lunedì 15 dicembre 2014

E Giuseppe raccontò - Franco Signoracci -

Ricordo bene quella notte, quando l'angelo entrò nel mio sogno.
Era l'ora più buia, quando il giorno trascorso è già dimenticato e l'alba nuova è ancora lontana. Io dormivo profondamente e nei miei sogni c'erano tante storie: immagini strane si mischiavano e si inseguivano tra di loro, come spesso accade. Poi, ad un tratto, anche nei miei sogni ci fu silenzio e buio, e apparve un puntino luminoso che diventava sempre più grande, come la lampada di una barca quando si avvicina di notte alla riva.
Capii subito che quello non era un sogno come gli altri: quella luce era un angelo!
E l'angelo parlò.
E mi raccontò di Maria, del bambino, delle difficoltà che avremmo incontrato: "Non temere", mi disse, "starò sempre con voi!".
Mi svegliai di colpo: non ero spaventato, ma quella apparizione mi aveva turbato. Sentivo caldo nel chiuso della mia stanza; dovevo uscire a prendere aria, a pensare un poco a quelle parole. Infilai i sandali e andai a sedermi su di un sasso, poco lontano dalla casa, in una posizione elevata.
Sotto di me c'era tutto il paese addormentato. Sopra di me il cielo stellato e la luna, che tramontava all'orizzonte.
Pensavo di essere solo, poi mi accorsi che non lontano da me c'era un gregge di pecore, custodito da due pastori: i due uomini vegliavano accanto alle braci di un fuoco quasi spento. Poi, tra le case del paese, si aprirono alcune porte e vidi uomini uscire in silenzio: erano i pescatori, che partivano a notte fonda per andare al lago di Tiberiade. Vidi anche un altro uomo uscire dal villaggio, conduceva due asini che avevano anfore legate ai fianchi: andava a prendere l'acqua. Infine, mentre il cielo a oriente si faceva più chiaro, vidi uscire i primi contadini. "Ecco", pensai tra me, "per tutta questa gente, per tutti noi verrà il bambino!" E sentii una grande pace nel cuore.


- Franco Signoracci -
Da: “La notte più bella”






Dal Natale nasce una famiglia. È la festa di oggi: la famiglia di Gesù, santa perché Sua. Non si diventa familiari di Dio per diritto; non è un’eredità; non è mai un possesso. È la famiglia di coloro che lo hanno accolto nella fede, che da lui ricevono il potere di diventare figli di Dio.
È una famiglia larga, di uomini e donne veri, di fratelli più piccoli di Gesù, di peccatori perdonati, di uomini qualsiasi chiamati a seguirlo. È quella discendenza enorme che compone il cielo stellato promesso ad Abramo.
La liturgia ci presenta la Santa Famiglia di Nazareth. Cosa vuole insegnarci? Che il bambino Gesù ne è il centro, il cuore, il motivo dell’amore. Come dire che senza Gesù, e senza averlo preso con sé, non ci sarebbe stata quella famiglia, si sarebbe rotta al suo nascere.
Prendiamo Gesù con noi e saremo salvi. Prendiamo Gesù con noi e sapremo vivere assieme, in famiglia e con gli altri. Accogliamo la parola dell’Angelo, il Vangelo, e sapremo percorrere le vie della vita, sapremo evitare i pericoli, e comunque trovare il nostro Egitto, il nostro rifugio, anche se ci costa.


- Papa Benedetto XVI -



“Mentre ci prepariamo al Natale,
è importante che rientriamo in noi stessi 
e facciamo una verifica sincera
sulla nostra vita. 
Lasciamoci illuminare da un raggio 
della luce che proviene da Betlemme, 
la luce di Colui che è ‘il più Grande’ 
e si è fatto piccolo,
‘il più Forte’ e si è fatto debole”.

- Dal Magistero di papa Benedetto XVI -




Voglio soffermare la vostra attenzione su un particolare che si riferisce alle feste di Natale, cioè tutte quelle giornate nelle quali si prepara la tavola per mangiare insieme ad amici e parenti.
Non affannatevi a presentare cibi inconsueti, speciali e straordinari....
Non esagerate cercando la perfezione e la originalità delle tovaglie, dei segnaposti, dei decori, dei colori che caratterizzeranno la tavola della festa.
Dico "non affannatevi" e non "esagerate".
Preparate la tavola attenendovi alle regole della semplicità ed alle norme dell'ospitalità.
Sapete?
Anche questo piccolo gesto, semplice, sobrio ed essenziale fatto nello spirito della familiarità, può diventare Vangelo.
Perché tutto dipende dallo spirito giusto che ignori la febbre della riuscita, la ricerca del consenso, il bisogno della riconoscenza che cerca il ricambio.
La bella tavola apparecchiata sparirà un giorno dalla memoria, mentre resterà impressa per sempre nella mente la sincera, spontanea e schietta accoglienza fatta con il cuore. 

-  Massimo Arrighi -
Diacono della Diocesi di Lecce




Buona giornata a tutti. :-)






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