sabato 10 marzo 2012

Rissa con la ciurma – Derek Walcott

C'era un bastardo a bordo, manco m'avesse marchiato -
era il cuoco, un idiota di Saint Vincent
con la pelle rossiccia come una corteccia spelata,
e gli occhi azzurri stinti; non mi mollava un secondo,
tipo che si credeva bianco.

Avevo un quaderno, questo che vedi,
in cui scrivevo i miei versi,
bene, un giorno quello me lo strappa di mano
e inizia a lanciarlo a destra e a manca
al resto della ciurma, strillando: «Piglialo»,
e si mette a farmi il verso quasi fossi una dama
per via delle poesie. Certi casi sono da pugni,
altri da scalmiera, altri ancora da lama -
questo era da lama. Be', prima lo prego,
ma quello non smette di leggere: «O figli miei, o moglie mia»,
e fa finta di frignare, per far ridere gli altri:
guizza come un pesce volante, il coltello d'argento
che gli infilza il polpaccio, e lui che va giù lento,
lento, e mi diventa più bianco di quanto
si credeva di essere. Mi sa che certe cose
tra uomini servono. Non è giusto, ma è così.
Non gli ho fatto un gran male, solo un fottio
di sangue e Vincie e io fratelli,
ma nessuno fa più il coglione con la mia poesia.


(Derek Walcott)

Fonte: The Star-Apple Kingdom, 1980 - Traduzione di Matteo Campagnoli
  “Veliero”
Conrad Herman
Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito. (Josè Saramago)


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