sabato 17 agosto 2019

Una sbarra tra i ricchi e i poveri (2) - don Primo Mazzolari

Gesù disse al paralitico:  "Alzati e cammina" (Matteo, 9, 5). 
Alla parola sacramentale che opera il miracolo, non aggiunge:  "E va' in Chiesa" e molto meno: "Vota questa lista".

Neanche un "grazie" si può pretendere, dato che la carità non è una cosa che uno possa fare o non fare, un'azione "superogatoria", "un di più". 

Il secondo comandamento, che è simile al primo e gli fa da compimento o di riprova:  "Amerai il tuo prossimo come te stesso", è un fondamentale dovere, non un consiglio. Ed è su quello che verremo giudicati.
Per questo accade che sono molti quelli che dicono di amare i poveri e pochi coloro che li amano di cuore.
I poveri lo sanno e s'adattano al baratto, e si credono pari, mentre sul piano quantitativo son gli altri che ci guadagnano, poiché la primogenitura è come l'olio della lampada, non si può neanche imprestare (cfr. Matteo, 25, 1 ss.).
Io prete, sprovveduto per investitura di ogni mira temporale, dovrei essere il più adatto per il "ministero dei poveri".
La Parola è predicata ai poveri:  la Grazia è per i poveri. (Chi più povero di un peccatore?). 

Tutto è per il "povero", poiché basta essere uomo per essere "povero", sostanzialmente e irrimediabilmente "povero". 
Prete dei poveri quindi, come si è definito, secondo il Vangelo, san Vincenzo de' Paoli:  che non fa torto a nessuno, e non scantona davanti a nessuno, poiché tutti gli uomini, i ricchi in prima fila, sono dei poveri. 

La povertà è l'unica condizione dell'uomo, che il peccato ha finito per alterare al pari di ogni altra condizione:  e così avviene che ci sono poveri che si credono ricchi e poveri che si rifiutano o si vergognano di esserlo.
Il primo diviene cattivo per paura di perdere ciò che stima di avere:  e l'altro si incupisce per timore di essere stato defraudato.
Il benestante è malato come il fariseo. 


Essendosi appropriato di qualche cosa che è solo del Padre, si crede diverso dagli altri che non hanno niente. E davanti all'altare prega come il fariseo:  "O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini..." (cfr. Luca, 18, 11), ho casa, campi, automobile e ville.
Quando i poveri sentono pregare in tal modo e vedono che c'è qualche prete che sarebbe disposto a mettere l'imprimatur su tale preghiera, non solo si sentono offesi e umiliati, ma sono in tentazione di non credere che ci sia un Padre comune, il quale, se è vero - così ragionano nella loro disperazione - che vuol bene a tutti e può tutto, le cose di quaggiù non le dovrebbe lasciare andare così.
E i ricchi, a loro volta, ispessiti nel cuore dai loro averi e sempre timorosi di perderli, se la prendono col Signore, che mette al mondo tante bocche.
Così nessuno è contento di Dio, per questione di una ricchezza "che tignola e ruggine consumano e ladri scassinano e rubano" (Matteo, 7, 20). 

E se non c'è la ruggine o la tignola, se non vengono i ladri, arriva la morte:  "Stolto, questa notte tu morirai" (Luca, 12, 20).
(continua...)

- don Primo Mazzolari -
Estratto dall' antologia Il prete di "Adesso" (Roma, Rogate, 2009, pagine 141,) a cura di Leonardo Sapienza.





Cristo fa paura al mondo soprattutto per i poveri che rappresenta.

- Don Primo Mazzolari -




Buona giornata a tutti:-)


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