mercoledì 28 dicembre 2011

Neppure il sole osa affacciarsi all'orizzonte - Shakespeare William

Giulietta si è uccisa con il pugnale di Romeo.
Frate Lorenzo è scappato.
Nella cripta entrano il paggio di Paride con alcune guardie.

Oh, pietoso spettacolo!
Qui giace ucciso il conte... e qui Giulietta,
tutta intrisa di sangue, ancora calda...
appena morta... ed erano due giorni
ch'era stata sepolta in questa cripta.
Bisogna subito avvertire il Principe!
Qualcuno corra a casa Capuleti!
Qualche altro dai Montecchi!
Altri si diano a cercare qua intorno.

Rientrano alcune  guardie con Baldassare.Ritorna Frate Lorenzo che non fa che tremare, piangere disperato e sospirare. Entra il Principe  col seguito, entrano il vecchio Capuleto, Monna Capuleti e altri, riferiscono che in  Verona tutti si sono riversati per le strade gridando “Romeo”, “Giulietta”, “Paride” e tutti stanno correndo qui.

1a guardia:
Mio sovrano, lì giace il conte Paride
assassinato; e Romeo, morto anch'esso;
e Giulietta, che pure era già morta,
appena uccisa adesso, ancora calda...

Principe: Cercate, investigate, interrogate,
e sappiate spiegarci da che viene
questa terribile carneficina.

1a guardia:
Qui c'è un frate con l'uomo di Romeo,
ed avevano in mano gli strumenti
adatti a scoperchiare queste tombe.

Capuleto:
Oh, cielo! Moglie, vedi come sanguina
la nostra creatura! Questa daga

(Estrae il pugnale dal petto di Giulietta)

ha sbagliato bersaglio... perché, guarda:
il suo fodero è vuoto, eccolo là,
sul dorso del Montecchi... È per errore
ch'è andata a porsi in seno a nostra figlia.

Monna Capuleti: Ahimè, questo spettacolo di morte
è una campana, che rintocca funebre
alla vecchiaia mia la via al sepolcro.

Entra il Montecchi con altri

Principe: Vieni, Montecchi: alzato innanzi tempo
per contemplare il tuo figlio ed erede
coricato per sempre, innanzi tempo.

Montecchi: Ahimè, mia moglie è morta questa notte,
mio signore e sovrano.
La pena per l'esilio di suo figlio
le ha fermato il respiro.
Quale altra disgrazia ancor congiura
contro la mia vecchiaia?

Principe: (Indicandogli il corpo di Romeo)
Eccola, guarda!

Montecchi: (Al corpo di Romeo)
Oh, screanzato figlio!
Che maniere son queste?
Precedere tuo padre nella tomba!

Il Principe invita tutti a frenare il dolore, vuole prima far luce sulle circostanze di tutti quei morti, poi anche lui prenderà parte al cordoglio. Ordina alle guardie di fare venire avanti tutti gli indiziati. Si presenta per primo frate Lorenzo  il principe lo invita a dire quello che sa.

Frate Lorenzo: Brevemente, perché il mio fiato è corto
per tediarvi con un racconto lungo.
Dunque, Romeo, che qui vedete morto,
era lo sposo di quella Giulietta,
e lei, là morta, di Romeo la sposa.
Li congiunsi io stesso in matrimonio.
Ma il giorno delle lor segrete nozze
fu l'ultimo del giovane Tebaldo;
e l'immatura fine di costui
provocò il bando del novello sposo
da Verona; e per lui, non per Tebaldo
Giulietta è stata tutto il tempo a piangere.

(Al Capuleti)

Voi, per rimuover da lei l'assedio
di quel dolore, l'avete promessa,
e l'avreste voluta maritare
contro sua volontà al Conte Paride.
Ella venne da me tutta sconvolta
a scongiurarmi di trovarle un mezzo
che potesse sottrarla in qualche modo
a questo suo secondo matrimonio;
altrimenti, mi disse, ell'era pronta
ad uccidersi là, nella mia cella.
Le diedi allora - confortato in questo
dalla mia esperienza -, una pozione
che potesse servirle da narcotico,
ed ebbe infatti l'effetto voluto,
perché diede al suo stato soporifero
la somiglianza di morte reale.
Intanto scrissi subito a Romeo,
sollecitandolo a venire qui
in quella stessa sciagurata notte,
per aiutarmi a trarla dalla tomba,
in cui s'era precariamente posta,
al cessar dell'azione del narcotico.
È occorso, invece, per nostra disgrazia,
che la persona da me incaricata
di recare il messaggio, Fra' Giovanni,
fosse fermato qui da un incidente,
e ritornasse solo ieri notte
da me, a riconsegnarmi quella lettera.
Sicché son qui venuto tutto solo
al previsto momento del risveglio
per trarla fuori dal suo sepolcreto
con l'intenzione di occultarla meco
nella mia cella, fin che avessi avuto
il destro d'avviarla come meglio
al suo Romeo. Ma giunto in questo luogo,
qualche minuto prima del risveglio,
ho trovato giacenti a terra, morti,
il nobil Paride e il fido Romeo.
Intanto la ragazza si destava,
ed io la supplicai di venir via
e sopportar con pia rassegnazione
la volontà del cielo; in quell'istante,
un rumore mi fece allontanare,
per subita paura, dalla tomba,
ed ella, in preda alla disperazione,
si rifiutò di venir via con me,
e, come pare, si tolse la vita.
Questo è tutto ch'io so. La sua nutrice
sa del suo matrimonio clandestino.
ora, se per mia colpa in tutto questo,
è potuto accader qualche sciagura,
si sacrifichi la mia vecchia vita
al più severo rigor della legge:
sarà solo un anticipo di ore
alla sua naturale conclusione.

Principe: Ti abbiamo sempre conosciuto tutti,
frate, per un sant'uomo, quale sei.
Ma dov'è quel valletto di Romeo?
Che cosa ci può dire lui di ciò?

Il paggio Baldassare riferisce di avere portato lui l’annuncio della morte di Giulietta; che subito Romeo è partito per Verona ma prima gli ha consegnato una lettera da portare al padre. Il Principe vuole leggere la lettera scritta da Romeo, inoltre ha la conferma dal paggio di Paride che lui e il suo padrone, si erano recati nel sepolcro solo per cospargere di fiori la tomba dell’amata e mancata sposa. Il paggio riferisce che è stato costretto dal padrone ad allontanarsi dal sepolcro e che dalla sua postazione ha visto un uomo entrare nel cimitero con una torcia in mano e, subito dopo, il suo padrone scagliarsi sullo sconosciuto con la spada sguainata.

Principe: (Che intanto la letto la lettera di Romeo al padre)
Questa lettera rende ampia ragione
a quanto ha detto il frate
sulla storia del loro matrimonio,
ed accenna altresì alla notizia
della morte di lei; e qui egli scrive
anche come abbia fatto a procurarsi
un veleno da un povero speziale
e come sia venuto a questa tomba
con la ferma intenzione di morire
e di giacersi al fianco di Giulietta...
Ebbene, dove son questi nemici?
Capuleti! Montecchi! Ecco, vedete
da qual flagello è colpito il vostro odio.
Il cielo s'è servito dell'amore
per uccidere a ognuno di voi due
le rispettive gioie.
Ed io, per aver troppo chiuso gli occhi
sulle vostre contese, son privato
di violenza di due cari parenti.
Siamo puniti tutti!

Capuleto (Al Montecchi)
O fratello Montecchi, qua la mano.
E sia questa la dote di mia figlia,
ché davvero di più non posso chiedere.

Montecchi: Ma di più poss'io darti: un monumento
che a lei farò innalzare, d'oro fino,
così che alcuna immagine nel mondo,
finché duri la fama di Verona
sia tenuta da tutti in maggior pregio
di quella della pura ed innocente
e fedele Giulietta.

Capuleto: Ed in non meno ricco simulacro
starà Romeo accanto alla sua sposa:
povere vittime sacrificali
entrambi dell'inimicizia nostra.

Principe: Una ben triste pace
è quella che ci reca questo giorno.
Quest'oggi il sole, in segno di dolore,
non mostrerà il suo volto, sulla terra.
Ed ora andiamo via da questo luogo,
per ragionare ancora tra di noi
di tutti questi tristi accadimenti.
Per essi, alcuni avranno il mio perdono,
altri la loro giusta punizione;
ché mai vicenda fu più dolorosa
di questa di Giulietta e di Romeo.

(Shakespeare William)
 Fine
Un livido silenzio è disceso su Verona. Neppure il sole osa affacciarsi all’orizzonte. Perché mai storia fu più dolorosa di quella di Giulietta e del suo Romeo.

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