mercoledì 2 novembre 2016

2 novembre pietas verso i defunti -

La pietas verso i defunti risale alle origini dell’umanità. 
Già in epoca cristiana, nelle catacombe, i cristiani disegnavano sulla parete della tomba, in cui era deposto il loro congiunto, la figura di Lazzaro, riportato in vita dal Signore. 
Nel IX secolo, si diede inizio al rito liturgico della Commemorazione dei fedeli defunti, derivazione dell’abitudine monastica di dedicare un intero giorno dell’anno alla preghiera per tutti gli estinti. 
La Chiesa, come Madre di tutti i fedeli suoi figli, desidera sempre sentirli stretti in un unico abbraccio, così prega per i vivi e per i morti, anch’essi vivi nel Signore. 
Deduciamo che l’amore materno della Chiesa è più forte della morte. 
Il 2 Novembre ci dà l’occasione di riflettere sulla realtà delle cose e soprattutto, di porre l'attenzione sulla caducità della vita. 
Con indifferenza ci passano davanti le cose, le persone e il tempo, senza lasciare traccia alcuna nel nostro mondo interiore: tutto scompare, perché lo viviamo con superficialità. 
La vita è un continuo passaggio, una continua trasformazione che ha come elemento primo il tempo. 
Il tempo vive con noi le nostre gioie e i nostri dolori, assiste nel suo trascorrere, aiutandoci a comprendere che ogni cosa passa. E il cammino della vita, giorno dopo giorno, si consuma e il nostro tempo si esaurisce. 
In questo giorno, è importante ritornare a riflettere sulle cose essenziali dell’esistenza e sui valori autentici, per essere pronti all’incontro con Dio Amore. 
Nella luce di Dio, la morte è un passaggio dalla terra al cielo, un dolce incontro col Padre e gli Angeli verso la vita eterna.



Non piangere sulla mia tomba.
Non sono qui.
Non dormo.
Io sono mille venti che soffiano.
Sono lo scintillio del diamante sulla neve.
Sono il sole che brilla sul grano maturo.
Sono la pioggia lieve d’autunno.
Quando ti svegli nella calma mattutina,
sono il rapido fruscio degli uccelli che volano in cerchio.
Non piangere sulla mia tomba.
Non sono qui.
Non dormo.
Sono la tenera stella che brilla nella notte.
Non piangere sulla mia tomba. 
Io non sono lì,
ma dove tu mi puoi ricordare.

- Canto degli Indiani Navajo - 


"Rinnoviamo quest’oggi la speranza della vita eterna fondata realmente nella morte e risurrezione di Cristo.
"Sono risorto e ora sono sempre con te", ci dice il Signore, e la mia mano ti sorregge.
Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani e sarò presente persino alla porta della morte.
Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente,
là io ti aspetto per trasformare per te le tenebre in luce.
La speranza cristiana non è però mai soltanto individuale, è sempre anche speranza per gli altri.
Le nostre esistenze sono profondamente legate le une alle altre ed il bene e il male che ciascuno compie tocca sempre anche gli altri.
Così la preghiera di un’anima pellegrina nel mondo può aiutare un’altra anima che si sta purificando dopo la morte. Ecco perché oggi la Chiesa ci invita a pregare per i nostri cari defunti e a sostare presso le loro tombe nei cimiteri." 

- papa Benedetto XVI - 
Angelus 2 novembre 2008

Discesa agli Inferi e apparizione del Risorto, 
Cappella alla Sacred Heart University, Fairfield, Connecticut - USA, 2008


Non abbiate mai paura dell'ombra. È lì a significare che vicino, da qualche parte, c'è la luce che illumina.


- Ruth E. Renkel - 





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