Vergine Madre,
figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’eterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo Fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’eterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridiana face
di caritate; e giuso, intra i mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
termine fisso d’eterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo Fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’eterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridiana face
di caritate; e giuso, intra i mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.
Dante, Paradiso XXXIII, 1-21
Incoronazione della Vergine in Paradiso Antonio Vivarini e Giovanni D’Alemagna 1444 - Venezia, Chiesa di san Pantalon |
"Vergine e madre, figlia di Dio e madre di Dio, la più umile di tutte le creature (nella Bibbia Maria si era proclamata «ancilla Dei», "serva di Dio") e la più alta (la creatura umana più vicina alla divinità), oggetto di un decreto eterno di Dio, tu sei colei che nobilitasti tanto la natura umana che il suo Artefice non disdegnò di farsi propria creatura: nel tuo ventre si riaccese l'amore grazie al quale è fiorita questa rosa (la Candida Rosa ove siedono i beati); qui in Paradiso sei luminosa guida di carità, e in terra inesauribile fonte di speranza. Signora («donna», dal latino domina, "padrona") sei tanto grande e potente che chiunque voglia una grazia e non ricorra a te, desidera volare senza ali: la tua bontà non solo soccorre chi prega, ma molte volte spontaneamente previene la richiesta; in te si concentra tutto ciò che di buono vi è nei mortali (misericordia, pietà, magnificenza e ogni virtù, introdotte dall'anafora «in te ...»).
Domenico da Michelino, Dante e Firenze, Duomo |
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