venerdì 6 maggio 2022

Educare a sentirsi partners di Dio – don Tonino Bello

 Prometeo volle rubare il fuoco agli dèi, e, col fuoco, una scintilla del loro smisurato potere. E ci riuscì. È vero che la pagò cara, perché Giove, una volta accor­tosi del furto, lo fece incatenare su una roccia del Caucaso. Ma nella fantasia popolare e rimasto come il simbolo della fierezza e dell' audacia. L'eroe glorioso della stirpe umana. Il promotore inquieto delle rivendicazioni terrene, che ha saputo contrastare con successo l'egemonia dei signori del cielo. Prometeo, insomma, è passato nell'immaginario del­la gente come colui che ha avuto il coraggio di sottrarre agli dèi il segreto di una insopportabile onnipotenza obbli­gandoli, in un certo senso, a fare i conti con i miseri mor­tali.
Basterebbe questa leggenda mitologica per misurare l'a­bissale contrasto che divide la concezione pagana dal messaggio biblico.
Anzi, tra le verità più splendide della fede cristiana, non ce n'è una che emerga come questa: il nostro Dio non sof­fre di gelosia.
Non considera l'uomo come suo rivale.
Ma come part­ner che collabora con lui nel cantiere sempre aperto della creazione. Come socio, cioè, dì pari dignità, nella sua co­operativa di lavoro. Non si macera nel timore che l'uomo un giorno o l'altro debba truffargli i brevetti delle sue invenzioni. Ma gli concede i poteri delegati su tutte le ricchezze dell'universo.
Non nasconde i suoi segreti nella cassaforte del mistero. Ma li squaderna sotto gli occhi dell'uomo. Perché non ne teme la concorrenza, anzi, ne sollecita la collaborazione.
«Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani» (Sal 8,7).
Se non sapessimo che è il versetto di un Salmo alta­mente lirico, ci sembrerebbe la stesura di un verbale di consegna. O forse, meglio, ci parrebbe il passaggio solenne di un rogito notarile con cui si prende ufficialmente atto dell'incoronazione dell'uomo a viceré dell'universo.
In realtà con queste parole bibliche veniamo messi a
co­noscenza, come se ce ne fosse ancora bisogno, dei nostri diritti regali su tutto il creato. La qual cosa non può non ac­centuare la dimensione strettamente personale del nostro rapporto con Dio.
   
(don Tonino Bello)
Fonte: "Dire Dio oggi. Dallo stupore alla trascendenza"
Scrigni, collana diretta da don Ciccio Savino, Ed. Insieme, pagg. 9 e 10


Francesco Scaramuzza (1803-1886)
  “Prometeo ruba il fuoco protetto da Minerva”
  Affresco sul soffitto del Salone Maria Luigia della Biblioteca Palatina di Parma (Italy)

Alzami tu Signore questa mattina, che a volte è proprio difficile farlo.
Caccia via i pensieri che mi fanno sentire “sbagliata”.
Sbaglierò pure, ma non voglio sentirmi “sbagliata”.
Ho bisogno di volermi bene Signore.
Allontana da me i venti dell’insicurezza e della paura. 
Fammi approdare tra le tue braccia e cullami un po’ come fa il mare.
Non ti chiedo di appianare tutta la strada che ancora devo fare, ma ti imploro di darmi la mano. 
Ne ho bisogno Signore.
Illumina tanto tutto il bene e il bello che c’è intorno a me, facendomi sentire privilegiata ed amata. 
Solo se mi amerai tanto, io guarirò dalle mie angosce.
Ho tanto bisogno di sentirmi amata da Te Signore!
Non permettere che la mia anima venga ferita dalla mia esagerata sensibilità. 
Il mio mondo interiore è complicato e facilmente viene inghiottito dal buio. Tienimi Tu a galla e fammi ammirare la Luce che mi avvolge in ogni attimo.
Ho bisogno di sapere che ci sei Signore.
Amami.
Fa che io mi ami.
Portami ad amare tutto e tutti. 


Buona giornata a tutti :-)


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