Tutti i giovani erano schierati nello
spiazzo accanto alla Basilica che stava sorgendo. Il Principe volle passarli in
rivista: per due volte egli passò lentamente in mezzo a quelle schiere plaudenti,
e si fermò innanzi alla banda musicale, compiacendosi nel vedere fra i
suonatori alcuni giovani usciti dall’Oratorio, con la divisa del suo stesso
reggimento. Il principe, commosso per le cordiali accoglienze ricevute dagli
alunni dell’Oratorio, offrì una bella somma per concorrere all’innalzamento
della grande chiesa, dimostrando così la sua devozione alla Madonna. Nello
stesso tempo avendo conosciuto come gli alunni di don Bosco si esercitassero
con piacere in giuochi di ginnastica, dispose che fosse loro recata in dono
parte degli attrezzi della propria palestra.
Don Bosco lo contraccambiò di cuore
con un dono singolare. Vicino al luogo della nuova chiesa, in un angolo del
cortile, era cresciuto un alberello di mele, carico di fiori in primavera. Don
Bosco avvertì i giovani che non toccassero quell’albero e lasciassero maturare
quelle mele, perché le voleva mandare al principe Amedeo.
I giovani correvano, saltavano e
nessuno toccò quell’albero, sicché le mele vennero a perfetta maturità e di una
grossezza mirabile. Un giorno una mela cadde a terra. Un giovane prese una
foglia, vi mise sopra il frutto, ed accompagnato da tutti gli altri, lo portò a
don Bosco in refettorio. Don Bosco fece allora raccogliere le altre mele e le
mandò al Principe. Il giovane Duca ringraziò don Bosco del regalo inviandogli
un’altra offerta, perché comperasse altra frutta per i suoi giovani, in
compenso delle saporitissime mele che essi gli avevano mandato.
Per tal modo nel corso del 1865
l’edifizio fu condotto fino al tetto e coperto; e ne fu compiuta anche la
volta, ad eccezione del tratto che doveva essere occupato dalla periferia della
cupola.
Mentre si andavano compiendo tali
costruzioni accadde un fatto, che fece meravigliare gli operai.
Un povero rivenditore di frutta era
venuto ne’ primi giorni d’estate per vendere i suoi prodotti al mercato. Avendo
saputo che la chiesa di Maria Ausiliatrice si stava costruendo con il privato
concorso dei fedeli, volle anch’egli prendervi parte. Con generoso sacrificio
per un povero uomo chiamò il direttore dei lavori e gli consegnò tutta la sua
frutta, perché la dividesse fra i muratori. Volendo poi compiere, secondo la
sua espressione, l’opera incominciata, si fece aiutare a mettere sulle spalle
una grossa pietra e s’incamminò su pei ponti. Tremava tutto il buon vecchio
sotto il grave peso, ma salì fino alla cima. Giunto lassù depose il sasso, e
tutto allegro esclamò: «Ora muoio contento, poiché spero di potere, in qualche
modo, partecipare a tutto il bene che si farà in questa chiesa!»
Da: https://bollettinosalesiano.it/rubriche/le-mele-del-principe/
Il Bollettino Salesiano è una
creazione originale di Don Bosco che lo ha fondato nell’agosto del 1877. Lui
stesso ha preparato il primo numero. E anche quando lo ha affidato ad altri, lo
ha sempre seguito personalmente quanto a impostazione e contenuti. Dopo tanti
anni, conserva una stupefacente vitalità. Il merito è tutto del suo inventore,
che aveva una visione del futuro strabiliante e acuta. Don Bosco fu un
comunicatore nato. Di razza, incontenibile. Nella comunicazione modificava se
stesso, diventato più moderno delle sue idee, inventava pedagogie. Mostrava
d’aver capito bene la civiltà industriale, di cui per principio era nemico. E
come tutti i grandi comunicatori, attraeva e faceva paura. Per studiare il
rapporto tra Don Bosco e i mass media bisogna partire da qui: l’ecclesiastico
apparentemente moderato, e poi il saltimbanco e il prestigiatore, il prete che
organizza i giovani facendoli «schiamazzare a piacimento», che fonda scuole e
pubblicazioni, organizza spettacoli. E infine il suo capolavoro di
comunicazione: la reinvenzione, a misura della città industriale,
dell’Oratorio. Che è un sistema integrato di scuola e lavoro, tempo libero e
religione: «Una macchina perfetta in cui ogni canale di comunicazione, dal
gioco alla musica, al teatro alla stampa, è gestito in proprio su basi minime, e
riutilizzato e discusso quando la comunicazione arriva da fuori» (Umberto Eco).
La parola bollettino, secondo il dizionario, significa «pubblicazione ufficiale
di comunicazioni a carattere pubblico». Aveva un’origine nobile. Deriva da
“bolla” Impronta del sigillo con cui si contrassegnavano le pubbliche scritture
e i documenti solenni. Le bolle papali, per intenderci. Ed è usato ancora oggi
per fini molto pratici: Bollettino medico, Bollettino di guerra. Si addice ad
uno stile pratico, senza fronzoli, manageriale. Per questo piacque a Don Bosco.
- Don Bruno Ferrero -
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