domenica 29 giugno 2014

Uno Strano Rumore - Piero Gribaudi

Quella notte il brusio era cessato e l'uomo si sentiva completamente felice.
Già da un po' di tempo la sua soddisfazione era quasi totale: la salute eccellente, il raccolto al sicuro, la madia colma di pane per l'inverno, la sua casa - cui teneva tanto - impreziosita di nuove suppellettili, gli davano un conforto ineguagliabile; ma c'era quello strano rumore a tenergli l'animo in sospeso, una sorta di fruscio che abitava, or qua or là, ogni angolo della sua dimora e che, pur diminuendo a volte sino a trasformarsi in un semplice sussurro, non cessava mai.
Quella notte, il silenzio era divenuto pieno. 

E la felicità dell'uomo era traboccante. Si sentiva protetto, riparato contro ogni avversità. 
E il vento, che all'esterno soffiava vigoroso, penetrando in minuti refoli fra gli interstizi di legno della casa, aumentava il suo appagamento.
Mentre, sentendo le palpebre pesanti, stava per spegnere il lume, cercò d'immaginarsi, per la centesima volta, il perché di quel brusio che per tanti mesi lo aveva molestato, ed il perché si fosse spento proprio quella sera.
"Forse", pensò, "si trattava di un folletto in attesa che tutti i miei problemi fossero risolti, per sparire". Gli venne da sorridere.
Chiuse gli occhi: il lavoro, la casa, la salute, la sicurezza finalmente raggiunta cominciarono a dare forma a preamboli di sogno; la sicurezza, soprattutto, a lui così cara, così indispensabile, stava assumendo misteriose parvenze di castelli e torrioni e città fortificate, quando il trave sul suo letto si staccò d'improvviso, sbriciolato.
Non fece in tempo ad alzarsi. Come un corpo che si scomponesse, la dimora si disfece di colpo, svuotata, succhiata, resa segatura da milioni di termiti che, mentre l'uomo cercava la sua sicurezza, avevano trovato la propria.

Piero Gribaudi
Fonte: Il Libro della Saggezza Interiore - Casa Editrice: Gribaudi Editore




"Non dobbiamo e non possiamo fuggire da noi stessi. 
Credo non ci sia luogo più bello di noi stessi e che non ci sia viaggio più interessante di quello che possiamo fare nel nostro "io". 
Ed è un viaggio infinito, che si rinnova continuamente perché ad ogni attimo noi stessi ci rinnoviamo..." 



"C'è un solo viaggio possibile: quello che facciamo nel nostro mondo interiore. 
Non credo che si possa viaggiare di più nel nostro pianeta.
Così come non credo che si viaggi per tornare.
L'uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito, perché, nel frattempo, lui stesso è cambiato.
Da se stessi non si può fuggire. Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l'uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. 
Per questo l'uomo deve poter viaggiare."

(Andrei Tarkovsky)



Non sono mai stato sicuro che la morale della storia di Icaro dovesse essere: "Non tentare di volare troppo in alto", come viene intesa in genere, e mi sono chiesto se non si potesse interpretarla in un modo diverso: "Dimentica la cera e le piume, e costruisce ali più solide".

- Stanley Kubrick - 


- Dipinto di Charles Émile Auguste Durand -

Perché a volte ci vuole il coraggio di essere davvero felici, di raccogliere un momento ordinario e trasformarlo in epico. 
Ci vuol coraggio a ridere di gusto di fronte a questa vita, ci vuole forza per scartare il negativo e portar dentro solo il meglio, conservare solo l'essenza della gioia. 
E quel coraggio ce l'abbiamo dentro, è tutta una questione di scelta!

(Anton Vanligt)



Buona giornata a tutti :-)






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