domenica 28 ottobre 2018

Accettare se stessi significa prendersi in mano, trattarsi affettuosamente, bene - Anselm Grün (1)

Cambiare atteggiamento 

Con ciò che vedo in modo nuovo posso relazionarmi anche in modo nuovo. 
Il modello interpretativo della fede conduce al modello comportamentale dell’amore. Ciò che ho riconosciuto come buono lo tratto anche bene, lo amo anche; ciò che mi è diventato caro a causa del nuovo modo di vedere, lo tratto con cautela e con dolcezza. 
La fede è la scoperta della soluzione di secondo ordine mediante la diversa interpretazione della situazione. 
L’amore è la realizzazione di questa soluzione. 
La fede vede, l’amore agisce. 
L’amore non solo tratta bene, ma fa anche bene; risveglia il bene che la fede ha scoperto nella diversa interpretazione della realtà, per la vita. 
L’amore cambia la realtà, la rende buona, configura il bene che c’è in essa. La fede interpreta diversamente, l’amore trasforma.
Su nessun altro termine si è scritto tanto come sul termine amore. Non intendo analizzare le varie definizioni dell’amore; mi limito a evidenziare l’aspetto suggerito dall’etimologia del termine: amore come avere caro e fare bene. Da questo punto di vista il sentimento gioca un ruolo subordinato. L’aspetto decisivo è l’azione, ma non un’azione esteriore, che ci si impone dall’esterno come comandamento o dovere, bensì un’azione che scaturisce da una visione. L’amore deve essere autentico, non artificiale, non deve essere una benevolenza di facciata. Ma ciò che rende autentico l’amore non è un traboccante sentimento di simpatia o di innamoramento, ma la fede nel bene che c’è nell’altro. L’amore non riguarda solo le persone ma, come affermava già Gesù, anche noi stessi e Dio. 
Ora vogliamo considerare brevemente questi tre aspetti.

Anselm Grün - 


Amare se stessi

Se credo di essere stato creato buono da Dio, se credo che lui mi vuole bene, mi accetta così come sono, devo comportarmi bene anche con me stesso. 
A cominciare dall’ascolto dei miei desideri e aneliti più intimi e dal godimento di ciò che mi fa veramente bene. 
Può essere anche una buona cena e un buon bicchiere di vino. Ma questo non soddisfa i miei bisogni più profondi. 
Devo ascoltare i miei veri desideri e aneliti. 
Devo ascoltare ciò che c’è nelle profondità del mio essere al punto da incontrarvi Dio e comprendere ciò che egli vuole da me.
È questo ciò che mi fa veramente bene, che risveglia in me la mia vita personale, assolutamente unica, non basata sulle aspettative degli altri e sulle richieste del mio Super­Io, ma originaria e autentica. 
È questa vita che devo godermi e cercare di sviluppare. 
Posso essere aiutato in questo dall’adozione di uno stile di vita personale, uno stile di vita sano che mi fa sentire bene, mi dà la sensazione di vivere personalmente e non fatto vivere da altri, di organizzare personalmente le mie giornate e la mia vita, di vivere nel momento presente, pienamente me stesso, pienamente presente a ciò che sto facendo e in grado di imprimere la mia forma a tutto ciò che faccio.
La sensazione di essere fatti vivere, trascinati e determinati da altri, ci rende infelici. 
L’amore per noi stessi consiste nell’usare bene il nostro tempo, affrontare le sue sfide e fare veramente nostro ciò che ci viene offerto dall’esterno. 
Quando abbiamo l’impressione di essere programmati da altri, di essere inseguiti dai nostri appuntamenti e dalle scadenze proviamo un senso di estraniazione. 
C’è qualcosa di estraneo che domina la nostra vita. L’amore dovrebbe trasformare ciò che è estraneo in qualcosa di proprio, di personale.
Se accetto liberamente come una sfida proveniente da Dio un lavoro che mi viene imposto dall’esterno, esso non è più per me un peso che mi grava sullo stomaco, del quale sbarazzarmi il prima possibile, ma diventa il mio lavoro. L’oggetto del lavoro mi è imposto da altri e al riguardo io non posso fare nulla. Ma il come lo faccio dipende da me. E prendendo personalmente in mano il come, trasformo anche l’oggetto. 
La pietra che scolpisco esprime ciò che c’è dentro di me. Il lavoro che mi viene imposto dall’esterno è una pietra in cui posso esprimere ciò che c’è dentro di me attraverso il mio modo di lavorarla. 
L’amore modella e plasma il dato, trasformandolo in una parte di me.
Amare se stessi significa accettarsi. 
Oggi ci si imbatte continuamente e ovunque in questo consiglio di accettarsi. Ma il problema è come farlo concretamente. 
Amare significa avere caro, maneggiare bene: è qualcosa che ha a che fare con le mani. Anche l’accettare richiede le mani; posso accettare solo con le mani: quando prendo qualcosa in mano, esso di­venta parte di me. 
Accettare se stessi significa prendersi in mano, trattarsi affettuosamente, bene. L’amore è qualcosa di manuale, qualcosa di fisico. 
Mi tratto bene, quando tratto bene il mio corpo; non devo rammollirlo, ma fare in modo che possa lasciare trasparire Dio. 
Devo ascoltarlo. 
Attraverso la malattia, le menomazioni, le sofferenze mi dice qualcosa su me stesso. 
Devo accettare, prendere in mano, far diventare una parte di me ciò che mi dice e riconciliarmi con esso.
Lo stesso vale per i pensieri che affiorano in me. Devo accoglierli e accettarli come una parte di me. Ma devo anche rendermi conto se i pensieri mi assalgono dall’esterno e mi impediscono di essere me stesso. In questo caso devo combattere anche contro i pensieri e introdurre in me solo i pensieri buoni, quelli che possono guarirmi. 
I monaci cercavano di riempirsi di buoni pensieri leggendo la Bibbia. 
La loro lettura della Bibbia non era dettata solo dall’amore per Dio, ma anche dall’amore per se stessi. Infatti, la Bibbia scaccia i nostri pensieri negativi e ci guarisce con i pensieri di Dio, che ci permettono di scoprire il nostro vero nucleo. 
Ogni forma di ascesi è, in definitiva, amore di se stessi. 
Ci trattiamo bene, cerchiamo di incrementare il nucleo buono e di ridurre con gli strumenti ascetici ‑ disciplina, preghiera, lettura della Bibbia, digiuno, ecc. ‑ quel groviglio di spine che ci impedisce di svilupparci e di fiorire. 

Anselm Grün -  
(1945) è un monaco benedettino tedesco, che dirige il centro di spiritualità (Recollectio Haus) annesso all’abbazia di Münsterschwarzach nei pressi di Würzburg. Scrittore, conferenziere e terapeuta, è oggi uno dei più apprezzati maestri di spiritualità, le cui opere sono tradotte nelle principali lingue.



Buona giornata a tutti. :)



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