– Cittadini! Pisani! Amici miei!
I Pisani guardarono per aria e si
rallegrarono:
– Oh, la Torre s’è messa a parlare e a
fare i discorsi.
Poi videro il professore, e lo udirono
continuare:
– Sapete perchè la vostra torre pende?
Ve lo dirò io. Non date retta a quelli che vi parlano di cedimenti del
sottosuolo, e così via. C’è, è vero, nelle fondamenta un piccolo errore, ma è
di tutt’altro genere. Gli architetti di una volta non erano assai forti in
ortografia. Così è successo loro di costruire una torre che stava in
“ecuilibrio”, anziché in “equilibrio”. Mi spiego? In “ecuilibrio” sulla “c” non
ci starebbe nemmeno uno stecchino: figuriamoci un campanile. Ecco dunque pronta
la soluzione. Iniettiamo nelle fondamenta una piccola dose di “q”, e la torre
si raddrizzerà in un attimo.
– Mai sia! – gridarono ad una voce i
Pisani. – Torri diritte ce ne sono in ogni angolo del mondo. Quella pendente ce
l’abbiamo solo noi, e dovremmo raddrizzarla? Arrestate quel pazzo. Accompagnatelo
alla stazione e mettetelo sul primo treno.
Il professor Grammaticus fu preso per
le braccia da due guardie, accompagnato alla stazione e messo sul primo treno:
un omnibus per Grosseto che si fermava ad ogni passo e impiegò mezza giornata a
fare cento chilometri. Così il professore ebbe modo di meditare
sull’ingratitudine umana. Egli si sentiva abbattuto come Don Chisciotte dopo la
battaglia con i mulini a vento. Ma non si scoraggiò. A Grosseto studiò le
coincidenze e tornò a Pisa di nascosto, deciso a fare la sua iniezione di “q”
alla Torre Pendente a dispetto dei Pisani.
Per caso, quella sera, c’era la luna.
(Anzi, non per caso: c’era perché ci doveva essere). Al chiaro di luna la torre
era così bella, pendeva con tanta grazia, che il professore rimase lì estatico
a rimirarla e intanto pensava:
– Ah, come sono belle, certe volte, le
cose sbagliate!
brano tratto da “Il libro degli errori”, 1964
La progressiva sparizione dei
tempi...porta ad un pensiero nel presente, limitato all'istante, incapace di proiezione
nel tempo. La generalizzazione dell'approccio familiare, la scomparsa delle
maiuscole e della punteggiatura sono tutti colpi mortali alla sottigliezza
dell'espressione.
La storia è ricca di esempi e di molti
scritti, da Georges Orwell in 1984 a Ray Bradbury in Fahrenheit 451, che hanno
raccontato come le dittature, di ogni schieramento, hanno impedito il pensiero
riducendo e distorcendo il numero ed il significato delle parole. Non vi è
pensiero critico senza pensiero. E non vi è pensiero senza parole.”
da: Baisse du QI, appauvrissement du langage et ruine de la pensée , Agefi, 2019
Nessun commento:
Posta un commento