lunedì 13 novembre 2017

Da: “Avidità - Come sottrarsi al desiderio del «sempre di più» (3) - Anselm Grün

La bramosia di cose non essenziali

Un'altra forma di avidità è il farsi invischiare nella vita quotidiana pieni di preoccupazioni. 
Si vive la quotidianità in modo tale che si dimentica l'istante e ci si lascia trasportare dalle cose invece di essere presenti a quello che si sta facendo in quel momen­to. E si può anche constatare che in molti ambienti si è perduto il riferimento alla trascendenza, che potrebbe relativizzare il fatto di ruotare attorno a se stessi. 
Molte persone si riducono a organizzare la loro vita per mettersi in evidenza. Si passa la vita in­tera nel progettare il prossimo evento. 
Si va da una esperienza all'altra, ma non si è mai veramente pre­senti. L'avidità si manifesta oggi spesso nell'essere invischiati in cose non essenziali per la propria vita: tutto è secondario, privo di un profondo significato. 
Invece di darsi premura per ciò che è essenziale, e per quello che i greci e i romani chiamavano otium, cioè impegnarsi per raggiungere una più profonda conoscenza della verità, ci si perde in occupazioni per nulla essenziali. 
I greci parlavano della gioia di raggiungere la verità, della gioia della contemplazio­ne. 
Questa gioia cede oggi il posto alle molte forme di frenesia: la frenesia del comperare, la frenesia della velocità. 
E invece di indagare il mistero dell'es­sere umano nel dialogo - il classico symposium dei greci - ci si lascia guidare dalla curiosità e dal tradire il mistero: si spia la vita privata degli altri, invece di spingersi più in profondità nel mistero dell'essere umano.

Anselm Grün -
Da: “Avidità - Come sottrarsi al desiderio del «sempre di più»”, Edizioni Messaggero di Padova



La bramosia di possedere si manifesta, dunque, in diverse modalità: l'avidità di possedere sempre più denaro, di ricavare sempre maggiori profitti, di ac­cumulare ricchezze sempre più grandi; e la bramosia di possedere che si collega con l'avarizia. Questa forma di avidità è diventata perfino accettabile nel­la bella società. Un'azienda ha scelto come slogan pubblicitario: «L'avarizia è una libidine». All'inizio lo slogan ebbe grande successo. Le persone correvano là per l'avidità di trovare i prezzi più bassi possibili. Tuttavia nel frattempo questo slogan fu rimosso, non solo perché molta gente aveva protestato, ma anche perché non aveva più quel grande successo che si era pensato di ottenere. Prima o poi aveva finito il suo servizio, ma aveva mostrato che l'avidità è il motore della nostra economia.
Gli strateghi del marketing sfruttano l'avidità della gente. 
Se riescono a toccare questo tasto, la loro strategia ha successo. 
Perciò il capitalismo non si può concepire senza l'avidità. 
Da un lato ciò ha ripercussioni negative, dall'altro, tuttavia, ha degli aspetti del tutto positivi, poiché l'avidità spinge le persone a sviluppare sempre nuovi prodotti. L'avidi­tà muove l'economia e crea in tal modo nuovi posti di lavoro. Ma anche per la persona singola l'avidità è uno stimolo a godere la vita. 
Chi è assolutamente privo di avidità, corre il pericolo di diventare privo di forza motrice. 
La bramosia di godere la vita in pienezza spinge gli esseri umani a viaggiare in paesi lontani, a vedere e sperimentare cose nuove, a co­gliere la meraviglia e la bellezza dei paesaggi.

Anselm Grün -
Da: “Avidità - Come sottrarsi al desiderio del «sempre di più»”,Edizioni Messaggero di Padova




Buona giornata a tutti. :-)





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