lunedì 16 aprile 2018

La farfalla - Pavel Friedman

L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
L’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.


Copyrights Jewish Museum Prague

Pavel Friedman (7 gen 1921 - 29 Settembre 1944) era un giovane poeta che viveva nel ghetto di Terezin (Theriesenstadt); di lui si sa poco ma si presume avesse circa 17 anni quando scrisse questo testo su un pezzo di carta, trovato dopo la liberazione e donato al Museo Ebraico di stato. Fu deportato ad Auschwitz il 29 Settembre del 1944 dove morì lo stesso giorno.


12 aprile 1945, campo nazista di Buchenwald.

Un bambino si commuove davanti a un soldato americano che gli ha regalato una caramella.
Prima sorride incerto davanti alla telecamera poi inizia a piangere perché fino a quel momento nella vita di Josef Schleifstein non c’era mai stato un attimo di gioia, nemmeno per succhiare una caramella.
Josef nacque in Polonia, nel ghetto di Sandomierz il 7 marzo 1941, e fin da subito fu tenuto nascosto dai suoi genitori Israel e Esther, perché i nazisti considerando inutili i bambini molto piccoli, lo avrebbero spedito alle camere a gas. 
Dopo un periodo vissuto nel ghetto di Czestochowa, nel 1943 un rastrellamento fece piombare la famiglia di Josef nell’inferno di Buchenwald. Suo padre andò ai lavori forzati, sua madre fu deportata a Bergen Belsen mentre Josef fu destinato alla morte. Una volta localizzato il figlio, Israel approfittò di un momento di confusione per nascondere Josef nel suo sacco degli attrezzi passando inosservato da una parte all’altra del campo. Josef trascorse giorni, mesi, col terrore di essere scoperto il cui ricordo ancora oggi turba le sue giornate. 
Nel 1945 giunsero gli americani che liberarono lui, suo padre e altre 21000 persone. 
Dopo aver ricevuto le cure mediche in Svizzera, Josef e suo padre Israel recuperarono Esther che nel frattempo era stata deportata a Dachau. Nel 1948 i Schleifstein emigrarono negli Stati Uniti stabilendosi a Brooklin dove due anni dopo diedero alla luce un altro bambino.

Il sorriso di un bimbo di 8 anni che tiene stretta una valigia, pronto alla partenza: direzione Israele. 
E’ stato il più piccolo sopravvissuto del campo di concentramento nazista di Buchenwald. 
Si faceva chiamare Lolik ma il suo vero nome è Meir Lau. 
È stato capo rabbino di Netanya, capo rabbino di Tel Aviv, capo rabbino di Israele e oggi è il presidente del comitato del museo della shoah di Gerusalemme.










Buona giornata a tutti. :-)



Nessun commento:

Posta un commento