dalla sorte
Non si è piegata la mia testa.
Di là da questo luogo di ira e di lacrime
Si staglia solo l’orrore della fine,
Ma in faccia agli anni che minacciano
Sono e sarò sempre imperturbato.
Non importa quanto angusta sarà la porta
Quando impietosa la sentenza,
Sono il padrone del mio destino:
Il capitano della mia anima.
- William Ernest Henley -
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