sabato 17 febbraio 2018

Il silenzio di Dio - Anthony Bloom

L'incontro fra Dio e noi nell'orazione continua parte sempre dal silenzio. Dobbiamo imparare a distinguere due generi di silenzio: il silenzio di Dio e il nostro silenzio interiore. 
Anzitutto il silenzio di Dio, spesso più difficile da sopportare del suo rifiuto, quel silenzio assente di cui già abbiamo detto. 
In secondo luogo, il silenzio dell'uomo, più fecondo del nostro parlare, in una comunione più stretta con Dio di quella mediata da qualsiasi parola.
Il silenzio di Dio di fronte alla nostra preghiera può durare solo per un attimo, o può sembrare che vada avanti all'infinito. 
Cristo restò in silenzio di fronte alle suppliche della cananea, e questo lo condusse a raccogliere tutta la propria fede, la speranza e l'amore umano per offrirli a Dio, per far sì che egli potesse estendere i confini del suo regno al di là del popolo eletto. 
Il si1enzio di Cristo suscitò quindi la risposta della donna, la fece crescere di qualità.
E Dio può fare lo stesso nei nostri riguardi, con silenzi di maggiore o minore durata, che chiamano a raccolta le nostre forze e la nostra fedeltà e ci conducono a un rapporto più profondo con lui rispetto a quello che si sarebbe potuto realizzare se la via fosse stata facile. 
Ma a volte il silenzio per noi assume il suono tetro dell' irrevocabile.

- Anthony Bloom - 
(1914 – 2003)
Da “La preghiera giorno dopo giorno” , Gribaudi Editore nella collana Meditazione e preghiera 



"Bisogna essere sempre più parchi di parole insignificanti per trovare quelle parole di cui si ha bisogno. 
Il silenzio deve alimentare nuove possibilità di espressione.“

- Etty Hillesum - 



 Il silenzio dell'Uomo 

Il silenzio di Dio e la sua assenza, ma anche il silenzio e l'assenza dell'uomo. Un incontro non acquista spessore e pienezza finché le due parti che convergono non diventano capaci di tacere l'una con l'altra. 
Fino a quando abbiamo bisogno di parole e azioni, di prove tangibili, non abbiamo ancora raggiunto la profondità e la pienezza che cercavamo. 
Non abbiamo fatto esperienza di quel silenzio che avvolge due persone che condividono una certa intimità. Va molto in profondità, assai più di quello che credevamo, il silenzio interiore in cui incontriamo Dio, e con Dio e in Dio il nostro prossimo.
In questo stato di quiete non c'è bisogno di parole per sentirsi vicini al nostro compagno, per comunicare con lui nel nostro essere più profondo, al di là di noi stessi in qualcosa che ci unisce. 
E quando il silenzio si fa sufficientemente profondo, possiamo iniziare a parlare dalle sue profondità, pur con prudenza e cautela per non rovinarlo con il disordine rumoroso che sta nelle nostre parole. 
Allora, il nostro pensiero è contemplazione.
La mente, invece di cercare di distinguere fra forme molteplici, come è abituata a fare, cerca di farne emergere di semplici e radiose dagli abissi del cuore. 
La mente sta compiendo il suo vero lavoro. Serve colui che esprime qualcosa di più grande di lei. Scrutiamo profondità che ci trascendono e cerchiamo di esprimere qualche frammento di quel che abbiamo trovato con timore e rispetto. 
Parole di questo genere, quando non rendono volgare o cerebrale quest'esperienza nel suo insieme, non rompono il silenzio, ma lo esprimono.

- Anthony Bloom - 
(1914 – 2003)
Da “La preghiera giorno dopo giorno” , Gribaudi Editore nella collana Meditazione e preghiera 



Buona giornata a tutti. :-)






Nessun commento:

Posta un commento