venerdì 13 aprile 2012

Le stagioni dell’amore – Cardinale Gianfranco Ravasi -

Il vero amore: la vecchiaia lo rende ancor più forte, la morte lo consacra, l’eternità lo fa continuare.

Sono tanti i nemici che stanno in agguato quando l’amore passa nella nostra vita, pronti ad assalirlo, ferirlo e umiliarlo. Tra questi ci sono anche le infinite melensaggini dette e canticchiate sull’amore: si provi a sfogliare certe antologie sul tema o a divertirsi coi bigliettini degli innamorati o con quelli coi quali vengono avvolti dei dolci notissimi.

Il rischio della retorica forse lo corre un po’ anche il grande della letteratura francese che oggi abbiamo convocato, Victor Hugo, il quale ci offre una sua definizione del vero amore. La solennità dello stile con cui è formulato l’asserto può sminuire la verità che esso custodisce.
Una verità, per altro, già proclamata dal poema biblico per eccellenza dell’amore, il Cantico dei cantici che in finale ci lascia un motto indimenticabile: «sì, forte come la Morte è Amore!» (8,6).
Nel testo di Hugo si ricorda che la morte, anziché spezzare quel vincolo, lo suggella e la strada infinita dell’eternità vede i due innamorati incamminarsi nella luce e nella gioia che non verrà loro mai tolta.
Più semplicemente a noi, invece, piace ora mettere l’accento sull’ultima tappa della strada terrena, la vecchiaia. Certo, anche là può emergere la debolezza morale della persona: impressionante è la descrizione delle voglie segrete dei due anziani nei confronti della bellissima Susanna del celebre racconto biblico (Daniele 13).
Tuttavia, è altrettanto vero che ci sono moltissime coppie di vecchi che vivono il loro amore con un’intensità e una freschezza del tutto ignote ai giovani. Costoro “consumano” atti sessuali, ma non conoscono lo stupore e la felicità generati dalla tenerezza, dal sentimento, dall’implicito, dalla sintonia interiore.

Una coppia di anziani che dolcemente si tengono per braccio in un parco cittadino: ecco un emblema di serenità e di vero amore.

(Cardinale  Gianfranco Ravasi)

Fonte:  Il Mattutino pubblicato in Avvenire di oggi 14 ottobre 2011

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