giovedì 12 novembre 2015

Tu vali!!! -

Si chiamava Betta. Frequentava la seconda superiore ed era la più terribile della classe. 
Non studiava, non taceva, non stava mai ferma, non obbediva… 
I consigli di classe trascorrevano per lo più a parlare di Betta, finché la preside invita a mandare Betta in presidenza, la prossima volta che ne avesse combinata qualcuna. 
Il giorno dopo Betta è in presidenza: «Se domani non porti questa nota firmata da tuo padre, in questa scuola non metti più piede!». 
Panico di Betta, ma panico anche dei compagni, perché Betta era la leader della classe. 
L’indomani mattina alle otto meno dieci siamo tutti fuori ad aspettare Betta e, quando la vediamo, le corriamo incontro. 
Betta ha una faccia che non si capisce se è al settimo cielo per la gioia o sottoterra per la disperazione. 
Ha in mano un piccolo foglietto e racconta: «Ieri sera, quando sono andata a dormire, mio padre non era ancora arrivato, così ho messo il diario aperto sul suo comodino e gli ho scritto questo biglietto: “Papà, lo so che ti ho deluso, ma devi firmare questa nota, altrimenti non posso più mettere piede a scuola. Non ti prometto che migliorerò, perché non ne sono capace. Ma tu, firma. Betta”.
«Questa mattina, appena mi sono alzata, la prima cosa che ho fatto è stata quella di cercare il diario che era chiuso sul mio comodino. 
La nota, per fortuna, era firmata e dietro il mio foglietto papà aveva scritto così: “Betta, non mi hai deluso, io so solo una cosa: TU VALI! Papà”». 
E quel “tu vali” bruciava tra le mani di Betta come una forza misteriosa che l’obbligava moralmente a dare tutto il meglio che aveva dentro di sé.





La perfezione non esiste. Non fa parte della natura umana.
E’ l’imperfezione che ci rende unici e irripetibili. Preziosi. Perché ogni imperfezione è diversità, è un pregio. Possiamo essere molto di più che perfetti. Possiamo essere sinceri e veri. Unici. 

- Agostino Degas -                                                                  
















«Alfine mi riconquistavo, alfine accettavo nella mia anima il rude impegno di camminar sola, di lottare sola, di trarre alla luce tutto quanto in me giaceva di forte, d’incontaminato, di bello; alfine arrossivo dei miei inutili rimorsi, della mia lunga sofferenza sterile, dell’abbandono in cui avevo lasciata la mia anima, quasi odiandola. Alfine risentivo il sapore della vita, come a quindici anni».


- Sibilla Aleramo - 
da: “Una donna”




Buona giornata a tutti. :-)












Nessun commento:

Posta un commento