mercoledì 18 aprile 2012

«Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova» - Chiara Lubich

«Non ricordate più le cose passate, non pensate più
alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova»
(Is 43, 18-19)



Il popolo d’Israele, in esilio a Babilonia, guarda con nostalgia al passato, al tempo glorioso nel quale Dio intervenne con potenza e liberò i suoi antenati, schiavi in Egitto. La tentazione è quella di pensare: Dio non manderà più un altro Mosè, non opererà più i grandi prodigi di un tempo e noi dovremo rimanere per sempre in questa terra straniera. Ma Ciro, re persiano, nel 539 a.C. libera il popolo eletto, il cui ritorno verso la terra promessa sarà ancora più straordinario dell’esodo dall’Egitto.

Dio non si ripete mai! Il suo amore è capace di operare cose ben più grandi di quelle che ha compiuto nel passato, che non possiamo neppure immaginare. Per questo mette sulla bocca del profeta Isaia l’invito: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova»

Isaia ancora, alla fine del suo libro, annuncia un futuro più che mai luminoso: la creazione di cieli nuovi e di una nuova terra. Sarà talmente grande ciò che Dio compirà che "il passato non sarà più ricordato e non verrà più alla mente".


Anche l’apostolo Paolo, riprendendo le parole di Isaia, annuncerà l’inimmaginabile intervento di Dio nella nostra storia. Nella morte e risurrezione di Gesù egli fa nuova la creatura umana, la ricrea nel Figlio suo per una vita nuova. Nell’Apocalisse poi, al termine della storia, Dio annuncia che il cosmo intero sarà ricreato: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose". Le parole di Isaia attraversano la Bibbia intera e parlano ancora a noi oggi: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova» Siamo noi la "cosa nuova", la "nuova creazione" che Dio ha generato. Attraverso il Figlio suo da noi accolto nelle sue Parole e in tutti i suoi doni, ha fatto nuovo il nostro essere e il nostro agire: ora è Gesù stesso che vive e opera in noi.
E’ Lui che rinnova i nostri rapporti con gli altri: in famiglia, a scuola, sul lavoro...
E’ Lui che rigenera, attraverso noi, la vita sociale, il mondo della cultura, dello svago, della sanità, dell’economia, della politica..., in una parola tutti i settori dell’attività umana in cui siamo impegnati.
Non guardiamo più al passato per rimpiangere ciò che di bello ci è successo o per piangere i nostri sbagli: crediamo fortemente all’azione di Dio che può continuare ad operare "cose nuove".
Dio ci offre la possibilità di ricominciare sempre.

Ci libera dai condizionamenti e dai pesi del passato. La vita si semplifica, diventa più leggera, più pura, più fresca. Come l’apostolo Paolo anche noi, dimentichi del passato, saremo liberi di correre verso Cristo, verso la pienezza della vita e della gioia.

«Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova»


Come vivere allora questa Parola? Cercheremo di compiere con amore quanto Dio vuole da noi in ogni attimo della giornata: studiare, lavorare, accudire i bambini, pregare, giocare..., tagliando tutto ciò che in quel momento non è volontà di Dio. In questo modo rimarremo aperti a quanto egli vorrà operare in noi e fuori di noi, e saremo pronti ad accogliere quella grazia particolare che egli ci offre sempre per ogni momento.

Vivendo così, offrendo ogni azione a Dio, dicendogli esplicitamente: "E’ per te", Gesù che vivrà in noi compirà sempre opere che restano.
(Chiara Lubich)
Se abbiamo sperimentato che è “tutto vero” quello che  Gesù dice, è facile lasciare ogni altro maestro per Lui.

Lo sguardo che il credente riceve da Cristo è lo sguardo della benedizione: uno sguardo sapiente e amorevole, capace di cogliere la bellezza del mondo e di compatirne la fragilità. In questo sguardo traspare lo sguardo stesso di Dio sugli uomini che Egli ama e sulla creazione, opera delle sue mani. (Benedetto XVI - Omelia 1 aprile 2012)
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