Come base e nerbo
della nostra vita comune, noi non possiamo non contare che sulla carità
fraterna.
La comunione alla vita di Dio è la sola fonte di un amore reciproco
per la particella della chiesa che noi siamo.
Qualunque sia l’aspetto di questo
amore che fra di noi abbia bisogno di venir rigenerato, non vi è che questa
sorgente capace di rigenerarlo.
La fraternità trae forza per noi dall’essere
partecipi di un appello comune.
La vita comune è sopra ogni altra cosa il
terreno dove affonda le sue radici la nostra carità.
Nella vita comune noi
possiamo soprattutto verificare, fortificare, espandere il nostro stato di
carità.
Questo non avverrà mai a poco prezzo. Ma ogni difficoltà può essere,
con l’aiuto di ognuno, meno difficile per ognuno, come può per ognuno divenire
troppo difficile a causa di ognuno.
Questa vita non deve renderci giudici gli
uni degli altri.
Dei fratelli non si giudicano fra di loro, ciò di cui possono dare un giudizio è se la vita di famiglia è lesa, deviata, disonorata.
Dei fratelli non si giudicano fra di loro, ciò di cui possono dare un giudizio è se la vita di famiglia è lesa, deviata, disonorata.
La
gravità di un torto che si verifica nell’ambito della vita di una comunità non
coincide necessariamente con una colpevolezza.
Una piccola inezia può impedire
di essere esternamente fedele dopo avere fornito un lungo e prolungato sforzo;
una piccola inezia può permettere di essere fedele dopo sforzi minori; soltanto
Dio conosce quanto gli è stato rifiutato. Spesso noi dimentichiamo di prendere
a nostro carico la piccola inezia che ci ha impedito di essere fedeli fino in
fondo nella misura del visibile. “Fare amare l’amore” in ognuno, ad ognuno
nella vita comune, è tutta un’arte, una delle arti più belle che esistano.
La
sua iniziazione sarebbe lunga. Occorrerebbe la volontà di una certa apertura,
di una certa attenzione, di scoprire ciò che è “altro” negli altri, persino
nelle grazie di Dio.
- Madeleine Delbrel -
da: "Comunità secondo il vangelo", Gribaudi editore, 1996
La gioia di credere - Madeleine Delbrel
Poiché le parole non sono fatte per rimanere inerti nei nostri libri, ma per prenderci e correre il mondo in noi, lascia, o Signore, che di quella lezione di felicità, di quel fuoco di gioia che accendesti un giorno sul monte, alcune scintille ci tocchino, ci mordano, c'investano, ci invadano.
Fa' esplodere nel loro frastuono il nostro silenzio che palpita del tuo messaggio.
La gioia di credere - Madeleine Delbrel
Poiché le parole non sono fatte per rimanere inerti nei nostri libri, ma per prenderci e correre il mondo in noi, lascia, o Signore, che di quella lezione di felicità, di quel fuoco di gioia che accendesti un giorno sul monte, alcune scintille ci tocchino, ci mordano, c'investano, ci invadano.
Fa' che da essi penetrati come "faville nelle stoppie" noi corriamo le strade di città accompagnando l'onda delle folle contagiosi di beatitudine, contagiosi di gioia.
Perché ne abbiamo veramente abbastanza di tutti i banditori di cattive notizie, di tristi notizie: essi fan talmente rumore che la tua parola non risuona più.
- Madeleine Delbrel -
Buona giornata a tutti. :-)
Nessun commento:
Posta un commento