giovedì 2 giugno 2016

da: "L'ombra del vento" - Carlos Ruiz Zafón

Mi abbandonai a quell'incantesimo fino a quando la brezza dell'alba lambì i vetri della finestra e i miei occhi affaticati si posarono sull'ultima pagina. Solo allora mi sdraiai sul letto, il libro appoggiato sul petto, e ascoltai i suoni della città addormentata posarsi sui tetti screziati di porpora. 
Il sonno e la stanchezza bussavano alla porta, ma io resistetti. 
Non volevo abbandonare la magia di quella storia né, per il momento, dire addio ai suoi protagonisti. 
Un giorno sentii dire a un cliente della libreria che poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore. 
L'eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale – non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo – prima o poi faremo ritorno.

-Carlos Ruiz Zafón
da: "L'ombra del vento", ed. Oscar Mondadori





Mi aggirai in quel labirinto che odorava di carta vecchia, polvere e magia per una mezz'ora.
Lasciai che la mia mano sfiorasse il dorso dei libri disposti in lunghe file.
Vagai lungo gallerie e ballatoi a spirale riempiti da centinaia, migliaia di volumi che davano l'impressione di sapere di me molto più di quanto io sapessi di loro.
Mi balenò in mente il pensiero che dietro ogni copertina si celasse un universo infinito da esplorare e che, fuori di lì, la gente sprecasse il tempo ascoltando partite di calcio e sceneggiati alla radio, paga della sua mediocrità.

-Carlos Ruiz Zafón
da: "L'ombra del vento", ed. Oscar Mondadori




«C'era come la sensazione che mentre gli uomini vanno e vengono, nascono e muoiono, i libri invece godono di eternità. 
Quand'ero piccolo, da grande volevo diventare un libro. Non uno scrittore, un libro: perché le persone le si può uccidere come formiche. 
Anche uno scrittore, non è difficile ucciderlo. Mentre un libro, quand'anche lo si distrugga con metodo, è probabile che un esemplare comunque si salvi e preservi la sua vita di scaffale, una vita eterna, muta, su un ripiano dimenticato in qualche sperduta biblioteca a Reykjavik, Valladolid, Vancouver.»

- Amos Oz -
da: Una storia di amore e di tenebra, traduzione di E. Loewenthal, Feltrinelli, 2003





Un giorno avrei posseduto tutti i libri del mondo, scaffali e scaffali pieni. 
Avrei vissuto in una torre di libri. 
Avrei letto tutto il giorno mangiando pesche. 
E se qualche giovane cavaliere con l’armatura avesse osato passare sul suo bianco destriero e mi avesse implorato di calargli la treccia, lo avrei bersagliato di noccioli di pesca finché non se ne fosse tornato a casa.


- Jacqueline Kelly -
da: L'evoluzione di Calpurnia



Buona giornata a tutti. :-)