giovedì 11 maggio 2023

Prima apparizione dell'Angelo e Prima preghiera di Fatima

Nella primavera 1916, mentre Lucia (9 anni) e i suoi cuginetti, Francesco Marto di 8 anni e Giacinta Marto di 6 anni, sono al pascolo sulla collina del Cabeço, videro in lontananza un giovane, come se fosse di luce.

Si stava giocando da qualche momento ed ecco che un vento forte scuote gli alberi e ci fa alzare gli occhi per vedere cosa succedeva, perché il giorno era sereno. Vediamo allora che sopra l' uliveto viene verso di noi quella figura di cui ho già parlato. Giacinta e Francesco non l' avevano mai vista e io non gliene avevo mai parlato. A mano a mano che si avvicinava, riuscivamo a scorgerne le fattezze: un giovane di 14 o 15 anni, più bianco che se fosse stato di neve, e il sole lo rendeva trasparente come se fosse stato di cristallo e di una grande bellezza. Arrivato vicino a noi ci disse:

- Non abbiate paura. Sono l' angelo della pace. Pregate con me. - E, inginocchiatosi per terra, curvò la fronte fino al suolo e ci fece ripetere tre volte queste parole: - Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo! Io vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano.

Poi, alzandosi disse loro:

- Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alla voce delle vostre suppliche.

Quindi scomparve. Francesco vide l’apparizione ma non udì le parole, che gli saranno riferite da Lucia e da Giacinta.

IL PERIODO DI PREPARAZIONE CHE PRECEDE LE APPARIZIONI DELL'ANGELO

Le apparizioni dell'Angelo, nel 1916, furono precedute da tre altre visioni, dall'aprile all'ottobre del 1915 nelle quali Lucia e altre tre pastorelle Maria Rosa Matias, Teresa Matias e Maria Justino, videro, sempre sul colle del Cabeço, sospesa nell'aria sull'albereto della valle «come una nuvola più bianca della neve, qualcosa di trasparente, con forma umana».

Era «una figura come se fosse una statua di neve, che i raggi del sole rendevano in qualche modo trasparente».

La descrizione è della stessa suor Lucia.


Le sue parole s' impressero talmente nel nostro spirito, che noi non le scordammo mai più. E da allora noi trascorrevamo lunghi periodi di tempo, così prosternati, ripetendole a volte fino a cadere dalla stanchezza. Raccomandai subito che era necessario mantenere il segreto e, questa volta, grazie a Dio, fecero come volevo io.

Passò un bel po' di tempo e un giorno d' estate, che eravamo andati a passare la siesta a casa, stavamo giocando in cima a un pozzo, che i miei avevano in fondo al giardino e che si chiamava Arneiro. (Nello scritto su Giacinta, ho già parlato anche di questo pozzo). Improvvisamente, vediamo vicino a noi la stessa figura, o angelo, come mi pare che doveva essere e dice:

- Che fate? Pregate, pregate molto! I Cuori santissimi di Gesù e di Maria hanno sopra di voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all' Altissimo orazioni e sacrifici.

- E come dobbiamo sacrificarci? - domandai.

- Offrite a Dio il sacrificio di tutto quello che vi sarà possibile, in atto di riparazione dei peccati, con cui Lui viene offeso e per impetrare li conversione dei peccatori. Attirate così, sopra la nostra patria, la pace. Io sono il suo angelo custode, l' angelo del Portogallo. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione le sofferenze che il Signore vi manderà.

Passò parecchio tempo e andammo a pascolare il gregge in una proprietà dei miei genitori situata sul pendio del monte di cui ho parlato, un po' sopra Valinhos. È un uliveto chiamato Pregueira. Finito lo spuntino, decidemmo di andare a pregare nella grotta che restava dall' altra parte del monte. Perciò si fece un mezzo giro sul pendio e dovemmo arrampicarci su per alcune rocce, situate proprio in cima alla Pregueira. Le pecore riuscirono a passare con molta difficoltà.

Appena arrivati ci mettemmo in ginocchio con la faccia a terra e cominciammo a ripetere l' orazione dell' angelo: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo ecc.». Non so quante volte avevamo ripetuto questa preghiera, quando vediamo che sopra di noi brilla una luce sconosciuta. Ci alziamo per vedere che cosa stava succedendo e vediamo l' angelo che aveva nella mano sinistra un calice, sopra il quale stava sospesa un' ostia, dalla quale cadevano alcune gocce di sangue dentro al calice. L' angelo lascia sospeso il calice per aria, s' inginocchia vicino a noi e ci fa ripetere tre volte:

- Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo, io vi offro il preziosissimo corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione di tutti gli oltraggi, sacrilegi e indifferenze, con i quali Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del suo santissimo Cuore e del Cuore immacolato di Maria, vi domando la conversione dei poveri peccatori.

Poi si alza, prende nelle mani il calice e l' ostia. Dà a me l' ostia santa e il calice lo divise tra Giacinta e Francesco, dicendo nello stesso tempo:

- Prendete e bevete il corpo e il sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio.

E, prostrandosi nuovamente in terra, ripeté con noi altre tre volte la medesima orazione: «Santissima Trinità ecc.», e scomparve.

Noi rimanemmo nella stessa posizione, ripetendo sempre le stesse parole e quando ci alzammo, vedemmo che s' era fatto sera e perciò era ora che ce ne andassimo a casa.

 


Vediamo ora come la fede nella presenza reale può influenzare il modo di ricevere la Comunione, e viceversa. Ricevere la Comunione sulla mano comporta indubbiamente una grande dispersione di frammenti; al contrario, l’attenzione alle più piccole bricioline, la cura nel purificare i vasi sacri, non toccare l’Ostia con le mani sudate, diventano professioni di fede nella presenza reale di Gesù, anche nelle parti più piccole delle specie consacrate: se Gesù è la sostanza del Pane Eucaristico, e se le dimensioni dei frammenti sono accidenti soltanto del pane, ha poca importanza quanto un pezzo di Ostia sia grande o piccolo! La sostanza è la medesima! È Lui! Al contrario, la disattenzione ai frammenti fa perdere di vista il dogma: pian piano potrebbe prevalere il pensiero: “Se anche il parroco non fa attenzione ai frammenti, se amministra la Comunione in modo che i frammenti possano essere dispersi, allora vuol dire che in essi non c’è Gesù, oppure c’è ‘fino a un certo punto’”.

Prefazione al libro di Don Federico Bortoli,
La distribuzione della comunione sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali 

“Bisogna ripensare il modo di distribuire la comunione” 
del Cardinale Robert Sarah
Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti


Buona giornata a tutti :-)



 




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