Un sant’uomo ebbe un giorno da
conversare con Dio e gli chiese:
“Signore, mi
piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l’Inferno“.
Dio condusse il sant’uomo verso due
porte. Ne aprì una e gli permise di guardare all’interno. C’era una grandissima
tavola rotonda. Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente
contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant’uomo sentì l’acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo
erano magre, dall’aspetto livido e malato. Avevano tutti l’aria affamata.
Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia. Tutti
potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po’, ma poiché il
manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il
cibo alla bocca.
Il sant’uomo tremò alla vista della
loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: “Hai appena
visto l’Inferno“.
Dio e l’uomo si diressero verso la
seconda porta. Dio l’aprì. La scena che l’uomo vide era identica alla precedente.
C’era la grande tavola rotonda ed il recipiente che gli fece venire l’acquolina
in bocca. Le persone intorno alla tavola avevano anch’esse i cucchiai dai
lunghi manici. Questa volta però erano ben nutrite e conversavano felici tra di
loro, sorridendo.
Il sant’uomo disse a Dio: “Non
capisco!”
“È semplice” – rispose Dio – “essi hanno
imparato a nutrirsi reciprocamente, gli uni con gli altri. I primi invece
pensano solo a loro stessi.”
Morale: Inferno e Paradiso
sono uguali nella struttura. La differenza la portiamo dentro di noi.
Bisogna, quaggiù, che i fiori muoiano ed il loro
profumo svanisca perché diventino frutto e nutrimento. Lassù, respireremo un
fiore eterno. Ed il suo profumo ci nutrirà. Solo ciò che muore si riproduce.
La
fecondità è un perpetuo compromesso tra l'essere ed il nulla.
L'eternità è
sterile: dove i fiori non appassiscono, i semi sono inutili. L'inflessione
unica della tua voce, la luce fuggitiva del tuo sguardo, la freschezza delle
tue mani sulla mia fronte, l'ora eletta in cui la preghiera aveva il sapore del
pane terreno spezzato dopo la rude fatica d'un giorno d'estate: questo, questo
solo, ritroverò in Dio. Ma senza limiti, ed al di là del filtro avaro del
momento e del luogo.
Qui, ho vissuto solo di queste briciole, ho camminato solo
alla luce rapida di questi lampi. Ma queste briciole saranno lassù un pane
inesauribile, questi lampi un'alba senza tramonto.
L'abitudine sarà scomparsa:
tutto sarà stupefacente sorpresa.
L'uniformità, la separazione — il triste
destino dei granelli di sabbia tutti eguali e tutti solitari — non getteranno
più la loro ombra: niente sarà simile a niente, e tutto sarà immerso
nell'unità.
La resurrezione sarà più vergine di una nascita; la certezza e
l'imprevisto fioriranno insieme. «Amate quel che non potrà mai essere visto due
volte». Tutto ciò che merita di essere contemplato non si lascia guardare
impunemente due volte.
Bisogna desiderare vederlo eternamente.
L'inferno è
ripetizione; il cielo, rinnovamento.
- Gustave
Thibon -
Buona giornata a tutti. :-)
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