Mia cara Margherita, io so che la mia cattiveria, meriterei di essere abbandonato da Dio, tuttavia non posso che confidare nella sua misericordiosa bontà, poiché la sua grazia mi ha fortificato sino ad ora e ha dato tanta serenità e gioia al mio cuore, da rendermi del tutto disposto a perdere i beni, la patria e persino la vita, piuttosto che giurare contro la mia coscienza.
Egli ha reso il re favorevole verso di me,
tanto che finora si è limitato a togliermi solo la libertà. Dirò di più. La
grazia di Dio mi ha fatto cosi gran bene e dato tale forza spirituale, da farmi
considerare la carcerazione come principale dei benefici elargitimi. Non posso,
perciò dubitare della grazia di Dio. Se egli lo vorrà, potrà mantenere benevolo
il re nei miei riguardi, al fine che non mi faccia alcun male. Ma se decide
ch’io soffra per i miei peccati, la sua grazia mi darà certo la forza di
accettare tutto pazientemente, e forse anche gioiosamente.
La sua infinita bontà, per i meriti della
sua amarissima passione, farà sì che le mie sofferenze servano a liberarmi
dalle pene del purgatorio e anzi a ottenermi la ricompensa desiderata in cielo.
Dubitare di lui, mia piccola Margherita, io
non posso e non voglio, sebbene mi senta tanto debole. E quand’anche io dovessi
sentire paura al punto da esser sopraffatto, allora mi ricorderei di san
Pietro, che per la sua poca fede cominciò ad affondare nel lago al primo colpo
di vento, e farei come fece lui, invocherei cioè Cristo e lo pregherei di
aiutarmi.
Senza dubbio allora egli mi porgerebbe la
sua santa mano per impedirmi di annegare nel mare tempestoso. Se poi egli
dovesse permettere che imiti ancora in peggio san Pietro, nel cedere, giurare e
spergiurare (me ne scampi e liberi nostro Signore per la sua amorosissima
passione, e piuttosto mi faccia perdere, che vincere a prezzo di tanta
bassezza), anche in questo caso non cesserei di confidare nella sua bontà,
sicuro che egli porrebbe su di me il suo pietosissimo occhio, come fece con san
Pietro, e mi aiuterebbe a rialzarmi e confessare nuovamente la verità, che
sento nella mia coscienza. Mi farebbe sentire qui in terra la vergogna e il
dolore per il mio peccato.
A ogni modo, mia Margherita, io so bene che
senza mia colpa egli non permetterà mai che io perisca. Per questo mi rimetto
interamente in lui pieno della più forte fiducia. Ma facendo anche l’ipotesi
della mia perdizione per i miei peccati, anche allora io servirei a lode della
giustizia divina.
Ho però ferma fiducia, Margherita, e nutro
certa speranza che la tenerissima pietà di Dio salverà la mia povera anima e mi
concederà di lodare la sua misericordia. Perciò, mia buona figlia, non turbare
mai il tuo cuore per alcunché mi possa accadere in questo mondo. Nulla accade
che Dio non voglia, e io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto
cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio.
Dalla «Lettera» ad Alice Alington di
Margaret Roper, figlia di Tommaso More, sul colloquio avuto in carcere con il
padre
L'uomo non si può separare da Dio, nè la politica dalla morale.
"Quest'armonia fra il naturale e il soprannaturale costituisce forse l'elemento che più di ogni altro definisce la personalità del grande Statista inglese: egli visse la suaintensa vita pubblica con umiltà semplice, contrassegnata dal celebre "buon umore", anche nell'imminenza della morte.
Questo il traguardo a cui lo portò la sua passione per la verità. L'uomo non si può separare da Dio, né la politica dalla morale: ecco la luce che ne illuminò la coscienza. Come ho già avuto occasione di dire, "l'uomo è creatura di Dio, e per questo i diritti dell'uomo hanno in Dio la loro origine, riposano nel disegno della creazione e rientrano nel piano della redenzione. Si potrebbe quasi dire, con espressione audace, che i diritti dell'uomo sono anche i diritti di Dio" (Discorso, 7.4.1998).
E fu proprio nella difesa dei diritti della coscienza che l'esempio di Tommaso Moro brillò di luce intensa. Si può dire che egli visse in modo singolare il valore di una coscienza morale che è "testimonianza di Dio stesso, la cui voce e il cui giudizio penetrano l'intimo dell'uomo fino alle radici della sua anima" (Lett. enc. Veritatis splendor, 58)".
B. Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica per la proclamazione di S. Tommaso Moro Patrono dei Governanti e dei Politici
Signore, dammi una
buona digestione,
e anche qualcosa da digerire.
Dammi un corpo sano, Signore,
e la saggezza per conservarlo tale.
Dammi una mente sana,
che sappia penetrare la verità con chiarezza,
e alla vista del peccato non si sgomenti,
ma cerchi una via per correggerlo.
Dammi un’anima sana Signore,
che non si avvilisca in lamentele e sospiri.
E non lasciare che mi preoccupi eccessivamente
Di quella cosa incontentabile che si chiama “io”.
Signore, dammi il senso dell’umorismo:
dammi la grazia di cogliere uno scherzo,
per trarre qualche allegrezza dalla vita,
e per trasmetterla agli altri. Amen.
S. Tommaso Moro
Buona giornata a tutti. :-)
www.leggoerifletto.it
e anche qualcosa da digerire.
Dammi un corpo sano, Signore,
e la saggezza per conservarlo tale.
Dammi una mente sana,
che sappia penetrare la verità con chiarezza,
e alla vista del peccato non si sgomenti,
ma cerchi una via per correggerlo.
Dammi un’anima sana Signore,
che non si avvilisca in lamentele e sospiri.
E non lasciare che mi preoccupi eccessivamente
Di quella cosa incontentabile che si chiama “io”.
Signore, dammi il senso dell’umorismo:
dammi la grazia di cogliere uno scherzo,
per trarre qualche allegrezza dalla vita,
e per trasmetterla agli altri. Amen.
S. Tommaso Moro
Buona giornata a tutti. :-)
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Bel blog. Complimenti. Ti aggiungo ai miei preferiti. Buona serata
RispondiEliminaGrazie!!!Buona serata anche a te. Stefania
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